(In foto: a sinistra il giornalista Peppino Vaccariello, al centro l'autore Aniello Troiano e a destra io, lo scrittore Domenico Esposito).
domenica 22 marzo 2015
Presentazione Bumerang di Aniello Troiano a Cervinara
Domenica scorsa ho avuto il piacere di presentare nel mio paese a Cervinara, "Bumerang", il romanzo d'esordio di Aniello Troiano, giovane scrittore di San Martino Valle Caudina. Un romanzo che vi consiglio. Lettura piacevole, scorrevole e divertente, una sorta di commedia nera ambientata proprio nella nostra zona (in Valle Caudina, per chi non lo sapesse) che racconta la nostra realtà. Prossimamente, la mia recensione su Sololibri.net
(In foto: a sinistra il giornalista Peppino Vaccariello, al centro l'autore Aniello Troiano e a destra io, lo scrittore Domenico Esposito).
(In foto: a sinistra il giornalista Peppino Vaccariello, al centro l'autore Aniello Troiano e a destra io, lo scrittore Domenico Esposito).
Ultima intervista per L'AltraFaccia online, allo scrittore Luca Favaro
Intervista allo scrittore Luca Favaro
Luca Favaro è nato a Treviso. E’ sposato, ha due
figli, vive a Breda di Piave (TV), lavora come infermiere in un ospedale di
Treviso, scrive, canta nel coro Gospel Sonoria ed è piuttosto attivo
nell’ambito del
volontariato. Nei pochissimi ritagli di tempo, sfida il suo daltonismo tentando
di
dipingere con,
dice lui, pessimi risultati. Ti ho
visto è il suo terzo libro, e segue Il sole in una lacrima e Il
sentiero della libertà. Leggendo le informazioni che Luca mi ha mandato per
l’intervista, man mano m’incuriosiva sempre di più e m’ispirava sempre più
domande, ma dovremmo accontentarci dello spazio che ci riserva la nostra
rivista, sperando di riuscire ad esaurire almeno la curiosità dei nostri lettori
e d’invitarli a leggere il romanzo del nostro autore.
Sul sito della casa editrice La
Gru, un estratto del libro http://www.edizionilagru.com/ti-ho-visto
Domenico Esposito:
Ciao, Luca, benvenuto a questa nostra breve intervista su L’Altra Faccia.
Luca Favaro:
Ciao! Grazie di cuore per l’invito all’intervista, a cui partecipo con molto
piacere.
Domenico Esposito:
Quando hai iniziato a scrivere e com’è nata la tua passione per la scrittura?
Luca Favaro:
La passione nasce sicuramente dalla lettura. Ho sempre letto molti libri,
fumetti o riviste. Ho avuto la fortuna di aver incontrato un maestro che ha
saputo trasmettermi la passione per la lettura così come anche per la musica.
Non saprei identificare con chiarezza il periodo in cui ho cominciato a scrivere,
credo dall’adolescenza o poco prima. Scrivevo in un diario gli avvenimenti che
mi capitavano durante il giorno, immaginando che prima o poi qualcuno lo
avrebbe letto. Adesso non so neanche che fine abbia fatto. Credo di averlo
perso. Mi è sempre piaciuto scrivere lettere alle persone che amo, anche se
ultimamente da quando scrivo racconti la cosa si è un po’ persa. Un giorno ho
mandato una lettera a un caro amico, che non è neanche italiano, vive in
America. Probabilmente devo avergli scritto qualcosa di particolarmente forte,
perché mi ha risposto manifestando un certo stupore dicendo: “E’ stata una
delle lettere più belle che abbia mai ricevuto, sei un poeta. Un raffinato e
umano poeta… “ esortandomi a scrivere libri. Essendo lui una persona che amo e stimo
molto, il suo incoraggiamento ha costituito una spinta piuttosto forte.
Domenico Esposito:
Spesso si crede che un romanzo o un racconto contenga molti spunti
autobiografici e che il protagonista sia l’alter-ego dell’autore: tu che ne
pensi? E’ così nei tuoi libri oppure sia personaggi che storie sono frutto
della tua fantasia?
Luca Favaro:
In linea di massima nei miei racconti ci sono fatti accaduti veramente, alcuni
a me, alcuni a persone che incontro quotidianamente. Racconto la verità della
vita che mi circonda, nella maggior parte dei racconti narrando in prima
persona, in altri passando lo scettro ad altri protagonisti. Nei miei libri
parlo moltissimo di me, tuttavia non mi sento di definirli autobiografici.
Domenico Esposito:
Mi dicevi che tu scrivi più per esprimere te stesso o trasmettere le tue
emozioni al lettore, piuttosto che lanciare un messaggio. Leggendo la tua
citazione, però, non mi sembra che tu non voglia trasmettere un messaggio “Lo
sai figliolo qual è il bello della vita? Che puoi sempre ricominciare da capo.”
Mi sembra un chiaro invito a non arrendersi. Inoltre, quella che tu chiami la
predilezione per gli ultimi non è un chiaro invito alla solidarietà? Questi
elementi, come anche la ricerca di Dio, non ti sembrano appunto dei profondi
messaggi trasmessi al lettore?
Luca Favaro:
Indubbiamente sì. Quando si scrive, si finisce inevitabilmente per lanciare dei
messaggi. Tuttavia non è quella la mia finalità. Non mi metto mai a scrivere
qualcosa con lo scopo di lanciare un messaggio, scrivo quello che vedo, che
vivo e che sento, spesso commuovendomi e lasciandomi trasportare dal
sentimento. Direi che più che messaggi mi piace trasmettere emozioni. Se lo
scrittore si commuove scrivendo, è molto probabile che accada anche la stessa
cosa al lettore leggendo, in un sorta di comunicazione empatica che si
trasmette attraverso la parola scritta.
Domenico Esposito:
Quelli che io ho interpretato come inviti alla solidarietà mi fanno sorgere
spontanea una domanda: pensi che la tua attività di volontariato influiscano
molto in quella di narratore?
Luca Favaro:
Certamente sì. Sia il volontariato che la mia professione di infermiere. Non a
caso il mio primo libro “Il sole in una lacrima” è una raccolta di storie vere
di malati che ho assistito nel corso della mia carriera infermieristica.
Domenico Esposito:
Il mondo editoriale è un mondo difficile in cui riuscire a emergere,
promuoversi o semplicemente a essere pubblicati: quali difficoltà stai
affrontando dalla pubblicazione del tuo primo libro fino a ora? Come riesci a
superarle?
Luca Favaro:
All’inizio la difficoltà era quella di essere pubblicato da qualcuno che non mi
chiedesse soldi. Sono molto contento di aver pubblicato “Ti ho visto” con la
Gru principalmente perché è un editore non a pagamento, ma a dire la verità, ho
ricevuto proposte da altri editori non a pagamento e questa è stata una vera
spinta in avanti per la mia autostima. Il vero problema per me adesso sta
proprio nell’emergere, nel trovare spazio, nel diffondere le mie opere. Non è facile
avere un po’ di visibilità, sono un esordiente, ai più uno sconosciuto, e
nessuno è disposto a dare spazio agli sconosciuti. Comunque alla fin fine la
cosa più importante per me è continuare e farlo con passione. Scriverò finché
farlo mi darà piacere. Poi smetterò.
Domenico Esposito:
Quali sono i tuoi autori preferiti ai quali magari t’ispiri?
Luca Favaro:
Dino Buzzati, Mario Rigoni Stern, il Mauro Corona dei primi libri. Ultimamente
leggo molti libri di esordienti o sconosciuti, e recensisco quelli che mi
piacciono sul mio blog.
Domenico Esposito:
Il tuo libro preferito
Luca Favaro:
“Finché il cuculo canta” di Mauro Corona.
Domenico Esposito:
Altri progetti?
Luca Favaro:
Sto lavorando al mio primo romanzo. Dopo tre libri di racconti, credo che i
tempi siano sufficientemente maturi per poterlo fare. Ne ho altri tre in
cantiere, di cui uno commissionato da un editore.
Domenico Esposito:
Grazie per aver accettato l’invito e in bocca al lupo per tutto.
Luca Favaro:
Grazie di cuore anche a te, e sapendo che anche tu sei uno scrittore, non posso
che augurarti buona fortuna. Un saluto anche ai miei lettori.
Domenico
Esposito
Intervista a Eujenia (Eugenia Goria), sempre per quella che FU L'AltraFaccia
Intervista alla cantante e ballerina
Eujenia
Oggi proponiamo
l’intervista a una giovane cantante, Eugenia Goria, in arte Eujenia, che vanta
collaborazioni con artisti del rango di Max Gazzè, Paolo Meneguzzi, Mimmo
Cavallo, sia come corista sia come ballerina. Eugenia ci racconta delle sue
esperienze nel mondo della musica e dei suoi progetti.
Scopriamo
un’artista molto in gamba, una ragazza umile e piena di sogni e ambizioni, con
un curriculum di tutto rispetto. Notai Eujenia, quando, in una delle sue tappe
in tour con Mimmo Cavallo, si esibì proprio nel mio paese, a Cervinara. Avevo
quindi in mente già da tempo, di intervistarla e ora finalmente abbiamo
l’occasione di scambiare qualche chiacchiera.
Domenico Esposito: Ciao, EuJenia, Benvenuta a questa nostra intervista per L’AltraFaccia, è
davvero un piacere intervistarti.
Eujenia: Il piacere è mio, grazie per questa bellissima opportunità di farmi
conoscere meglio!
Domenico Esposito: Raccontaci innanzitutto dei tuoi esordi e del tuo primo approccio con la
musica
Eujenia: Avevo circa sei anni, ero in vacanza con la mia famiglia in Sardegna e
ricordo che il cantante che lavorava nel villaggio mi fece cantare un brano di
Patty Pravo, dopo aver insistito molto a causa della mia timidezza. E' stata la
prima volta che ho cantato con un microfono e per me è stata quasi una magia,
ancora oggi è una sensazione che mi porto dentro quando canto.
Professionalmente
il mio esordio è stato in studio, quando ho partecipato alla registrazione di
un brano di Paolo Meneguzzi, "Love".
Domenico Esposito: Cosa ti affascina dell’ambiente musicale e quali, invece, sono le
difficoltà che deve affrontare una giovane cantante durante il suo percorso
artistico?
Eujenia: Sono affascinata dalla possibilità di far diventare le mie passioni un
lavoro, e dunque di poter vivere di questo. Ovviamente le difficoltà sono
tante, come in tutti i settori non solo quello dell'industria musicale, e di
questo negli ultimi anni ne siamo tutti testimoni. Uno degli aspetti da
valutare è il fenomeno dei talent, da qualche anno a questa parte sembra che se
non partecipi a un programma non combinerai mai nulla. Io non sono contro i
talent, anzi ammetto di aver partecipato un anno ad alcuni provini, esperienza
che mi è servita per crescere e capire su cosa lavorare. La conseguenza da
considerare è che poche produzioni investono nei giovani che non hanno
acquisito visibilità tramite i talent, questo ti porta a dover essere
produttore di te stesso artisticamente ed economicamente e a dover prendere
tutte le decisioni, a volte giuste a volte sbagliate, decisioni e
responsabilità che però ti permettono di imparare il mestiere.
Domenico Esposito: Che cosa consigli, quindi, ai giovani che vogliono intraprendere la tua
stessa strada?
Eujenia: Penso che noi giovani non dobbiamo scoraggiarci, e anche se raggiungere
un piccolo obiettivo sembra difficile, ciò che mi dico sempre per andare avanti
è " Fai qualcosa", nel senso che anche la più piccola azione fa la
differenza, e tutto nella vita torna indietro, o almeno questo è quello in cui
credo io. Forse non immediatamente, ma presto o tardi coglierai il frutto del
tuo lavoro.
Prima pensavo
che da sola non ce l'avrei mai fatta, che avevo bisogno di terze persone per
combinare qualcosa, poi ho capito che tutte le persone che hanno raggiunto i
loro obiettivi sono sempre partite da sole (guardando documentari e leggendo
biografie di vari artisti), e dopo sono arrivati gli altri a portare al livello
massimo le loro potenzialità! Una cosa
fondamentale è imparare a usare qualsiasi strumento tecnologico che possa
aiutarti a realizzare la musica che hai in testa, come per esempio i software
musicali Logic, Pro Tools etc.…non aver paura a seguire il proprio istinto, e
studiare, studiare e studiare. Per ricordarmi che si può sempre migliorare m’ispiro
a una frase di Aristotele: "Noi siamo quello che facciamo ripetutamente.
L'eccellenza, quindi, non è un atto ma un'abitudine”.
Domenico Esposito: Parlaci un po’ del tuo progetto che hai intitolato con il tuo nome
“Eujenia”.
Eujenia: E' un progetto musicale che vuole unire ciò che più amo di due mondi, il
sound americano r'n'b hip hop per la parte musicale, e la bellezza della
melodia e dei testi italiani. Ovviamente sto ancora sperimentando, ma questo è
l'obiettivo finale, tutto unito nell'aspetto live del progetto, in cui la danza
è parte complementare della musica. Per me sono inscindibili. Quando scrivo e
scelgo un suono, immagino già come vorrei la parte coreografica.
Domenico Esposito: Quando hai iniziato a cimentarti nella composizione dei brani?
Eujenia: Quando sono partita con l'idea del progetto, ho cercato degli autori, ma
quasi subito mi sono messa in gioco e ho deciso che volevo fare qualcosa di
veramente mio, consapevole che sarebbe stato, ed è ancora difficile.
Per prima cosa
ho ascoltato autori di qualsiasi genere, facendo attenzione a ogni particolare
di testo e melodia, poi ho studiato alcuni libri che approfondivano tecnicamente
la scrittura, e poi…ho provato e riprovato. Ho tanto da imparare ancora, e
spero un giorno di lavorare con veri autori e imparare da loro.
Domenico Esposito: Raccontaci, invece, il tuo primo approccio con la danza
Eujenia: Mi ricordo la mia prima lezione di danza come se fosse ieri. La danza è
il mio primo amore, è ciò che mi ha migliorato nella mente e nel carattere, se
studiata seriamente e non come passatempo, ti cambia la vita. I ballerini sanno
a cosa mi riferisco! E' spesso
sottovalutata, ma è un'arte stupenda…io purtroppo in questi ultimi anni l'ho
messa un po' da parte per dedicarmi al mio progetto, e spero ne sia valsa la
pena!
Domenico Esposito: Hai avuto la fortuna di collaborare con degli artisti famosi, del rango
di Paolo Meneguzzi e Mimmo Cavallo. Come ti sei trovata a lavorare con loro?
Eujenia: Benissimo! Ho sempre provato un grandissimo rispetto per tutti gli
artisti con cui ho lavorato. Sono stata molto fortunata perché ho avuto
l'immenso onore di stare sul palco con Brian May, non si può descrivere
l'emozione! Poi successivamente sono stata in tour con Max Gazzè, Mario Venuti,
Matteo Becucci e Simona Bencini. Con
Mimmo Cavallo ho visto un vero cantautore preparare i suoi brani in studio,
vedere i testi scritti a mano, fogli su fogli di parole …Paolo ora per me è un
amico, sul palco con lui e la band c'è un'atmosfera bellissima ormai siamo una
piccola famiglia in tour! Sono molto grata per le esperienze che ho fatto e
spero di farne altrettante!
Domenico Esposito: Come sono nate le collaborazioni con questi cantanti?
Eujenia: Con Paolo ho visto il bando su internet dell'audizione, cercavano una
ballerina-corista e quindi mi sono presentata, ed è andata bene! Con Mimmo
perché il mio ragazzo che è musicista, suonava nel suo spettacolo, e cercavano
una ballerina che sapesse anche cantare, quindi ho fatto una prova con lui ed è
andata bene di nuovo!
Domenico Esposito: I tuoi sogni nel cassetto
Eujenia: Il mio sogno nel cassetto è riuscire ad avere una vita piena di progetti
da realizzare e di felicità con la mia famiglia….penso quello che desideriamo
tutti!
Domenico Esposito: Grazie per aver accettato l’invito e in bocca al lupo per tutto.
Eujenia: Crepi! Grazie di tutto e a presto!
Domenico Esposito
Intervista all'attrice Cristina Arnone (Altra intervista perduta a causa della negligenza de L'AltraFaccia)
Cristina Arnone è un'attrice italiana.
Ha studiato al liceo classico Cicognini di Prato, dove ha
cominciato a recitare partecipando agli spettacoli della compagnia "Nuova
Colonia" fondata e diretta da Antonello Nave.
Si è laureata in Storia del Teatro e dello Spettacolo presso
il D.A.M.S.
Dal 2004 al 2009 ha lavorato principalmente con la Compagnia
teatrale di Glauco Mauri e Roberto Sturno ricoprendo ruoli
da protagonista in classici come Delitto e Castigo di Dostoevskij e Faust di Goethe.
Ha lavorato in cinema e tv e curato registicamente i propri
spettacoli da attrice “Gaia, terra di mezzo” (2005-2006) Rebecca (2008) e
Congelata. Ha partecipato a serie televisive come "Il giovane
Montalbano", con Michele Riondino, "Carabinieri 7" ,"La
stagione dei delitti 2" e in opere
cinematografiche come "L'innocenza di Clara" di Toni d'Angelo,
"Maternity Blues" di Fabrizio Cattani, “La casa sulle nuvole” di
Claudio Giovannesi, “Il Caso Cindy S.” di Leonardo Rossi.
Domenico Esposito: Ciao,
Cristina, innanzitutto grazie per aver accettato l'invito. Cominciamo
dall'inizio: raccontaci il tuo primo approccio con l'arte e la nascita della
passione per la recitazione.
Cristina Arnone: Credo
che tutto sia cominciato molto presto. Ricordo la mia fascinazione per il mondo
del balletto classico - avevo un'amichetta ai tempi dell'asilo che già
frequentava una scuola di danza e ho insistito anche io finché non son riuscita
a farmici portare - e la prima volta che son entrata in un teatro per vederne
uno vero. Non andavo ancora a scuola. Un impatto magnifico. Ed oltre a ballare
mi piaceva molto scrivere, in quinta elementare la maestra per Natale ci fece
mettere in scena un testo scritto da me, in cui tra l'altro interpretavo un
angelo. Il debutto era avvenuto in seconda elementare con il ruolo della
Madonna!
Sono ironica ma realmente mi
sembra che questo abbia fatto parte di me da sempre. Anche alle scuole medie
organizzavo rappresentazioni - mi chiamavano "Lo Spielberg" - e così
al liceo è stato naturale entrare nel gruppo teatrale della scuola. E lì questa
passione ha preso forma in maniera così consistente da farmi pensare che
potesse essere il mio mestiere, la mia strada.
Domenico Esposito: Qual
è il tuo film preferito in cui hai recitato?
Cristina Arnone: Al
cinema ho fatto solo piccole parti per ora, ma in tv ho lavorato con un regista
cinematografico che stimo molto - Gianluca Tavarelli - che mi ha regalato un
bellissimo ruolo ne Il giovane Montalbano
Domenico Esposito: E
invece il tuo film preferito in cui non hai recitato, ma al quale magari ti
sarebbe piaciuto partecipare?
Cristina Arnone: Un
film che mi sarebbe piaciuto tantissimo fare è “Tutta la vita davanti”, di
Virzì. Credo che quel ruolo mi sarebbe calzato bene.
Domenico Esposito: Il
personaggio che hai interpretato in cui ti sei più rivista.
Cristina Arnone: Un
personaggio che mi ha insegnato tanto e mi ha fatto capire alcune cose
importanti di me è stato Sonja, in “Delitto e Castigo”, a teatro.
Domenico Esposito: Nell'intervista
che ho fatto un po' di tempo fa a Ciro Ceruti, l'attore sottolineava il fascino
superiore del teatro rispetto al cinema e alla televisione: tu che ne pensi?
Sei dello stesso parere?
Cristina Arnone: Sono
ambiti molto differenti. Avendone fatto poco, per me il cinema conserva ancora
qualcosa di magico. Col teatro ho maggiore dimestichezza ma non per questo lo
amo meno. Non li metterei in competizione.
Domenico Esposito: Tu hai
recitato in opere teatrali tratte da grandi classici, volevo chiederti quindi,
secondo te, quanto è importante la letteratura per un attore?
Cristina Arnone: Può
esserlo molto come per niente. Io sono una grande lettrice per cui nel mio
approccio ad un personaggio posso includere anche certe letture. Ma ci sono
grandi attori che non leggono alcunché a parte il copione. Non credo ci sia una
regola.
Domenico Esposito: Il tuo scrittore preferito?
Cristina Arnone: Vado a
cicli vitali. In questo momento della mia vita Elsa Morante
Domenico Esposito: Romanzi
preferiti, invece?
Cristina Arnone: Pari
merito per “Menzogna e Sortilegio” , “ Delitto e Castigo” e “Anna Karenina”.
Domenico Esposito: Attori
e registi preferiti del passato e del presente
Cristina Arnone: Ce ne sono troppi! Per l'Italia Garrone e
Virzì al presente, tutto De Sica e Pietro Germi, per il passato. Poi
Cassavetes, Alain Resnais, Lynch,
Scorsese…no dai non ce la faccio, sono troppi i talenti nel mondo! Ultimamente
apprezzo molto David O. Russel, “The Fighter” e “Il lato positivo” li trovo due
film clamorosi, ho trovato meno 'perfetto' American Hustle ma comunque servito
dalle interpretazioni straordinarie di grandissimi attori.
Domenico Esposito: A
proposito de La Notte Degli Oscar,
cosa ne pensi degli esiti e dei film premiati?
Cristina Arnone: Sono
contenta che il premio sia stato dato ad un'opera italiana, anche se di
Sorrentino ho apprezzato soprattutto i primi due film. Un altro dei film
stranieri in concorso - Il sospetto - era un autentico capolavoro. Desideravo
molto venisse premiato Gravity - eccezionale! - e Matthew Mconaughey per la sua
interpretazione in Dallas Buyers Club e così è stato. Forse l'oscar femminile
l'avrei dato ad Amy Adams che è un'attrice strepitosa e da noi poco nota,
sensazionale in ogni ruolo della sua carriera.
Domenico Esposito: Un'ultima
domanda che pongo spesso agli artisti: cosa consigli a chi vorrebbe
intraprendere la tua stessa carriera?
Cristina Arnone: Di
essere onesto con se stesso, di coltivare la propria forza e di circondarsi di
persone che lo aiutino a tener saldo il proprio proposito. Ma questo forse vale
per ogni essere umano.
Domenico Esposito: Grazie
per la chiacchierata, Cristina, a presto!
Cristina Arnone: Grazie
a voi.
Domenico Esposito
La mia seconda intervista Ciro Ceruti, risalente ormai a qualche anno fa, pubblicata su L'AltraFaccia
Ciro Ceruti ai giovani: Guardate poca tv, frequentate i teatri, è lì
che c’è la vera arte.
Intervista di Domenico Esposito
Pochi anni
fa, ebbi il piacere di intervistare l'attore napoletano Ciro Ceruti, uno dei
protagonisti della fortunata sit-com napoletana “Fuori Corso”, durata ben dieci anni. Fu proprio il sottoscritto a
ricevere per primo la notizia, dallo stesso Ceruti, che lui e Villano stavano
preparando il film “Fallo per papà”
con altri attori della sit-com (come le simpaticissime Floriana De Martino e
Simona Ceruti) oltre al famoso Giacomo Rizzo. Nella mia inesperienza, però, non
seppi cogliere la notizia come sarebbe stato giusto fare, magari annunciandolo
nel titolo. A distanza di due anni, apprendo da Ciro altre due belle notizie:
nuovi 20 episodi della sit-com che sono andati in onda dall'otto dicembre e che
purtroppo saranno le ultime e che sta
per uscire il suo prossimo film “La legge è uguale per tutti... forse”, che
vanta la presenza di attori come Riccardo Garrone, il giovane e noto Gianluca
Di Gennaro, Marzio Honorato, Carolina Marconi e la bella e giovane Ester Glam che
interpreterà la protagonista. Ciro ci parla inoltre della situazione campana in
ambito teatrale, dei suoi modelli, dei suoi maestri e dei suoi sogni. E ai
giovani raccomanda: guardate poca
tv, frequentate i teatri, è li che c’è la vera arte.
Domenico Esposito: Ciao,
Ciro, è un grande piacere risentirti, anche se il vero piacere è stato rivedere
te e gli altri nella nostra amata sit-com.
Ti do innanzitutto il benvenuto alla nostra intervista per la rivista
L'Altra Faccia. Dimmi un po': da cosa e da chi nasce la decisione di riprendere
la sit-com?
Ciro Ceruti: La decisione nasce sotto la continua
richiesta dei nostri fan di vedere puntate nuove. In tutta onestà l’abbiamo
fatto soprattutto per loro. Anche perché l’emittente per colpa di questa
continua recessione del nostro paese non poteva più far fronte alla produzione.
Ma per ringraziare e accontentare i nostri fan che ci seguono da più di dieci
anni abbiamo praticamente lavorato gratis. Ma lo meritavano e lo abbiamo fatto
con il cuore.
Domenico Esposito: Parlami
un po' invece dell'esperienza del cinema che, dopo il primo film “Fallo per
papà”, vi ha portati un po' fuori dal solito mondo della sit-com e da quello
del teatro che sono, per così dire, gli ambienti ai quali eravate più abituati.
Ciro Ceruti: Il teatro continua a essere il mio
unico e solo amore. Continuerò, se mi è permesso, a fare la tv e il cinema ma
solo per avere la possibilità di fare teatro. Il sistema e il mercato teatrale
oggi sono fortemente contaminati soprattutto dalla tv. E quindi questo costringe
chi, come me, vuol fare teatro a prestarsi alla tv. Il cinema, a differenza
della tv, ha comunque un fascino e una magia accattivante, ma ripeto: mai
quanto il teatro.
Domenico Esposito: raccontaci
com'è nata la collaborazione con Giacomo Rizzo e come vi siete trovati a
lavorare con lui.
Ciro Ceruti: È stato un gran maestro e compagno di
avventura, per me è stato un onore dirigerlo al cinema, visto che è stato il
mio insegnante (frequentavo la sua scuola di teatro). E come dicevo prima lui,
che allieta il pubblico in teatro da decenni e decenni, spesso è contrastato da
fenomeni da barraccone provenienti dalla tv che occupano i cartelloni teatrali.
Domenico Esposito: i vostri rapporti con il regista.
Ciro Ceruti: Leopoldo Pescatore è stato la nostra
regia tecnica in tutte e due i film. Che dire, ci sta insegnando un mezzo che
io e Villano non conoscevamo, è una persona fantastica, sia artisticamente che
umanamente. Con lui c’è sintonia, c’è affiatamento e soprattutto ci divertiamo
insieme. Un lombardo che adora i napoletani, cosa rara di questi tempi.
Domenico Esposito: Per
quanto riguarda, invece, il vostro nuovo film “La legge è uguale per tutti... forse”, ci dai qualche
anticipazione?
Ciro Ceruti: L’uscita ufficiale è il 27 febbraio
2014. Il cast sembra ben fornito. Oltre a Lucio Pierri e Floriana De Martino (Secondo e Bella) abbiamo
un ospite d’onore che si chiama Riccardo Garrone, a girare con lui mi sono
venuti i brividi, poi un attore giovane che oggi riscuote enorme successo che è
Gianluca Di Gennaro, poi Marzio Honorato, Carolina Marconi, Ester Glam che è la
giovane e bravissima protagonista.
Domenico Esposito: Domanda
poco originale, ma che sorge sempre spontanea: com'è nata la tua passione per
la recitazione?
Ciro Ceruti: Risposta poco originale ma sacrosanta,
è nata con me.
Domenico Esposito: I tuoi modelli
Ciro Ceruti: Scontato, Troisi, Totò, ma soprattutto Nino
Taranto, lo amo in modo esagerato. Ma devo dire che da ragazzo ho iniziato a
scrivere grazie a Salemme, andavo a vedere le sue commedie e pensavo “forse posso
farlo anch’ io”. Lo devo ringraziare.
Domenico Esposito: Che
consigli ti senti di dare ai giovani che vorrebbero seguire la strada della
recitazione?
Ciro Ceruti: Non fate ‘sto
mestiere, siamo già in troppi. A Parte gli scherzi, vorrei dire una cosa ai
giovani….guardate poca tv, frequentate i teatri, è li che c’è la vera arte, in
tv è tutto finto e potreste formarvi
anche voi nella finzione. Lì diventereste solo prodotti usa e getta.
Domenico Esposito: Altri
progetti?
Ciro Ceruti: Più che
progetto, ho un sogno nel cassetto, avere un teatro in città tutto per me. E
non stare più sottoposto all’imprenditoria teatrale campana che….lasciamo
perdere…avremmo potuto regalare tante braccia all’agricoltura.
Domenico Esposito: grazie mille per la tua gentilezza e la tua
disponibilità e per aver nuovamente accettato il mio invito.
Ciro Ceruti: Grazie a te, per
la tua attenzione.
Il Cacciatore di E.M. Corder, un romanzo e un autore dimenticati. Uno strano caso editoriale e cinematografico
Iniziano da uno degli articoli che trovo più importanti, che avevo scritto su L'AltraFaccia
Il Cacciatore di E.M. Corder, un romanzo e un autore dimenticati. Uno strano caso editoriale e cinematografico
Il Cacciatore di E.M. Corder, un romanzo e un autore dimenticati. Uno strano caso editoriale e cinematografico
Mi fu regalata una serie di libri dalla biblioteca del mio
paese. Trovandomi tra le mani un'opera di narrativa americana, tra l'altro
ambientata parzialmente in Vietnam nel periodo del conflitto, la prima cosa che
pensai fu che sicuramente ne fosse stato tratto un film. M'informai in rete e
trovai il trailer del film con Robert De Niro (eh già, a quei tempi non
conoscevo questo famosissimo film, cose che capitano). Stranamente, però, non
c'era alcuna traccia del romanzo né del suo autore E.M. Corder nemmeno su
Wikipedia (non sappiamo quindi per cosa stiano le due iniziali puntate). Con
una ricerca più accurata, nei limiti dei mezzi e delle possibilità, ho trovato
il romanzo menzionato su Google Books, edito in lingua italiana dalla Sperling
& Kupfer (gruppo Mondadori), 1979. Non esistono, però, attuali edizioni
italiane, ed è possibile acquistare una copia soltanto su eBay. L'edizione in
mio possesso è del “Club Italiano dei Lettori”, risalente anch'essa al 1979.
Sulla quarta di copertina si legge “da Il Cacciatore è stato tratto un
film omonimo che ha vinto cinque premi Oscar”. Continuando a cercare in rete,
su Wikipedia, in lingua inglese, si trovano poche informazioni concernenti il
romanzo, molto vaghe e strane dalle quali risulta che il film di Cimino non
sarebbe stato tratto dal romanzo del misterioso Corder (al contrario di ciò che
si legge sulla copertina dell'edizione italiana), ma all'inverso: è il romanzo
che sarebbe stato tratto dalla sceneggiatura la quale sarebbe stata tratta, a
sua volta, da un altro romanzo “Tre Camerati” dello scrittore tedesco Erich
Maria Remarque , la cui storia però non ha nulla a che vedere con quella de
“Il Cacciatore”. In effetti, però, né il nome di Corder né quello di Remarque
si leggono nei titoli di testo o in quelli di coda nel film. In ogni caso, a
differenza del film (considerato uno dei massimi capolavori del cinema) sia il
romanzo, sia il suo autore, sono stati dimenticati. Chi è dunque E.M. Corder?
Cos'altro ha scritto? Cercando ancora su Google Books, non si trovano molte
altre opere di questo autore. Cliccando sul suo nome appaiono solo: “Il
Cacciatore”, “The Dee Hunter” (titolo originale de Il Cacciatore) e Nickelodeon
(Random House Publishing, 1976; 140 pagine) che potrebbe essere un altro libro
del medesimo autore, ma di cui non si hanno, anche in questo caso, informazioni
e che non sembra reperibile in Italia.
Tra
le edizioni (usate) in lingua inglese (New York, Exterbook edition), datate
anni '70, troviamo su Amazon, “The Dee Hunter”, in francese “Voyage Au Sout
l'enfer (cioè “Viaggio all'inferno”, versione francese de IL CACCIATORE);
Citizen Band (1977) che sembrerebbe, invece, un'altra opera di cui non
conosciamo dettagli, tranne che è stato scritto in collaborazione con lo
sceneggiatore e regista Paul Brickman (noto soprattutto per aver diretto il
film “Fuori i vecchi, i figli ballano”, con Tom Cruise), che sembra quindi una
sceneggiatura e non un romanzo. “Citizen Band” è infatti il titolo originale
del film “Chroma-Angel Chiama Mandrake”, diretto da Johnathan Demme.
Nient'altro, però, sono stato in grado di scoprire su questo misterioso autore.
Non esistono infatti nemmeno articoli su Wikipedia americana riguardanti
l'autore di questo emozionante e commovente romanzo. Sarebbero dunque tre le
opere scritte dal Corder: un romanzo, una sceneggiatura e “Nickelodeon” che non
sappiamo se si tratti di una sceneggiatura o di un libro, ma è certo che tutte
e tre le opere sono molto rare e introvabili. Per quanto “Il Cacciatore” sia un
classico del cinema americano e, in generale, un capolavoro cinematografico,
mettendolo a confronto con il romanzo, si nota la banalizzazione di alcuni
dialoghi e dell'ironia, come spesso accade. In base a questi dettagli,
avvalorerei l'ipotesi che il film è tratto dal romanzo e non viceversa. Se ho
ragione, viene un po' di tristezza a pensare che un film di successo sia stato
tratto da un romanzo di un autore dimenticato.
Domenico
Esposito, scrittore
Torniamo al blog, meglio blogger che giornalista sfruttato e persino derubato
Cari lettori, so che anche se commentavate poco, mi
leggevate abbastanza. Di certo, leggevate molto di più il mio blog che i
giornali con cui ho collaborato. Per entrambi i giornali ho lavorato gratis. Il
primo era un mensile Il Caudino, non
ero pagato, è vero, ma almeno potevo usufruire gratuitamente della loro vasta
biblioteca, esisteva una vera e propria redazione, mi regalarono molti libri,
se non scrivevo un mese, nessuno si arrabbiava e soprattutto quando ho
presentato il mio romanzo non mi hanno derubato dicendo che “i soldi servono
per sostenere l’associazione”. Con il secondo giornale, o meglio, la rivista,
chiamata L’Altra Faccia (nome originalissimo, ma vabbè),- progetto a cui tenevo
molto perché si prefissava di partire dalla Valle Caudina e diventare nazionale
– ho collaborato in modo frenetico ed estremamente serio e impegnato. Era
partito come un settimanale online. Per il nostro giovane fondatore, non bisognava mai mancare l’impegno
oppure si scombussolava tutto. Io, che quando prendo impegni, li mantengo a
costo di farmi venire l’ansia, spesso ero costretto a spremermi le meningi
anche quando tornavo stanco da Napoli e a corto di idee. A differenza di molti
altri che facevano arrabbiare il nostro fondatore, mai un giorno in cui non
mandavo l’articolo: qualche volta una recensione, un’altra volta un articolo su
qualche evento culturale, altre volte ancora interviste anche a personalità di
spicco, come l’attrice Cristina Arnone, Eugenia Goria (Eujenia, cantante,
corista e ballerina di Paolo Meneguzzi), l’attore Ciro Ceruti e altri. La
rivista, per coerenza del nostro fondatore che pretendeva serietà, spesso
veniva bloccata senza avviso e senza spiegazioni. Quante volte mi è capitato di
raccontare di eventi (o farli raccontare agli intervistati) imminenti che
venivano pubblicati con ritardo perdendone completamente il senso! Spesso la
negligenza del nostro caro fondatore mi è costata un sacco di figuracce. Tant’è
che stavo pensando di abbandonare il progetto, ma ho voluto dare una speranza
al fondatore, collaborando almeno con la rivista cartacea che sarebbe uscita a
luglio…no ad agosto…no un attimo…be’, alla fine è uscita a ottobre e un’intervista
che avevo fatto a giugno ho dovuto farla pubblicare a Ottopagine perché L’AltraFaccia,
contrariamente a ciò che era stato annunciato, non uscì a luglio, ma a pochi
mesi dopo: OTTOBRE!
Ai primi del mese il nostro fondatore con l’aiuto dei suoi
adepti, tranne il mio che già mi ero scocciato, organizza un evento composto di
: presentazioni di libri, spettacoli teatrali, danza, ecc.
Tra questi, la presentazione del mio romanzo. Perché non
approfittarne, dato che ho bisogno di soldi e posso guadarci qualche spicciolo
con le vendite? All’inizio un po’ titubante, poi accetto la proposta.
Vendo qualche copia e a fine presentazione chiedo al nostro
fondatore “Allora, i soldi delle vendite?”
“Scusa, ma adesso qui c’è un casino” mi risponde “te li do
in questi giorni, comunque il 40% va all’associazione”.
Il 40%? Io ci guadagno il 45%, giacché erano le ultime
copie, volli venderle a prezzo scontato, quindi non solo non ci avrei
guadagnato nulla, ma ci avrei anche rimesso per restituire la percentuale all’editore
e di tasca mia? No, proprio no, ma capisco che c’è casino e mi fido perché sono
sicuro sia una persona seria e che presto mi ridarà i miei soldi. Ebbene, mi
sbagliavo: perché il caro fondatore, essendo andato in rosso con il tecnico, le
compagnie teatrali e tutto il resto, ha pensato bene di fregarmi i soldi (beh
sì, prendere i soldi da una persona senza chiederlo, nel mio mondo si chiama
rubare). Ma non è finita qui: “Non posso darti i soldi, perché ho pagato il
tecnico, devo dare i soldi all’attore”. Non ho capito: puoi sborsare 200 euro per
il tecnico, 150 euro per l’attore, 150 alla compagnia teatrale e non riesci a
dare settanta euro a me? Perché non ti togli prima il debito minore, che tra l’altro
non avresti nemmeno dovuto avere dato che di solito io vendo, mi prendo i soldi
e me ne vado?
“Pensa che hai avuto pubblicità” si giustifica lui e i suoi
adepti dell’associazione.
Ma scusate, a cosa mi serve una pubblicità se poi non vendo
e anzi ci rimetto i soldi?
“Ma tu hai venduto grazie alla presentazione che hai fatto
con l’associazione!”
Certo, e che vendo a fare, se poi i soldi te li prendi tu?
Ah già, la pubblicità! E torniamo al punto di partenza.
Quindi, tutte le altre associazioni che mi hanno fatto fare
le presentazioni, sono stupide che non si sono prese una percentuale?
“Ma che c’entra? E’ diverso perché tu facevi parte del
progetto!”
Sì, ma nessuno mi aveva detto che ci avrei dovuto rimettere
di tasca mia.
“Eh, ma quello non lo sapeva”
“Eh appunto, non lo sapeva lui, come potevo saperlo io?”
Il mio errore è stato dunque quello di non ascoltare quella
voce che mi diceva “lascia perdere la presentazione, abbandona adesso la
rivista, se vuoi salvarti”.
Ah a proposito, intervistai Maurizio De Giovanni ai primi di novembre, con
tanta fretta perché l’articolo doveva essere assolutamente essere consegnato
per i primi di dicembre e la rivista doveva uscire ai primi di gennaio. Ebbene,
la rivista è uscita solo pochi giorni fa. Inoltre, i miei vecchi articoli della
rivista online sono andati perduti perché il nostro caro fondatore non rinnovò
il contratto del sito, per cui li ripubblicherò qui sul mio blog. Infine, se
voglio una copia della rivista cartacea, dovrei anche pagarla. Capito? Dovrei
pagarla due euro! Dopo tutto questo, dovrei anche pagare una copia! Il Caudino
le copie me le dava gratis e anche più di una.
Ora dunque, mai più presentazioni con gente del genere (che
non mi era mai capitata prima), mettere sempre prima in chiaro la situazione
(che cosa ridicola chiarire una cosa così ovvia!) e ho abbandonato il giornale.
Riprendiamo a scrivere sul blog e al
diavolo tutto.
Iscriviti a:
Post (Atom)