giovedì 22 dicembre 2011

Tutti i libri (saggi e romanzi) sul G8

Domenico Esposito Mito, "Sia fatta la mia volontà-Qui nel mondo" (Romanzo), Tempesta Editore, 2011. ISBN 9788897309161

Vittorio Agnoletto, Lorenzo Guadagnucci, L'eclisse della democrazia, Feltrinelli, 2011, ISBN 88-07172100.

Gloria Bardi e Gabriele Gamberini, Dossier Genova G8. Il rapporto illustrato della procura di Genova sui fatti della Scuola Diaz, BeccoGiallo, 2008
R. Bisso - C. Marradi, Le quattro giornate di Genova - 19-22 luglio 2001, Fratelli Frilli Editori, 2001. ISBN 88-87923-16-7

Giulietto Chiesa, G8/Genova, Ed. Einaudi, 2001. ISBN 88-06-16170-9 (testimonianza di un noto giornalista e parlamentare europeo presente a Genova nei giorni delle proteste)
Concita De Gregorio, Non lavate questo sangue, Laterza, 2001
Franco Fracassi, G8 Gate. 10 Anni d'Inchiesta: i Segreti del G8 di Genova, Ed. Alpine Studio, 2011. ISBN 88-96822135 (L'inchiesta finale sul G8, da chi per primo la raccontò al mondo. Dal libro è tratto il documentario "G-Gate", finalista al Premio Ilaria Alpi 2011 e distribuito con l'Unità)
Haidi e Giuliano Giuliani, Un anno senza Carlo, Baldini&Castoldi, 2002
Lorenzo Guadagnucci, Noi della Diaz. La notte dei manganelli e i giorni di Genova nel racconto del giornalista che era dentro la scuola, Altreconomia/Terre di Mezzo, 2002. ISBN 978-88-88424-51-4.

Carlo Gubitosa, Genova, Nome per nome. Le violenze, i responsabili, le ragioni. Inchiesta sui giorni e i fatti del G8, Ed. Berti/Altreconomia/Terre di Mezzo, 2001. ISBN 88-88424-67-9 (Inchiesta completa sui fatti del G8, contiene molti estratti di atti e documenti ufficiali)
Riccardo Lestini - Con il tuo sasso: monologo inchiesta sulle giornate di Genova. ISBN 978-88-7606-169-1

Carlo Lucarelli, G8. Cronaca di una battaglia. Einaudi, 2009. ISBN 978-88-06-19583-0 (Con DVD contenente la puntata di Blu notte dedicata ai fatti di Genova)
C. Marradi - E. Ratto [a cura di], Da Seattle a Genova - Gli 8 non valgono una moltitudine, Fratelli Frilli Editori, 2001. ISBN 88-87923-15-9

F. Martone e E. Mangini, La sindrome di Genova, Carta.org [collegamento interrotto]/ Frillieditori.com
OCP, Violenza Mediata. Il ruolo dell'informazione al g8 di Genova, Editori Riuniti, Roma, 2003. ISBN 88-359-5365-0

Paola Staccioli (a cura di) "Per sempre ragazzo", Tropea, 2011. ISBN 978-88-558-0187-4

Supporto legale (a cura di). Ge vs G8. Genova a fumetti contro il G8. NdA Press, 2006. ISBN 978-88-89035-32-0.

Nichi Vendola, Lamento in morte di Carlo Giuliani, Fratelli Frilli Editori, 2001. ISBN 88-87923-17-5

Christian Mirra, Quella notte alla Diaz (fumetto) Guanda Graphic,2010. ISBN 88-60-88-92-94


Il giro di boa - Romanzo

fonte: wikipedia

mercoledì 21 dicembre 2011

Le opere di Domenico Esposito Mito

La Città dei Matti è l'opera prima di Domenico Esposito Mito pubblicata con Mond&editori.




La città dei Matti è la storia di Romolo e della sua incessante ricerca di se stesso, sullo scenario di un paesino del Sud, dove convivono criminalità e romantici rivoluzionari. Romolo, nella sua logorante e solitaria introspezione, rivede i tanti episodi nei quali perse, a causa della cattiveria e della superficialità altrui, la stima di sè e la fiducia nel prossimo. E sarà il sedimentarsi in lui, giorno dopo giorno, di tutte queste inspiegabili circostanze ad animarlo di un sentimento di personale rivalsa, a trascinarlo nella più estrema alienazione dalla vita. Così, con un tocco a volte ironico ed a volte ispirato, "La città dei Matti" dell'esordiente Domenico Esposito, racconta come le inquietudini giovanili, quando lasciate a se stesse, conducano per mano oltre il senso del vero.


Sia fatta la mia volontà...qui nel mondo è la seconda opera di Domenico Esposito Mito, basata sui Fatti del G8 del 2001, pubblicata con la casa editrice Tempesta Editore

Sia fatta la mia volontà...qui nel mondo non è solo un bel romanzo,è anche una sorta di saggio politico, religioso e sociale in forma di racconto...che narra la storia di alcuni giovani attivisti campani “reduci” dal G8 di Genova del 2001 e affronta tematiche come il rapporto tra l’ateismo e la religione, le ideologie, la violenza della polizia e i vari problemi della nostra epoca.


Le immagini di copertina sono state realizzate da: Carlo Esposito

venerdì 16 dicembre 2011

Mal...Edizione


Molti sono coloro che, giovani e meno giovani, coltivano la passione per la scrittura e sognano di pubblicare un libro. Alcuni lo fanno, non per esprimere le proprie idee e trasmettere un messaggio, ma più per una sorta di narcisismo, altri per vera passione. La fretta e la frenesia di pubblicare un libro spinge il piccolo autore esordiente, scettico e disilluso di poter essere pubblicato dalle grandi case editrici, a commettere un grave errore: cadere nella trappola dell'editoria a pagamento, credendo che questa sia l'unica soluzione. Sbagliato. Sbagliatissimo. Perché? Perché la maggior parte dell'editoria a pagamento, nemmeno si dovrebbe definire editoria, dal momento che non seleziona nemmeno i testi e pubblica qualsiasi cosa al costo di migliaia di euro ingannando l'autore con false promesse o comunque promesse futili con le quali, ingenuamente, s'illude di poter diventare famoso. È matematico e ovvio, s'intende, che se pubblicano di tutto, pubblicano anche autori validi. Il problema però è che questi bravi autori si confondono con gli autori mediocri e gli autori scarsi, perdendo così la credibilità, non essendo state le loro opere selezionate, ma semplicemente stampate. Insomma, l'autore non si guadagna la pubblicazione con il merito, bensì pagando e non saprà mai il valore della sua opera. Più che un'editoria, questa, sarebbe da definire una sorta di tipografia mascherata da casa editrice. A questo punto, quindi, meglio autoprodursi il libro rivolgendosi a una tipografia appunto oppure a un servizio online spendendo più o meno la stessa cifra. Chi sogna però di pubblicare un libro con un editore dovrebbe provare lo stesso, nonostante la scarsa probabilità, di rivolgersi alle grandi case editrici e attendere con pazienza. Se da queste non si è ricevuta alcuna risposta, dopo un lungo periodo di attesa, allora occorre rivolgersi alle piccole case editrici, quelle che non chiedono soldi. Non si deve credere a chi dice che non esistono o che sono poche: su internet se ne trovano a centinaia. Bisogna pazientare e non avere fretta, rifiutare qualsiasi proposta di pubblicazione da parte di chi chiede contributi e stare attenti anche a quei furbi che, dichiarando di combattere l'editoria a pagamento, chiederanno di acquistare un cospicuo numero di copie (del vostro stesso libro!) con uno sconto al prezzo di copertina che è comunque altissimo. L'autore spenderà sempre sugli 800 euro circa e la gente non potrebbe certo acquistare il libro di un esordiente sconosciuto al prezzo di 20 euro sul quale voi ci guadagnereste tra l'altro una scarsissima percentuale di per sé già bassa, calcolando che, a causa del prezzo troppo alto, le vendite sarebbero molto basse, l'autore avrebbe speso tanti soldi e ci avrebbe guadagnato poco o nulla. Esistono anche case editrici che chiedono contributi, ma selezionano le opere e s'impegnano nella promozione, ma perché spendere soldi quando c'è chi potrebbe pubblicarvi gratis e farvi capire se siete meritevoli o meno? Da non temere, invece, chi potrebbe chiedere una piccola tassa di lettura, soprattutto se in cambio, mentre valutano la vostra opera, spediscono un libro del loro catalogo. Detto questo, il problema dell'editoria a pagamento fa sì che gli autori restino ignoti e non valorizzati ed è dunque un problema che impedisce all'autore esordiente di emergere e fa sì che resti per sempre un esordiente. Queste cosiddette case editrici spiegano, nei loro siti e nei contratti che inviano agli autori, le motivazioni per cui ritengono necessario chiedere contributi. Sciocchezze. Sono solo giustificazioni. Se davvero fosse necessario rubare soldi agli autori, non esisterebbero le case editrici non a pagamento (è infatti è quello che cercano di farci credere) che hanno già da tempo iniziato la lotta all'editoria a pagamento: un problema che va combattuto con l'informazione, invitando gli aspiranti scrittori a diffidare di questi truffatori mascherati da editori e a diffondere a loro volta l'informazione.

Domenico Esposito

fonte: IlCaudino

N.B. nell'articolo pubblicato sul giornale non ho fatto i nomi di quelle case editrici che, in particolare, pubblicano qualsiasi cosa pur di rubare soldi. Le più note sono
IL FILO - GRUPPO ALBATROS
ALTRO MONDO EDITORE
ALETTI EDITORE
Per sicurezza voi comunque rifiutate qualsiasi proposta a pagamento.

domenica 4 dicembre 2011

Sia fatta la mia volontà...qui nel mondo di Domenico Esposito Mito

Il sei dicembre uscirà “Sia fatta la mia volontà...Qui nel mondo”, la seconda opera di Domenico Esposito Mito, già autore de “La Città dei Matti”. Quello di Domenico Esposito non è solo un bel romanzo, ma è anche una sorta di saggio politico, religioso e sociale in forma di racconto...che narra la storia di alcuni giovani attivisti campani “reduci” dal G8 di Genova del 2001 e affronta tematiche come il rapporto tra l’ateismo e la religione, le ideologie, la violenza della polizia e i vari problemi della nostra epoca. La casa editrice Tempesta Editore aveva deciso di non pubblicare più romanzi e dedicarsi esclusivamente alla saggistica, “ma questo romanzo scritto da un giovane di venticinque anni, alla sua seconda opera - spiega l'editore nella prefazione - con quelle idee messe in testa al suo protagonista, forti, provocatorie, ribelli, spesso dure, ma per me sicuramente giuste, mi ha subito conquistato”.



Immagine di copertina: Carlo Esposito

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Domenico Esposito (1986) è un giovane scrittore e rapper di Cervinara (Avellino), conosciuto anche con lo pseudonimo di “Mito”. Ha sempre coltivato la vena di scrittore e poeta, cui crescendo si è aggiunta la passione per il rap. Diplomatosi geometra, si dà però esclusivamente alla musica partecipando a numerosi concerti. Nel 2009 pubblica il suo primo romanzo “La Città dei Matti”(Mond&editori). Ha condotto il programma culturale “Polvere di Storia” alla web radio “C.A.O.S.” (Centro Autogestito Operante nel Sociale), ispirata al movimento giovanile della Valle Caudina nel quale è stato attivamente impegnato per un anno e di cui è stato co-fondatore. Gestisce un blog dove pubblica interviste e articoli. Scrive per “Il Caudino”, giornale mensile di Cervinara.



Disponibile su IBS e sul sito di Tempesta Editore
Retesei

Il Ciriaco

Sito di Enzo Napolitano

sabato 5 novembre 2011

Una piazza intitolata a Carlo Bianco

Cervinara - È stata inaugurata, nella frazione Salomoni, una piazza intitolata allo scrittore, poeta e filosofo cervinarese, Carlo Bianco, autore di più di 95 opere che spaziano dalla letteratura alla poesia, alla filosofia, al teatro. Carlo Bianco ha insegnato Filosofia Teoretica all’Università di Napoli, laureato in Scienze Coloniali e in Giurisprudenza ed è stato insignito della laurea in Lettere honoris causa dall’Università latina di Parigi. La sua produzione letteraria gli ha procurato numerosi riconoscimenti nazionali e internazionali ed è stato per due volte candidato al premio nobel. L'inaugurazione è stata preceduta dalla messa del parroco Nicola Taddeo ed introdotta dall'assessore ai lavori pubblici, Domenico Cioffi, il quale ha dichiarato che il sindaco e l'amministrazione hanno voluto fortemente la realizzazione di questa piazza che, nonostante le sue piccole dimensioni e il suo stile particolarmente semplice, è qualcosa di “grande” e che “abbiamo avuto conferma di questa sua grandezza per la presenza dei cittadini di Cervinara, a partire dagli abitanti della frazione Salomoni e soprattutto per l'autorevolezza degli ospiti che ci hanno onorato della loro presenza in questa manifestazione perché proprio la loro presenza dimostra che l'amministrazione ha avuto una buona e felice intenzione. Per noi questa piazza rappresenta degli elementi importanti: la ricostruzione, perché ci ricorda il sisma; un luogo di aggregazione, che è la funzione sociale di ogni piazza e anche la testimonianza di una comunità che vuole nutrirsi soprattutto di cultura” . È seguito poi l'intervento del sindaco Filuccio Tangredi al quale è toccato scoprire la targa con l'incisione e che ha dichiarato che“già durante la campagna elettorale si era preso l'impegno di realizzare questa piazza e di far abbattere quelle case fatiscenti e quindi prendere provvedimento a questo problema e ciò ha richiesto un lavoro molto complesso” . Poi è intervenuto il Cosimo Sibilia, presidente della Provincia di Avellino, ringraziando per l'invito per poter essere presente, “per questo grande orgoglio a nome mio e dell'amministrazione provinciale trasmetto alle autorità, ai cittadini di Cervinara perché oggi ricordiamo un grande uomo, un uomo di cultura e di grande spessore morale, un uomo che è il vanto dell'intera provincia di Avellino. Oggi l'intitolazione di questa piccola, ma bella e accogliente piazzetta a nome di Carlo Bianco sta a significare quanto i cittadini di Cervinara con la loro presenza più numerosa ricordino con affetto il maestro Carlo Bianco”. È stata letta, inoltre, una poesia dell'autore da parte di un giovane studente del liceo classico di Cervinara. È toccato poi al primo dei figli dello scrittore, il Generale Franco Bianco, il quale ha ringraziato l'amministrazione comunale e il direttore del nostro giornale Alfredo Marro (che gli ha dedicato anche il saggio biografico intitolato “Carlo Bianco, un gigante del pensiero” e una raccolta di poesie scelte di Carlo Bianco “Frammenti di un'anima”), infatti, numerosi articoli e poesie di Carlo Bianco sono apparsi su Il Caudino, sul quale l'autore scriveva costantemente. Il generale Franco Bianco ha inoltre riconosciuto il merito del Caudino di aver conservato nella biblioteca tutte le opere di suo padre “anche quelle che noi figli non non siamo riusciti a conservare”. A concludere è stata Rosa Russo Jervolino, ex sindaco di Napoli, la quale ha dichiarato di aver avuto “la grandissima fortuna di conoscere Carlo Bianco soltanto negli ultimi dieci anni della sua vita e quindi sarebbe più logico se foste voi a continuare a parlare a me e non viceversa. Carlo Bianco era un avvocato come lo sono io, ma lui era un pensatore profondo, un filosofo, un poeta, un drammaturgo, mentre io non sono niente di tutto questo. Ciò che mi ha colpito di Carlo Bianco” ha aggiunto la Jervolino “era la sua capacità di incutere rispetto, ma senza incutere soggezione e ciò significa che si percepisce immediatamente l'apertura mentale, l'apertura del cuore dell'altro e la volontà di colloquiare. E un altro aspetto che caratterizzava Carlo Bianco era quello di occuparsi di vari rami della filosofia, di letteratura e di poesia, benché di professione facesse l'avvocato, che è una professione che lascia poco spazio a queste materie”. L'ultima volta che Carlo Bianco fu candidato al premio Nobel,vinse lo scrittore Orhan Pamuk, ma, sottolinea la Jervolino, tra il modo di scrivere dei due autori non c'è praticamente nessuna differenza.

Domenico Esposito Mito, scrittore

domenica 30 ottobre 2011

MA QUALE RITO MACABRO!



Che Halloween sia oggigiorno una grandissima sciocchezza, una festa consumista e commerciale, senza alcun significato, importata in Italia dall'America, è indubbio, ma far risalire le sue origini a riti macabri, malvagi e satanici è pura ignoranza,o magari chi lo afferma sa benissimo di avere torto, ma per tirare l'acqua al proprio mulino, come si suol dire, mente e va, ancora una volta, contro quei principi cristiani, secondo i quali bisogna "non dire falsa testimonianza"? Se l'ipotesi è la seconda, non c'è da stupirsi, visto che il cristianesimo ha fatto a pezzi le religioni politeiste proprio con le bugie; se l'ipotesi è, invece, la prima, allora questi bigotti cristiani, sono solo vittime di quelli che gli hanno trasmesso certe idee e quindi sono invitati ad informarsi prima di diffondere certe notizie errate. Pochi giorni fa, infatti, un amico mi ha parlato di un articolo apparso su un giornale locale in cui si spiegava di "origini negative di Halloween" e la mia prima reazione è stato un sorriso sarcastico, seguito dalla spiegazione che secondo i cristiani, tutto ciò che appartiene al paganesimo è negativo, perché fin da quando il cristianesimo divenne religione di stato (e molto probabilmente anche prima), dipinsero il paganesimo come qualcosa di macabro, satanico, cattivo. Per esempio, la figura cornuta che la cultura cristiana ci ha abituati a vedere come Satana, in principio, altro non era che il dio Pan, un dio mansueto, positivo, senza quelle espressioni brutali, disgustose, cattive che i cristiani gli hanno attribuito, ma anzi che ispira, a mio avviso una certa pace, come in questa figura. Quanto alle streghe, sappiamo che non sono mai esistite, o meglio, che non erano quelle come ci vengono dipinte oggi nelle fiabe per bambini e che a causa di questa stupida credenza, durante l'inquisizione, morirono molte persone innocenti, presunti stregoni e presunte streghe e anche dei poveri gatti, se vogliamo dirla tutta. Sembra quasi che certi cristiani abbiano un po' di nostalgia dell'Inquisizione. Ora, cosa è scritto nella nota di questo signore a proposito di Halloween? Che con questa festa i pagani onoravano Samhain, il principe della morte, "per ringraziarlo per i raccolti estivi". In primo luogo, se davvero ci fosse un principe della morte chiamato Samhain, perché vederlo come figura negativa, se proprio il cristianesimo insegna che la morte non è una cosa poi così macabra, ma che anzi è il passaggio dalla "vita terrena" verso quella che i cristiani chiamano "la vita eterna?"; perché vederlo come figura negativa, se ha aiutato a procurare i raccolti estivi? (vai a fare del bene alla gente). In primo luogo, Samhain era il nome originale della festa che oggi conosciamo come Halloween, durante la quale moriva il Dio cornuto delle Foreste (nessun principe della morte), ad indicare che le energie della natura in questo periodo dell'anno si ritirano (cominciando così il periodo invernale, più ostile). Rappresenta la fine di un circolo durante il quale si coglie l'occasione per fare un reso conto della propria vita. In sostanza niente di più e niente di meno di ciò che si fa abitualmente a Capodanno. Durante questa notte i veli tra i mondi si assottigliano, i celti credevano che in questa data gli spiriti dei defunti camminassero nel nostro mondo insieme a noi, venivano quindi accese delle zucche (Le Jack 'o'lantern) per far luce agli spiriti. In realtà, anche se si festeggia la morte in questa notte, lo spirito è sempre stato molto gioioso, perché il pensiero dei pagani era che chiuso un cerchio ne comincia sempre un altro. Ho scritto queste righe, non per difendere Halloween, che come ho già detto, è oggi una festa ridicola, ma piuttosto per amore della verità troppo spesso ammazzata dalla menzogna e dall'ignoranza che, diffondendo messaggi sbagliati,fomenta anche pregiudizi, considerato che oggi esistono ancora persone che credono nella religione pagana e se è vero che crediamo nel rispetto del pensiero altrui, stiamo più attenti a ciò che scriviamo e informiamoci per bene e non per sentito dire. Infine, cosa sostiene quell'articolo? Che questa festa andrebbe eliminata e sostituita con qualcosa di "più cristiano": tralasciamo la laicità dello stato, tralasciamo il fatto che la maggior parte delle feste cristiane e le figure cristiane sono nate dalla soppressione delle feste e delle figure del paganesimo e tralasciamo anche il fatto che, al contrario di come si crede, i principi sani si possono insegnare (e quindi apprendere) anche senza credere in una religione..ma...non vi bastano già tutte le feste cristiane che abbiamo in Italia?

Domenico J. Esposito

domenica 9 ottobre 2011

Il romanzo sul G8

È prevista per novembre l'uscita del nuovo romanzo del giovane scrittore cervinarese Domenico Esposito Mito, già noto al pubblico di Cervinara e della Valle Caudina per il suo romanzo d'esordio "La Città dei Matti"pubblicato nel 2009. Il secondo libro del giovane Esposito, edito da Tempesta Editore, s'intitola "Sia fatta la mia volontà – Qui nel mondo". Un romanzo che racconta la storia di alcuni giovani attivisti campani "reduci" del G8 di Genova 2001 e affronta tematiche come il rapporto tra l'ateismo e la religione, le ideologie, la violenza poliziesca e vari problemi sociali della nostra epoca.
Fonte: IL COMUNICATO STAMPA

In Chiaro Scuro
Wikionews

Clicca qui per vedere il book - trailer

mercoledì 27 luglio 2011

La Città Dei Matti presentazione alla Libreria Rinascita Caffè (Roma) articolo su IL CAUDINO



Intervista integrale:

Luana Troncanetti: Domenico, so che ti sei stancato di spiegare il motivo per cui ti chiamano Mito. Vuoi allora raccontarci chi sono i tuoi miti?

Domenico Esposito: Con questa domanda mi costringi a spiegarti lo stesso perché mi faccio chiamare Mito: proprio perché io di miti non ne ho, penso che ognuno debba credere in se stesso: quando si hanno gli idoli, si tende ad imitarli e quindi non ci si crea un proprio stile. Sicuramente bisogna apprendere dagli altri. Ammirare un bravo artista non significa tentare di imitarlo. Sono d'accordo con lo scrittore Erri De Luca, quando afferma che “non dobbiamo idolatrare uno scrittore e assumere il suo stile di scrittura. Dobbiamo ammirarlo con dolcezza e poi scrollarcelo di dosso”. Questa è una cosa che io ho sempre pensato, da quando ero adolescente. Penso quindi che sia sbagliato avere idoli, sia per quanto riguarda la letteratura, sia la musica e ogni altra forma d'arte; ecco perché “Mito”: ognuno deve essere idolo di se stesso. Questo pseudonimo, al contrario di come può sembrare, non è una forma di presunzione, ma un messaggio che voglio lanciare ai giovani, soprattutto ai giovani artisti esordienti: credete in voi stessi e cercate di non imitare gli altri, siate gli idoli di voi stessi.

Luana Troncanetti: Nel tuo blog pubblichi anche interviste… Quale è stato l’artista che ti ha maggiormente incuriosito o sorpreso?

Domenico Esposito: Direi il doppiatore Niseem Onorato, perché, quando gli domandai il motivo per cui, dopo il viaggio in India avesse cambiato il suo nome da Riccardo a Niseem, lui mi rispose che per spiegarlo ci sarebbe voluta un'intervista a puntate e mi raccontò soltanto che questo nome glielo aveva dato un maestro indiano e mi spiegò il suo significato (Amore Infinito) però non ha voluto raccontarmi quello che è successo nel suo spirito, anche perché immagino sia difficile spiegare una cosa del genere. Mi ha lasciato quindi con questa curiosità. Mi ha molto colpito inoltre per la sua simpatia, anche perché io lo conosco come il doppiatore di Xander, nella serie Buffy - L'ammazzavampiri, dove doppiava per l'appunto un personaggio simpatico, spiritoso, per cui ho trovato questa affinità tra il personaggio e il doppiatore. Un altro artista che mi ha colpito è stato l'attore comico napoletano, Ciro Ceruti, perché nell'intervista io gli facevo delle domande chilometriche e lui invece mi dava risposte molto brevi, ma è stata comunque un'intervista piacevole.

Luana Troncanetti: Sempre parlando del blog, ti è capitato di disquisire pesantemente con un collega sul difficilissimo mestiere dell’esordiente?

Domenico Esposito: Pesantemente nel senso che ci siamo scontrati no, anzi ci siamo dati spesso consigli a vicenda. Io personalmente cerco di aiutare gli esordienti, proprio perché io stesso, essendo anch'io esordiente, sto conoscendo le varie difficoltà che si vanno ad affrontare durante questo cammino. Approfitto anche per fare un appello agli artisti emergenti: dovremmo essere più solidali tra noi.

Luana Troncanetti: Qual è il tuo sogno nel cassetto, oltre ovviamente a quello di diventare uno scrittore affermato?

Domenico Esposito: il mio sogno nel cassetto non è tanto quello di diventare uno scrittore affermato: quello di diventare uno scrittore e di farmi conoscere non è un fine, ma è un mezzo con il quale io tento di diffondere le mie idee. Ecco, forse questo è il mio sogno nel cassetto: diffondere le mie idee con i miei libri, cercando di migliorare la società...anche se so che è difficile.

Luana Troncanetti: Parlaci brevemente e per sommi capi della trama e del messaggio.

Domenico Esposito: Il racconto si apre con le pagine di un diario scritto da un personaggio che ho chiamato Bernardo, un giovane settentrionale che viene a far visita a un amico, senza preavvisarlo, in modo da fargli una sorpresa. Il problema però è che Bernardo non conosce il paese, quindi, si perderà nelle strade e s'imbatterà in certe persone affette da malattie mentali, ovvero, i matti. Ne resterà molto impressionato, quasi spaventato. Teme che possano fargli del male. Presto gli abitanti gli spiegheranno che i matti sono molto più innocui di tante persone che noi comunemente definiamo “sane”. Così Bernardo, non solo non sarà più spaventato dai matti, ma ne sarà addirittura affascinato e divertito! Ecco che però dobbiamo condurre una riflessione: i matti del paese, gli ubriaconi, i cosiddetti “scemi del villaggio”, molto spesso ci fanno ridere, ci divertono; ma dimentichiamo le loro sofferenze. Io non so dirvi che cosa provino quelli che sono nati matti, ma posso immaginare cosa provano quelli che lo sono diventati, perché so quello che hanno subito. Infatti nel romanzo mi sono occupato soprattutto di questo: raccontare le tristi storie e le sofferenze di queste persone diverse ed emarginate, come gli alcolizzati, i matti, certi anziani burberi e soprattutto denuncio la superficialità della gente che anziché compatirli, spesso li schernisce. Oltre che dai matti comunque, Bernardo sarà attratto da un gruppo di giovani particolari che sembrano distaccarsi dal conformismo, nel modo di muoversi, di parlare... Tra questi giovani, lo colpisce uno in particolare: uno che poco prima aveva visto aggirarsi da solo con l'aria nervosa, per le strade del paese, proprio come i matti. Spinto dalla curiosità, Bernardo va a conoscerlo e vede che, nonostante abbia normalmente degli amici, è un ragazzo introverso e taciturno. Bernardo gli confessa di averlo scambiato ERRONEAMENTE per un matto e il giovane gli risponde con questa frase “A volte temo di sembrare alla gente uno dei tanti pazzi del paese, altre volte temo di esserlo, altre volte ancora invece, temo di diventarlo” che è uno dei miei aforismi più citati su internet – in particolare dagli utenti di facebook – ma che molte di quelle persone che lo citano (naturalmente quelle che conoscono l'aforisma e non il libro) fraintendono il suo significato, perché credono che ci si riferisca all'esuberanza della persona: oggi è di moda definirsi “matti” per suscitare simpatia nei confronti altrui o addirittura per giustificarsi quando si fa qualcosa di sciocco. L'aforisma invece si riferisce a quelle persone solitarie che, aggirandosi per il paese, vengono scambiate per matte solo per questo motivo, cioè passeggiare da soli con aria riflessiva. Non so se qui in città è così strano vedere una persona che passeggia da sola, ma in paese, sembra che la gente subito ti scambia per matto o per uno con problemi. Nello scorrere del romanzo, la storia girerà proprio intorno a questo personaggio: Romolo. È lui il vero protagonista. Una delle sue caratteristiche principali è che è un giovane dall’animo sensibile e solidale: si commuove per le tristi storie dei pazzi e degli alcolizzati della propria cittadina; o quando vede un anziano signore umiliato dai teppisti e reso malvagio proprio a causa della cattiveria altrui; quando vede le persone cercare l’elemosina alla stazione di Napoli, quando vede i barboni o una bella ragazza ridotta a prostituirsi (da notare dunque, che il romanzo va a spostarsi anche oltre la cittadina in questione). In queste ultime circostanze, condurrà anche delle riflessioni importanti sulla situazione odierna di Napoli e del Sud, collegandole a riflessioni sulla sua storicità che è quella del Risorgimento e del Regno Delle Due Sicilie: un argomento di cui si è discusso molto negli ultimi anni. Nonostante Romolo abbia bisogno lui stesso di qualcuno che lo incoraggi – o forse proprio per questo - ci sono delle persone che saranno incoraggiate da Romolo: la prima è Barbara, una donna sulla trentina che gestisce un bar e che, essendo divorziata e con due figli, ha paura di non ritrovare più l'amore di un uomo per un rapporto stabile, a causa di pregiudizi. Romolo, sorridendole, le dirà di non perdere mai la speranza. Infine, parlavo poco fa della triste storia di un anziano signore irascibile ed inavvicinabile che ha perso la nobiltà d'animo di quando era giovane. Ebbene, Romolo riuscirà a farlo reintegrare nella società dalla quale si era quasi completamente alienato, gli restituirà il sorriso e la bontà di cuore: ecco come Romolo, pur non rendendosene conto, ha commesso un atto eroico (questa è una considerazione che ho fatto da lettore, non da autore, cioè dopo aver riletto il mio romanzo). Romolo infatti sognava di commettere un atto eroico, ma nel senso di cambiare il sistema (anche se forse potremmo iniziare da piccole cose come queste, cambiando innanzitutto la mentalità della gente). Queste vicende racchiudono l'intero messaggio che voglio trasmettere con il romanzo e cioè quello della solidarietà! Io spero che tutto questo cambierà prima o poi, che riusciremo a “insegnare” alla gente i principi della solidarietà. Io, con questo romanzo, nel mio piccolo, ho cercato di dare il mio contributo.

Luana Troncanetti: Quanto c’è di te in Romolo? Vi somigliate in qualche modo e se sì, perché?

Domenico Esposito: Per quanto riguarda la vita e le esperienze, non credo che sia molto importante sapere se l'autore assomiglia al protagonista, a meno che non si è appassionati di gossip; più che altro mi soffermerei sugli ideali: per quanto riguarda gli ideali sì, ci somigliamo abbastanza, non dico che siamo identici, anche perché gli ideali possono cambiare, maturare con il tempo. Però comunque faccio in modo che il lettore si affezioni al protagonista e apprenda qualcosa da lui. Non sempre il mio intento riesce purtroppo, poiché non tutti i miei lettori - benché abbiano apprezzato il romanzo - hanno anche condiviso i miei ideali e il mio messaggio. Forse questo non è necessariamente un male, da un lato, perché comunque significa che c'è ancora gente che ragiona con la propria testa e non con quello che scrivono gli altri; da un altro lato invece è un male perché comunque i miei messaggi sono a fin di bene. È come se dicessi: “questa è la realtà, stiamo attenti, cambiamo mentalità e comportamento, perché persone come Romolo ci potrebbero soffrire”. Da un lato comunque vorrei essere molto di più somigliante a Romolo, soprattutto per quanto riguarda il suo lato solidale. Cerco di trasmettere un messaggio anche a me stesso, prima che ai miei lettori.

Luana Troncanetti: Quando scrivi, hai bisogno di assoluta concentrazione e silenzio tombale attorno a te, oppure riesci a creare anche con lo stereo a palla?

Domenico Esposito: L'assoluta concentrazione mi serve quando leggo più che altro o quando scrivo per il giornale. Per quanto riguarda la narrativa, no: ascoltando la musica, sono riuscito a scrivere molti racconti e anche alcuni capitoli de La Città dei Matti, ovviamente sempre con la musica che prediligo, anzi, ho addirittura fatto un esperimento: ho iniziato la stesura di un romanzo ispirandomi alle canzoni che ascoltavo...(poi ho scoperto che lo fanno un po' tutti...)

Luana Troncanetti: Stai pensando a un nuovo romanzo? Se sì, puoi raccontarci per sommi capi di cosa tratterà?

Domenico Esposito: Certo, i progetti sono tanti, bisognerà soltanto realizzarli e come ho già detto non sempre è facile. Ho già concluso il mio secondo romanzo (che non è quello tratto dall'esperimento di cui parlavo), deve soltanto essere pubblicato, tratterà molto delle ideologie, delle religioni, dell'ateismo... È ambientato per lo più a Napoli, tra l'estate e l'inverno del 2001. Denuncerò la violenza poliziesca, la violenza in generale, il bullismo; parlerò di razzismo e dei motivi per cui non si può essere razzisti, ma soprattutto è un tentativo di riconciliare il popolo, rispettando le idee altrui: uno dei protagonisti vorrebbe che atei, cristiani, comunisti, liberali e tutti si riunissero per cambiare il sistema senza cercare di imporre le proprie idee altrui, affrontando i problemi che riguardano un po' tutti...non anticipo più nulla.

Di Luana Troncanetti

lunedì 11 luglio 2011

Chi sono gli incivili?

Nell’immaginario collettivo, la gente incivile, che anziché parlare grida, che insulta l’interlocutore, che gli impedisce di dire la sua opinione, tentando di soverchiare a vicenda le proprie grida, e che talvolta arriva persino alle mani – non essendo in grado di reggere il confronto – si trova tra gli abitanti delle case popolari, nei quartieri degradati, tra il popolo e le “menti semplici”, tra quelli che, non avendo proseguito gli studi dopo la quinta elementare o terza media e perciò restando ignoranti, non hanno imparato l’educazione. Al Nord dicono che questo vale soprattutto per il Sud, al Sud dicono che vale soprattutto in Campania, in Campania dicono che vale soprattutto a Napoli e – andando in un contesto più locale – nella Valle Caudina, e in particolare a Cervinara , si dice che ciò valga soprattutto per le case popolari. Basterebbe uscire un po’ per capire che è un altro luogo comune pensare che i vandali e gli incivili non si trovino dappertutto (dalle case popolari al centro del paese, dal paesino di provincia alla città, da Nord a Sud) così come basta farsi una passeggiata nella provincia milanese, per sfatare il mito secondo il quale “al nord non c’è nemmeno una carta a terra”.
Tralasciando la località, qualunque essa sia, stiamo comunque parlando del popolo. Ma è proprio vero che gli incivili si trovano solo tra il popolo e chi non ha ricevuto la giusta educazione scolastica? Basta accendere la televisione per notare come i cosiddetti intellettuali, i politici e tutta questa gente che dovrebbe dare un buon esempio al popolo e che invece, sia di destra sia di sinistra, sia del nord, sia del sud, nelle discussioni si comportano esattamente come “quegli incivili del popolo” o come i cosiddetti “terroni”.
A cominciare da Vittorio Sgarbi che urla contro chiunque non la pensi come lui impedendo di esprimere un’opinione, e litiga pesantemente con la Mussolini la quale, a sua volta, aggredisce e minaccia chi, per esempio, osa dire che anche gli uomini, come le donne (e forse anche di più), subiscono discriminazioni e violenza “di genere”; oppure La Russa che insulta il professore Odifreddi, con frasi e toni volgari del tipo “Lei fa schifo” e si ottura le orecchie per non sentire, come fanno i bambini piccolissimi; o un qualsiasi esponente politico che non lascia parlare uno studente che appartiene ad un collettivo universitario che ha partecipato a delle proteste e vuole spiegare le motivazioni. Per non parlare dell’inciviltà, la cafonaggine e la maleducazione dei leghisti del nord che si permettono pure di fare luoghi comuni sull’inciviltà dei cittadini meridionali. E poi ci sono i furboni mediatici come Barbara D’Urso che nel suo programma mediocre invita ospiti che la pensano tutti allo stesso modo e uno che la pensa diversamente, in modo tale che venga subito aggredito e zittito da tutti gli altri, conduttrice compresa che, con qualche banale frase che ha sentito di dire in giro, suscita l’applauso delle pecore che belano tra il pubblico, che probabilmente non capiscono nemmeno le sue affermazioni o comunque non ci riflettono profondamente e l’accettano con superficialità. E allora chi sono gli incivili? Quelli del nord o quelli del sud? Quelli del popolo o quelli che ci governano? Quelli delle case popolari o quelli che abitano in paese o in città? Nulla si può categorizzare per nulla e in nulla. E’come se chiedessi se è più intelligente l’uomo o la donna. Sfatando tutti questi luoghi comuni, una cosa è certa: ognuno guarda la pagliuzza negli occhi altrui e non la trave nei propri occhi.
Infine, penso che non sia un’esagerazione, dunque, affermare che si discute molto meglio e con più diplomazia davanti a un bar che con questi che chiamiamo intellettuali ma che più incivili non ce ne sono. Loro danno cattivo esempio al popolo, per cui, sarebbe ora che fossimo noi a dare buon esempio a loro.

Domenico Esposito Mito

martedì 31 maggio 2011

Intervista a Pietro De Bonis (scrittore e poeta)

Amo la poesia forse addirittura più della narrativa e sarà, forse, proprio per questo che prima di ritornare a cimentarmi a scriverla, ho esitato persino a “toccarla”: oggi fare poesia è difficile, ci vuole coraggio, anche perché agli altri risulta difficile persino comprenderla. Rimango, infatti, sempre più deluso da alcune poesie adolescenziali, troppo semplici, quasi banali e, nonostante ciò, sopravvalutate e premiate. Rimango, quindi, deluso soprattutto dalle giurie che, invece, non riconoscono quei rarissimi adolescenti che veramente valgono e meritano (poiché la poesia è un'arte e l'arte non appartiene a tutti).
L'artista che intervisterò oggi, però, non è un adolescente, ma un giovane di ventisette anni: Pietro De Bonis, nato a Roma, che ha pubblicato il suo primo libro di poesie intitolato “Tempeste Puniche”, edizioni Il Filo. Pietro De Bonis ha frequentato la Facoltà di Lettere dell’Università di Tor Vergata, poi ha intrapreso la strada della recitazione e della fotografia. Conosciamolo e vediamo cosa ne pensa.

Ciao, Pietro, ti do il benvenuto.

A proposito di ciò che dicevo nell'introduzione: perché, secondo te, molti giovani che scrivono poesie sono sopravvalutati, mentre altri più validi sono sottovalutati, soprattutto nei Premi Letterari?

Ciao! A questa domanda non saprei risponderti in modo approfondito, in quanto non ho mai avuto modo di venire a conoscenza di persone e poesie premiate con una valutazione eccessiva. Al contrario, posso dirti che riscontro nella gente, soprattutto i giovani di oggi, una sottovalutazione del genere letterario poetico. Quasi venga, non voglio dire evitato, ma sicuramente scansato, come se le poesie appartenessero ancora a una reminiscenza scolastica, per questo fastidiosa, orticante, riconducibile solo a un discorso legato a parole messe lì a fare rima. La poesia non è rap. Questo per me è un pensiero inqualificabile, in quanto riduce di molto, di troppo, il significato e la bellezza della poesia e conseguentemente la bravura del poeta. La poesia non è affatto scontata, sono scontati gli occhi che non sanno leggerla. Poi, riagganciandomi al discorso iniziale, sta sempre all'individuo cercare di farsi valutare più che può, di farsi conoscere più che può, così da estendere la propria cerchia di lettori e aumentare i consensi o, come anche logico, i dissensi.

Una domanda, forse, poco originale, ma che sorge spontanea: quando e come ti sei accorto di essere un poeta e di amare la poesia?

Tutto ciò che sorge spontaneo non è affatto poco originale. Vedi, la mia poesia è sorta spontanea. Ho iniziato a buttare giù qualche riga senza mai aver letto prima un libro, le parole sono venute da se, innate e insite in me. Il primo a esserne sorpreso è stato proprio il sottoscritto, a volte mi svegliavo nel cuore della notte con dei versi in mente e li scrivevo su un pezzo di carta e poi li riprendevo l’indomani, li aggiustavo e concludevo il senso, uscivano suoni dalla mia bocca, fantastici. Amo la poesia perché credo di amare la vita e le persone che ne fanno parte, e amo me, la mia arte, la mia persona. Anche se sinceramente essere definito "poeta" un po' mi appesantisce, io debbo crescere ancora tanto per giungere a quel titolo.

C'è un poeta o una corrente letteraria che ami particolarmente?

Amo Alda Merini. Ti do un'anticipazione, vi sarà una poesia dedicata a lei nella mia prossima (si spera) pubblicazione. Non coltivo passioni per le correnti letterarie, mi piace scoprire gli individui singolarmente, li estrapolo da qualsiasi periodo mondiale.

Spiegaci un po' il titolo della raccolta, perché proprio “Tempeste Puniche”?

Il titolo intero è Tempeste Puniche, Il Profumo della Quiete. Rappresenta un passaggio di testimone, ossia dalle tempeste interiori che si hanno nel corso della propria vita, soprattutto adolescenziale, sino al profumo della quiete, ossia a quella sensazione che forse il peggio sia passato e che il bello, sempre più bello, è dietro l'angolo, basta solo avere il coraggio di arrivarci e fargli... tana!

Scrivi solo poesie o ti cimenti anche nella prosa?

Scrivo poesie e prose, ma mi sto cimentando anche nel romanzo, confido molto anche in quello, e in me che lo scrivo. Se avrete la pazienza e io la fortuna di pubblicare, mi leggerete anche a pie' pagine.

Qual è la poesia che, in questa tua raccolta, ti è più cara? E perché?

La più cara è "Lettera aperta al cielo", la poesia conclusiva del libro, perché è dedicata a mia madre, come l'intera raccolta, del resto.

Quali altri progetti nell'ambito letterario e, visto che vedo che sei anche attore, nel campo della recitazione?

Anche qui andiamo calmi a definirmi attore, mi diverto solo a recitare sul palco con i fantastici amici della mia compagnia teatrale dei "folliattori", nulla più di questo. Come progetti, ti ripeto, ho il romanzo e una nuova raccolta di poesie.

Pietro, non mi rimane che ringraziarti e farti tanti in bocca al lupo per tutto! Un saluto!

Grazie infinite a te! Alla prossima! Ciao!

Domenico Esposito Mito, scrittore e giornalista


Rinascimento - Pietro De Bonis

Il profumo della quiete.
Delle foglie d’abete.
Il respiro interno.
L’odore del vento.
La libertà sulla pelle.
Rinascimento.

domenica 29 maggio 2011

Intervista a Francesco Ferrazzo (cantante)

È da poco uscito l'album del cantante Francesco Ferrazzo "Goccia dopo goccia."
Francesco Ferrazzo nasce a Verbania nel 1976. Inizia a studiare organo all’età di 8 anni per poi proseguire con il pianoforte. La prima esibizione dal vivo è stata a 13 anni. Per anni è stato tastierista in diverse formazioni di covers pop-rock. Collabora negli arrangiamenti per alcuni artisti, come Luisa Parrelli, con la quale produce il singolo Temporale da un motel, inserito in una compilation dei migliori artisti Varesini. Verso i 20 anni inizia a scrivere canzoni, oltre a collaborare ad arrangiamenti di colonne sonore per il teatro. Realizzato un demo-CD intitolato A testa in giù. Si classifica semifinalista per due edizioni consecutive del Premio Recanati (2001-2002), e vince la targa per il secondo classificato, al Premio Lunezia 2002. Si è esibito dal vivo in formazioni acustiche. Ha aperto uno spettacolo milanese di Luigi Grechi nel giugno 2003 per la rassegna Acrobatici Anfibi in collaborazione con La Brigata Lolli. Parallelamente all’attività di cantautore, era il tastierista della cover band Cantesia di supporto al cantante Carmine Cirillo, e nel 2007 ha partecipato come musicista al progetto Allez Coppi della compagnia teatrale Sipario. Nello stesso anno incide il singolo Di cosa ha bisogno la gente, incluso in una compilation intitolata Make Up, Not War, prodotta in collaborazione con il Comune di Verbania.

Ciao, Francesco, ti do il benvenuto


Ciao! Grazie mille.

Tu hai iniziato a studiare musica alla tenera età di otto anni: cosa ha spinto un bambino di soli otto anni a studiare l'organo? È stato qualcosa che è nato esclusivamente dal tuo cuore oppure c'è stata un po' d'influenza da parte di qualcuno?

Mi ricordo che i miei genitori mi regalarono una melodica a bocca (di quelle per bambini, con i tasti colorati) e fui folgorato dai suoni che emetteva. Forse l'educazione che mi diedero all'ascolto della musica, che allora girava solo su 45-33giri o su cassetta, fu determinante. Mi ricordo che sul giradischi di casa si suonavano spesso album di Jaques Brel, Bob Dylan, Dire Straits, ma anche di classica, la Moldava di Smetana, Le opere di Verdi, il Concerto d'Aranjuez. Vista questa mia passione nell'ascolto e nel suonare la melodica, i miei mi iscrissero ad un corso di organo elettronico, e da li iniziò tutto.

Quali sono le difficoltà che s'incontrano durante il cammino nell'ambito musicale? E come si fa a superarle?

Quella più grossa è l'attenzione da parte dei media e da parte delle case discografiche. Non è un caso se questo cd è autoprodotto. Ho dovuto aspettare di avere la disponibilità economica e la maturità tecnica per farlo autonomamente, certamente con la collaborazione di professionisti che comunque hanno preso parte al progetto con grande passione. Spiace dover constatare che al momento le case discografiche non investono più quasi per niente (qualcuno mi direbbe "togli pure il quasi") sulle "nuove proposte". L'altro grosso scoglio è la promozione... e vedremo anche li se saremo fortunati. In generale posso dire che l'attenzione per i giovani è sempre più legata ad ambiti puramente usa e getta come i "Talent show", oppure a particolari "club di giornalisti" difficili da avvicinare...

Ci sono molti musicisti, giovani e meno giovani, che pur essendo molto validi e talentuosi, rimangono emergenti e non riescono ad arrivare nemmeno dove sei arrivato tu, cioè alla pubblicazione del primo album: è perché non s'impegnano abbastanza o perché anche nella musica esiste una sorta di corruzione che talvolta impedisce di avere successo a chi ha talento?

Mah, forse ti ho risposto involontariamente nella risposta precedente. In realtà bisogna avere grande costanza e passione... molti artisti, per tanti motivi, tra cui anche le continue delusioni (perché ce ne sono tante lungo la strada) dopo un po' di tentativi perdono la convinzione. Io non mi sono perso d'animo, e sono soddisfatto del percorso che mi ha portato qui, e del risultato. Sono sicuro che chi lo ascolterà, per quanto sarà difficile la promozione, potrà apprezzarne quantomeno la passione (di tutti quelli che vi hanno preso parte) con cui è stato realizzato questo cd. E ancora di più, spero, le mie stesse canzoni!

Che consigli daresti a questi artisti meno fortunati?

Quello che tutti gli artisti famosi (quelli già "arrivati") consigliano, alla fine penso sia vero. Non mollare... se senti di avere veramente qualcosa da dire, devi continuare a provare, e migliorarti sempre di più, mettendoti alla prova e imparando.

Hai uno o più cantanti che ammiri in particolare e ai quali magari t'ispiri

Sono cresciuto con la musica di Van Morrison, dei Dire Straits, di Sting, Peter Gabriel, Fossati, e tanti altri. Penso che molti di questi abbiano lasciato segni molto riconoscibili nella mia musica.

Durante tutta la tua carriera da cantautore, ti sei affezionato a qualche tua canzone in particolare che ti è più cara delle altre?

Beh più o meno a tutte, per ragioni diverse e in tempi diversi, molte non sono neanche state inserite nel cd per questioni logistiche e di scaletta, ma devo dire che Goccia dopo goccia (che ha dato il titolo al CD), è una delle mie più riuscite e ispirate, a cui più sono legato. E Tranne che a te, per l'intensità emotiva che mi trasmette ogni volta da quando l'ho scritta. La stessa intensità che i musicisti hanno saputo ben ricevere e restituire suonandola in una versione bellissima.

Altri progetti per il futuro?

Al momento mi occupo della promozione che si basa sui concerti che stiamo allestendo e che inizieranno da quest'estate, e su un forte passaparola di cui abbiamo tanto bisogno. Ne approfitto per segnalare il sito dove è possibile acquistare il disco con Paypal o iTunes e collegarsi a tutti i social networks (Facebook, Myspace, YouTube, ecc...) per il preascolto e tutte le news.

Grazie, Francesco, ti faccio le mie congratulazioni e tanti in bocca al lupo.

Grazie mille, e buon ascolto a chiunque abbia la curiosità di provare!

di: Domenico Esposito Mito, scrittore e giornalista

giovedì 26 maggio 2011

Intervista ad Antifeminist (giornale antifemminista italiano)

Nella seguente intervista non parleremo di arte o di letteratura, ma di un fenomeno sociale. Sicuramente tutti abbiamo sentito parlare di femminismo, almeno una volta nella vita, ma non tutti si sono chiesti che cosa sia: c'è chi dà per scontato che sia sessismo al femminile, quindi il maschilismo all'inverso (ma non lo ritiene un fenomeno diffuso, bensì solo un'ideologia, magari poco considerata) e chi dà per scontato che sia nato per la lotta per la parità dei sessi. Se esso, dunque, si batte per la parità, che bisogno c'è di creare movimenti maschili che combattono il femminismo? Sono movimenti misogini e maschilisti? A queste domande ci risponderà il responsabile del giornale virtuale antifemminista italiano "Antifeminist".

La prima domanda è questa: se il femminismo nasce come lotta per la parità dei sessi, perché lo combattete? Cosa avete contro la parità dei sessi?

Antifeminist: Il femminismo non è nato come lotta per la parità dei sessi, già le femministe di fine 1800 parlavano di "futuro mondo delle donne", di "partenogenesi", di "distruzione della famiglia", e quindi di Suprematismo Femminile. Ho affrontato la questione nel mio articolo "Il Femminismo Buono, la Prima Ondata". L'espressione "parità dei sessi" è stato un furbo espediente propagandistico, usato a mo' di cavallo di troia per introdurre subdolamente nella società il Suprematismo Femminile. Ora che le femministe si sentono abbastanza sicure della loro presa di potere in questa società, lo stanno annunciando in modo sempre più esplicito e sfacciato. La femminista ebrea-americana Hanna Rosin, autrice di un articolo che ha fatto molto discutere nei media inglesi qualche mese fa ("La fine degli uomini"), è una di queste femministe che finalmente si son tolte la maschera e stanno dicendo apertamente quello che hanno sempre pensato. I "maschi" vanno declassati a cittadini di serie B, e il mondo del futuro dovrà essere il "mondo delle donne".


Gli antifemministi sconsigliano di sposarsi, ma non solo: anche di fare figli e persino di convivere: potreste spiegarci perché? Non sono mica tutte uguali le donne!

Antifeminist: Le donne non sono tutte uguali, ma il sistema non tutela gli uomini. Un uomo che si sposa è un imbecille, perché sta firmando un contratto che dice che esiste una possibilità su due di perdere casa, soldi e figli. Quale persona firmerebbe mai un contratto simile, solo per una questione "simbolica", come è appunto il matrimonio? Per i figli la questione è un'altra: fare figli fuori dal matrimonio non è consigliabile, perché sarebbe un atto di egoismo puro privare il bambino della figura materna o paterna. Per quanto riguarda la convivenza: pochi giorni alla settimana vanno bene, ma convivenza fissa è da evitare, non si sa mai che facciano leggi retroattive per equiparare le convivenze al matrimonio.

Se siete contro il matrimonio, i figli e anche la convivenza: qual è l'alternativa? Come fare nel caso in cui ci s'innamora? Che vita dovrebbe condurre l'uomo contemporaneo?

Antifeminist: Ognuno a casa propria. Tanto le femmine non ne soffrirebbero: "una donna ha bisogno di un uomo tanto quanto un pesce di una bicicletta", dicevano le femministe. E anche se ne dovessero soffrire, non sono problemi nostri: loro, dicono sempre, sono "forti emancipate e indipendenti". Se è così, si emancipino una volta per tutte dall'odiato maschio, e iniziassero a lesbicare fra di loro.

Esistono delle discriminazioni di genere? Quali leggi discriminano veramente le donne e quali discriminano gli uomini?

Antifeminist: Leggi che discriminano le donne, esistono: sono le discriminazioni "positive", quelle leggi cioè che avvantaggiano le donne a discapito degli uomini. Quote rosa, agevolazioni per l'imprenditoria femminile, test fisici a standard ribassato per entrare nelle Forze Armate, etc.etc. Ognuna di queste discriminazioni "positive", rappresenta una discriminazione "negativa" per gli uomini. La discriminazione più grave, comunque, che colpisce gli uomini, è quella che ha dato vita al fenomeno dei padri separati, cioè uomini che per un capriccio di una femmina finiscono per perdere casa, soldi e figli.

La legge sull'aborto, la disoccupazione femminile, il fatto che vi siano pochissime manager femmine e che le donne guadagnino meno degli uomini, non vi sembrano discriminazioni?

Antifeminist: L'attuale legge sull'aborto è femminista, la disoccupazione femminile è colpa delle femmine stesse, le manager femmine non ci sono in gran numero perché evidentemente meno capaci e competitive dei colleghi uomini, e per finire le donne guadagnano meno degli uomini perché scelgono lavori peggio retribuiti. Ma per lo stesso lavoro e con pari esperienza uomini e donne vengono pagati uguale. È una menzogna femminista quella secondo cui le femmine a parità di mansione ricevono stipendi più bassi: se le femmine davvero guadagnassero di meno a parità di mansione, quale imbecille assumerebbe maschi, sapendo che potrebbe assumere dipendenti femmine pagandole di meno?

Parliamo, invece, della violenza sulle donne: Yara Gambirasi, Sarah Scazzi, Melania Rea ecc., non sono chiari esempi di odio contro il genere femminile?

Antifeminist: Yara non si sa ancora chi l'ha uccisa, Sarah Scazzi probabilmente è stata uccisa da femmine, e stessa cosa forse anche per Melania Rea. Non esiste alcun odio contro il genere femminile. Le persone che uccidono, uomini o donne, rappresentano una percentuale microscopica rispetto alla popolazione totale. Prendere casi isolati di persone mentalmente labili, per demonizzare un intero genere, è un metodo disonesto che le femministe usano contro gli uomini per sfogare un po' della loro misandria e per preparare il terreno a leggi liberticide anti-maschili.

Vi sono delle teorie scientifiche, secondo le quali, le donne sarebbero superiori agli uomini e anche delle indagini secondo le quali le donne sono più brave a lavoro e/o a scuola: non credete nemmeno in questo? Soprattutto se a dirlo è la scienza?

Antifeminist: La scienza ha detto tante cose nel corso della storia, anche immense stupidaggini. La scienza generalmente si piega ai dogmi dominanti dell'epoca, e l'epoca nella quale stiamo vivendo ora è femminista. Quindi la scienza si adegua(ed è falsa scienza).

Pedofilia: siete contrari anche alla castrazione chimica? Quale può essere, dunque la soluzione, per quanto riguarda pedofili e stupratori? E soprattutto, quali possono essere le cause?

Antifeminist: Le cause sono da ricercarsi in disturbi mentali dell'individuo, possibilmente da curare in cliniche apposite.

Qual è il rapporto dell'antifemminismo con la politica e la religione? Fate riferimento a un'ideologia o una religione in particolare?

Antifeminist: No, non facciamo riferimento a nessuna area politica o religiosa. Ogni antifemminista poi è un mondo a sé, ci sono quelli di destra, di sinistra, apartitici, cristiani, atei, buddisti, agnostici ecc. Insomma, l'antifemminismo non è inquadrabile in una categoria politica, e tanto meno religiosa, ben definita.

A proposito di politica, alcuni leghisti e fascisti dicono di essere antifemministi, ma per pedofili e stupratori propongono le stesse soluzioni delle femministe: cosa ne pensano i movimenti antifemministi di questo?

Antifemnist: Non ho mai sentito leghisti o fascisti definirsi antifemministi. I fascisti istituirono un "Servizio Ausiliario Femminile", cioè il "femminismo fascista", e Edda Mussolini disse che "la patria è donna". Per quanto riguarda le pene che propongono per pedofili e stupratori, che abbiano una certa affinità con le femministe non mi sorprende.

Di: Domenico Esposito Mito, scrittore e giornalista

mercoledì 4 maggio 2011

Intervista a Vittoria Coppola, autrice del romanzo “Fino all'altra fermata – Chi ama sa”.

Vittoria Coppola è nata a Casarano e vive a Taviano. È laureata in Lingue e Letterature Straniere. Fino all'altra fermata (Edizioni Il Filo, Gruppo Albatros) è la sua prima pubblicazione.

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Ciao, Vittoria, ti do il benvenuto

Buongiorno e grazie a te!

Vuoi spiegarci un po' la questione delle omonimie dei personaggi della prima e della seconda parte del romanzo? Che cosa hai voluto rappresentare con questo? Oppure preferisci che sia il lettore, con un po' di riflessione e attenzione, a capirlo?

L'omonimia dei personaggi è un particolare del romanzo che lascerei intendere al lettore... Rafforza il legame tra le due protagoniste femminili, ma... è tutto da scoprire!

Speranza, una madre quarantenne di tre figli, si può dire che ella rappresenta, metaforicamente, appunto la Speranza che stava per morire nel cuore di ognuno e che invece è sopravvissuta?

Beh... la scelta di un nome così evocativo non è certo casuale. Si, questa donna rappresenta a tutti gli effetti la bellezza e la necessità di sperare, di credere nella forza del percorso che conduce ad una fermata successiva...

È dunque, la storia di Speranza, anche un messaggio che vuoi trasmettere ai lettori? Ovvero un messaggio di speranza appunto?


Il romanzo è sorretto dai sentimenti (i più vari) e dalla necessità di sperare in qualcosa.

C'è una parte del romanzo in cui Anita, la protagonista, s'iscrive a un corso di scrittura, per cui vorrei chiederti: ritieni importante frequentare corsi di scrittura creativa, al contrario di come altri autori affermano? 

Ritengo i corsi di scrittura molto importanti. È vero che per scrivere un libro debba esserci un'indiscussa predisposizione. Io però credo che, se dovessi scrivere oggi “Fino all'altra fermata”, non commetterei gli errori (grammaticali e non) che ho commesso. Non ho ancora avuto la possibilità di frequentare un corso, perché qui nella provincia di Lecce è difficile che ci sia. Però ho letto molto, a differenza di quanto accadeva a vent'anni.

Il tuo romanzo s'intitola “Fino all'altra fermata (chi ama sa)”. Vogliamo spiegare ai nostri lettori a cosa ti riferisci precisamente? Qual è “l'altra fermata?” 

L'altra fermata è prospettiva e speranza, allo stesso modo in cui può rappresentare un blocco, però utile, mai distruttivo. Potrei fare dei precisi riferimenti al testo... ma rischierei di svelare troppo. Lascio libera interpretazione al lettore.

Spiegaci invece l'espressione metaforica “a piedi nudi”, affiancata spesso all'altra espressione che, come abbiamo detto, dà il titolo al libro “fino all'altra fermata”. 

“A piedi nudi” ovvero con assoluta umiltà e verità. Non è necessario avere delle “scarpe alate” ai piedi per prendere quota. Così come non occorrono fronzoli all'anima per accogliere la bellezza dell'esistenza.

Quali altri progetti per il futuro nell'ambito letterario?
 
Ho scritto il secondo romanzo. Attendo le risposte da parte degli editori. Spero presto possa essere pubblicato, incrocio le dita! Il terzo è appena nato... avrà tempo e modo di crescere...

Grazie, Vittoria, ti faccio tanti in bocca al lupo per tutto!

Grazie a te per tutto, crepi il lupo!


Domenico Esposito Mito, scrittore e giornalista

giovedì 21 aprile 2011

Convegno: La Gioventù Assurda

Il convegno su “La Gioventù Assurda”, organizzato dal Centro Studi e dall'Associazione La Valle, è stato introdotto da Roberta Martone, la quale ha espresso la sua indignazione nei confronti della società che ha illuso i giovani che speravano che avere successo significasse far valere i propri pregi, i propri impegni e che la costanza e il sacrificio sarebbero stati premiati, almeno per chi se lo merita. La Meritocrazia però, come ha osservato Martone, spesso non si rivela altro che un termine utilizzato dai politici per rendere ancora più credibile un discorso retorico preparato a tavolino, quando in realtà nella nostra società l'unico merito che bisogna avere per rivestire un ruolo importante o, semplicemente per trovare un lavoro, è di avere qualche conoscenza. “E allora” si è domandata Martone “che posto si dà alla competenza, alla preparazione e all'impegno, in una società in cui prevalgono soltanto la corruzione, intrighi politici e favoritismi?
Non è però la gioventù a essere assurda, ha osservato Talamo, giornalista e ricercatore della Formez, è assurdo, invece, che in un Paese che ha condannato se stesso al declino, la vera crisi del nostro tempo non è il crack periodico delle borse, ma la distruzione professionale delle giovani generazioni. Per un giovane del Sud, il discorso è ancora più paradossale perché non solo è inchiodato al nulla, ma è anche descritto sui giornali come un fannullone privilegiato che vive alle spalle degli altri, come se questo giovane non volesse lavorare ma volesse, per decisione, vivere sulle spalle degli altri. “Essere giovani " ha osservato Talamo "dovrebbe significare avere la spensieratezza anziché doversi preoccupare ogni giorno di non essere indipendente, di non essere autonomo e di non potersi costruire il futuro. La crisi addirittura ha ridotto la disoccupazione al sud poiché è aumentato il lavoro nero e inoltre la rinuncia al lavoro”. Poi difendendo i giovani ha affermato che essi devono concorrere “a cambiare lo spirito di questo tempo , ricominciando a credere in se stessi." È stata poi la volta del sindacalista della Cgil Mimmo Giugliano che ha portato dei dati oggettivi dai quali è risultato che il tasso di disoccupazione aumenta sempre di più affermando che “la politica nazionale è impegnata su altri fronti e continua ad essere indifferente al problema: ci vuole una seria e concreta politica per l'occupazione quale primaria esigenza ed emergenza dell’Italia. La crisi” – ha proseguito il sindacalista –“ ha prodotto effetti catastrofici con la perdita di migliaia di posti di lavoro e i primi a pagare l'immobilismo dei nostri paesi sono stati i giovani precari senza alcuna fonte di tutela”.
A concludere i lavori è stato il giovanissimo Stefano Pietrosanti, membro della Gioventù Federalista Europea, il quale ha dichiarato "che “ non esistono oggettivamente questioni 'giovanili', qui si tratta di un problema sociale che al massimo può essere definito generazionale, perché riguarda questa nuova generazione”. Poi, confutando la precedente dichiarazione di Talamo, ha precisato: "non è vero che i giovani non protestano: forti onde di proteste si sono viste dall'inizio della crisi. Alla fine, però, ha concluso Pietrosanti, “ ci si accorge anche che protestare, spesso, si rivela totalmente inutile”. A fine convegno, il confronto con il pubblico.

Domenico Esposito Mito

martedì 19 aprile 2011

Frasi e aforismi di Domenico Esposito Mito

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L'unico e vero maestro di vita è la vita stessa.

(Domenico Esposito Mito)

La differenza tra il maschilismo e il femminismo è che il maschilismo non ha indossato la maschera della parità dei sessi.
(Domenico Esposito Mito)

Io credo che le persone bisogna conoscerle più da vicino
prima di descriverle in un certo modo. Bisogna conoscerle in
ogni ambiente, in ogni situazione, perché ognuno di noi cambia
atteggiamento in base al luogo, alla situazione o la gente in
mezzo a cui si trova o anche in base all'età e soprattutto in
base all'umore, così come i camaleonti cambiano colore in
base all'oggetto su cui si trovano. Non possiamo dire che una
persona è chiusa di carattere solo perché con noi non si apre, e
di conseguenza, proprio per il fatto che non si apre con noi,
mai potremo dire di conoscerla bene.
D'altronde, nessuno di noi conosce fino in fondo il suo
prossimo, neanche i migliori amici si conoscono bene tra di
loro. Neanche un genitore conosce bene il proprio figlio, e non
sa mai cosa esattamente gli frulla per la testa. Perché in fondo
nessuno di noi conosce bene neanche se stesso. Quindi se non
conosciamo bene noi stessi come pretendiamo di conoscere
bene gli altri?

(Domenico Esposito Mito)

Si dice che il pazzo sia il prodotto della società, che noi cosiddetti "sani", noi che emarginando le persone, deridendole e abbandonandole provochiamo in loro degli squilibri mentali, noi, con la nostra cattiveria, con il nostro menefreghismo, con il nostro egoismo.

(Domenico Esposito Mito)

Eh! Vedi mio caro, la differenza tra me e te è questa: tu studi, io rifletto, io ragiono. Io sono un amante della cultura. Sebbene io non sia mai stato un bravo studente, ho sempre amato la cultura, tu invece sei un bravo studente, ma non sei amante della cultura quanto me.

(Domenico Esposito Mito)

L'antifemminismo non è maschilismo, non è nemmeno l'odio nei confronti delle donne, bensì nei confronti di un'ideologia subdola: lo scopo dell'antifemminismo è di difendere il genere maschile da chi crede che offendendolo si difenda il genere femminile.

(Domenico Esposito Mito)

Se non hai problemi, non hai bisogno di nulla, e quando non hai bisogno di nulla... perdi tutto... e... forse anche tutti.

(Domenico Esposito Mito)

Finché gli storici e i giornalisti saranno attaccati a un'ideologia o a un partito e, in alcuni casi, anche a una religione, che siano dalla parte dei vinti o dei vincitori, non potremo mai credere che essi affermino il vero.

(Domenico Esposito Mito)

Io, nel momento in cui ho perso, ho capito che in realtà avevo vinto

(Domenico Esposito Mito)

Secondo Berlusconi, tutto il male deriva dai comunisti; secondo i "comunisti", tutto il male deriva da Berlusconi: ecco, questa è l'odierna politica italiana.

(Domenico Esposito Mito)

A volte temo di sembrare alla gente uno dei tanti
pazzi del paese, altre volte temo di esserlo, altre volte ancora
invece, temo di diventarlo.

(Domenico Esposito Mito)

George Orwell pensava che nel 1984 il Grande Fratello avrebbe guardato il popolo: chissà cosa penserebbe, se sapesse che oggi è il popolo che guarda il Grande Fratello.

(Domenico Esposito Mito)

Non sarei un po' presuntuoso, se dicessi di non aver mai peccato, almeno un volta nella mia vita, di presunzione?

(Domenico Esposito Mito)

La timidezza sarà anche una forma di paura, ma è pure una forma di orgoglio. Essa è soprattutto l'accortezza di non dire idiozie e di non rendersi ridicoli, a differenza di chi, pur di non tacere, preferisce dire sciocchezze

(Domenico Esposito Mito)

"La delusione è il castigo degli illusi, la giusta punizione per chi sogna troppo".
Domenico J. Esposito
Mad World - Il Mondo Malato

"Per quanto la neve sia fredda, è l'unica cosa che ti riscalda il cuore quando hai il gelo dentro".
Mad World - Il Mondo Malato
Domenico J. Esposito

"L'anticonformismo intenzionale è solo l'altra faccia del conformismo, che è la paura di essere diversi, mentre la diversità altro non è che la libertà e il coraggio di essere se stessi in una società che non rispecchia i tuoi valori e le tue idee".
dal libro "Mad world. Il mondo malato".

Noi artisti siamo malati che hanno una cura a portata di mano: l’arte!"
Dal romanzo "Il Mondo Malato"
Eretica Edizioni

“I moralisti si dividono in due categorie: quelli che puntano il dito contro chi sbaglia e quelli che assolvono e addirittura elogiano chi persevera. Non c’è una via di mezzo”.
(Il Mondo Malato)

"Succede che a volte di notte non puoi dormire perché l’ispirazione ti chiama. Se non vuoi impazzire, devi alzarti dal letto, prendere il quaderno e metterti a scrivere. Poco importa se arriverai all'alba. Devi farlo".
Dal romanzo "Il Mondo Malato"
Eretica Edizioni

"A volte le cose alle quali ci aggrappiamo per sopravvivere sono quelle che più ci uccidono".
Dal romanzo "Il Mondo Malato".
Domenico J. Esposito.
Eretica Edizioni

"L'ispirazione è la malattia dell'artista, l'arte è la sua cura".
Domenico J. Esposito
Dal Romanzo "Il Mondo Malato"
Eretica Edizioni

giovedì 7 aprile 2011

Intervista a Dacre Stoker (Undead, Gli Immortali)

Dacre Calder Stoker (Montreal, 23 agosto 1958) è uno scrittore e sportivo canadese.Di origine canadese, ma residente da alcuni anni negli Stati Uniti, è il pronipote del celebre scrittore Bram Stoker. Campione mondiale di pentathlon e allenatore del team canadese al pentathlon alle Olimpiadi di Seul del 1988, vive nel South Carolina con la moglie e i due figli. Ha esordito come scrittore nel 2009 con il romanzo Undead - Gli immortali, primo sequel ufficiale di Dracula. Nella stesura del romanzo ha collaborato con lo scrittore e studioso Ian Holt.

Cliccate qui per leggere la mia recensione del libro

Salve, Signor Stoker. La prima domanda che volevo porle è questa: come mai lei e Ian Holt avete cambiato la trama del "Dracula" originale nel sequel che avete scritto? Per esempio, nel romanzo del suo antenato non esisteva alcuna storia d'amore di Mina con Dracula, anzi, al contrario, Jonathan Harker e Mina erano descritti come una coppia fedele e fiduciosa.


Sentivamo il bisogno di effettuare qualche cambiamento ai personaggi così da poter modernizzare la storia. Dracula fu scritto in stile epistolare, che non dava al lettore più di una semplice idea delle relazioni tra i personaggi centrali. Abbiamo pensato che dopo venticinque anni la "banda di eroi" abbia subito una serie di eventi traumatici durante la caccia al conte Dracula in Transilvania, e che ne abbiano subito gli effetto e quindi siano cambiati.
È come essere tornati da una guerra quando un tuo amico è stato ucciso, tu stesso potresti cambiare. Abbiamo anche pensato che che sarebbe stato interessante per i lettori se avessimo sviluppato la storia della relazione tra Mina e il Conte Dracula. Sappiamo che i due ebbero un "incontro" nel Dracula di Bram, ma niente fu detto riguardo gli effetti che esso ebbe su Mina.


Dichiaraste che il vostro intento era, con questo romanzo, di restituire alla figura di Dracula il suo spirito autentico e originale: poiché la trama differisce molto dal romanzo originale di Bram Stoker, che cosa intendevate dire allora?


La trama non cambia veramente, continua venticinque anni dopo. Offriamo dei cambiamenti all'interno dei personaggi originali di Bram per mantenere l'interesse nel lettore e gli offriamo nuove cose per poter sfidare le loro menti. Le locazioni a Parigi e in Inghiterra sono simili a quelle della storia originale, danno al lettore la possibilità di sentirle familiari e sentirsi sfidato da ciò che non si aspetta allo stesso tempo. Allo stesso tempo, diamo al Conte Dracula la possibilità di avere molto di più di una voce rispetto a come avveniva nel romanzo di Bram

Il finale del vostro romanzo è molto, per così dire, “aperto”: pensate quindi di scrivere un sequel? O comunque, in futuro, scriverete qualche altro libro?

Ian e Io abbiamo un abbozzo per un sequel di "Dracula the Un-dead". Se c'è abbastanza interesse da parte del lettore troveremo un editore, allora potremmo decidere di lavorare di nuovo insieme. Attualmente sto lavorando ad un libro di non fiction, con la dottoressa Elizabeth Miller. Si tratta di uno sguardo molto speciale a Bram quando era più giovane, prima di scrivere la maggior parte dei suoi libri. Abbiamo trovato un articolo di Bram in un attico di uno dei suoi figli , ci permette di penetrare nei suoi pensieri interiori che riteniamo che i lettori ameranno esplorare.

Qual è il suo film preferito su Dracula e quale attore lo ha interpretato meglio, secondo Lei?

Mi piaciacciono molto due film di Dracula : la versione originale di Todd Browning del 1931 e la versione di Coppola del 1992.
Penso che ci siano stati molti attori che hanno fatto un ottimo lavoro nell'interpretazione di Dracula, tutti sono un pò diversi, il Signor Christopher Lee, Bela Lugosi, Frank Langella e Gary Oldman sono al top della mia lista.


Cosa ne pensa della figura moderna del vampiro che è molto differente da quella originale di Dracula?

I vampiri sono stati in continua evoluzione sin da quando sono stati introdotti nei primi anni del 1800 nella letteratura. Le prime versioni hanno cambiato il vampiro in un ardito aristocratico dell'Europa Orientale. I Film invece hanno dovuto offrire sempre qualcosa di nuovo e diverso ad ogni nuova produzione altrimenti i fans si sarebbero stancati della "solita vecchia roba". Poiché si tratta di personaggi inventati, mi stanno abbastanza bene tutte le diverse versioni.

Chi è il suo autore preferito odierno di romanzi sui vampiri?

Mi piacciono Stephen King e Anne Rice, ho proprio sentito che hanno aggiunto del dramma molto realistico e horror al genere vampiresco.

La ringrazio, signor Stoker, in bocca al lupo per tutto. Un saluto.

Domenico Esposito, scrittore e giornalista

Grazie a Carlo Esposito per la traduzione

Clicca qui per leggere la versione originale



mercoledì 30 marzo 2011

Interview with Dacre Stoker (Dracula, The Undead)

Dacre Stoker is the author of Dracula the Un-dead (with Ian Holt) and the great-grand nephew of Bram Stoker

Hi there Mr. Stoker. The first question i would like to ask is the following: how come you and Ian Holt had decided to change the plot of the original “Dracula” in the sequel that you wrote? For example, in the novel of your ancestor there was no story about the love between Mina and Dracula, rather, on the contrary, Jonathan Harker and Mina were described as a faithful and confident couple.

We felt we needed to make some changes to the characters in order to modernize the story. Dracula was written in the epistolary style which did not give the reader much of an idea of the relationships between the central characters. We realized that after twenty five years and the fact that the “band of heros” underwent a series of very traumatic events in chasing Count Dracula back to Transylvania, that they would have been personally affected and changed. It is like coming back from a war when some of your friends had been killed, you would change yourself. We also thought it would be interesting for the readers if we developed the story of the relationship between Mina and Count Dracula. We know Mina and Count Dracula had an “encounter” in Bram’s Dracula, but nothing was mentioned about the effect it had on Mina.

You declared that your intention with this novel was to re-give Dracula’s figure his authentic and original spirit: since the plot is kind of different from the original one by Bram Stoker, what did you mean?

The plot does not really change, it continues 25 years later. We offer changes in Bram’s original characters to keep readers interested and offer them new things to challenge their mind. The locations in Paris and England are similar to the original story, giving the reader a chance to feel familiar yet challenged with the unexpected at the same time. At the same time we give Count Dracula and opportunity to have much more of a voice then in Bram’s novel.

The ending of your novel is, so to speak, "open", so then do you mean to write a sequel or maybe write another novel in the future?

Ian and I do have an outline for a sequel to Dracula the Un-Dead, if there is enough interest from readers and a publisher then we may decide to work together again.
I am currently working on a non fiction book with Dr. Elizabeth Miller. It is a very special look at Bram when he was a younger man, before he wrote most of his books. We have found a journal of Bram’s in an attic of one of his great grand sons, it gives us plenty of insight into his inner thoughts which we think readers will love to explore.


What’s your favourite Dracula movie? And Who’s the actor who played it the best way?

I really like two Dracula movies, the original 1931 Todd Browning version, and the 1992 Coppola version. I think that many actors have done a great job playing Dracula, all are a bit different, Sir Christopher Lee, Bela Lugosi, Frank Langella and Gary Oldman are at the top of my list.

What do you think about the modern figure of the vampire wich is more different from the original that appears in Dracula?

Vampires have been constantly changing since they were introduced in the early 1800’s to literature. Stage versions first changed the vampire into a dashing eastern european aristocrat. Movies have had to constantly offer something new and different with each new production otherwise the fans would grow tired of the “ same old thing”. Sine they are fictional characters, I am quite happy with all the different versions.

Who’s your current favourite vampire novelist?

I like Stephen King and Anne Rice, I felt they added some very realistic drama and horror to the vampire genre.

Thank you really much Mr. Stolker, good luck for everything. Regards.


clicca qui per leggere l''intervista tradotta in
italiano.


Domenico Esposito Mito, writer and Journalist

Presentazione"La Città dei Matti" a Roma, aperitivo con l'autore

Aperi...Libro
Presentazione del romanzo "La Città dei Matti" di Domenico Esposito Mito
alla Libreria Rinascita Caffè.
30 aprile, ore 18,30
Interverranno:
Luana Troncanetti (relatrice), scrittrice
Matteo Mantovani (editore Mond&editori)
Domenico Esposito Mito (autore)

Conferma la tua partecipazione all'evento su facebook

martedì 29 marzo 2011

Domenico Esposito Mito intervista Ciro Ceruti (Cosimo di Fuori Corso) attore e autore comico napoletano

Biografia: Ciro Ceruti nasce a San Giorgio A Cremano (NA), il 20 maggio, 1971, è un attore e autore comico napoletano, noto soprattutto per il ruolo di Cosimo De Santi, nella serie “Fuori Corso”, in onda su Canale 9, dal 2004 , scritta in collaborazione con Ciro Villano (che interpreta il cugino Damiano De Santi) e Vincenzo Coppola , quest'ultimo è anche il regista. Nella stessa sit-com, in alcuni casi Ciro Ceruti ha interpretato “Ciro”, il fratello gemello di Cosimo e nella quarta serie ha interpretato anche un anziano cliente della banca in cui lavoravano i due cugini. Nel 2007 ha partecipato alla commedia di Eduardo Tartaglia, Ci sta un francese, un inglese e un napoletano, nel ruolo del "secondo litigante".

Ciao, Ciro ti do il benvenuto e ti ringrazio per aver accettato l'invito. Raccontaci un po' la storia di Fuori Corso: com'è nato questo progetto e come vi è venuta questa idea?

Come nascono le cose migliori, per caso. Ero in teatro con un mio spettacolo e Villano, dopo lo spettacolo mi propose di scrivere una commedia insieme e cosi fu. "Piccoli Segreti" e da questo spettacolo è nata Fuori Corso.

Quando avete iniziato la serie, vi aspettavate di riscontrare tale successo in Campania e di ricevere tanti consensi?

Era tanto tempo che le televisioni locali non facevano produzione (le ultime erano Telegaribaldi-Ciakkati..ecc.), facemmo leggere la puntata zero a Coppola e rimase colpito dalla fattura del copione. Iniziammo una miniserie sperimentale e dal successo di quest'ultima sono nate le serie successive.

Le battute della sit-com, o anche dei vostri spettacoli teatrali, sono tutte scritte nella sceneggiatura o c'è anche dell'improvvisazione?

Come un buon matrimonio, le colpe e i meriti sono 50 e 50. L'affiatamento tra noi ci permette di creare numerose battute cosiddette a soggetto.

A proposito d'improvvisazione, nell'episodio "Pazzo Scatenato", con Ernesto Lama, c'è una scena in cui Secondo (Lucio Pierri) fa cadere accidentalmente una lampada e sembra che sia avvenuto casualmente, se è così dunque, la successiva battuta di Ernesto Lama fu improvvisata?

Sì, una cosa simile è successa anche in queste puntate nuove, dove Pierri si siede sul tavolino, lo rompe e cade a terra...l'episodio è rimasto nella puntata.

C'è una stranezza in Fuori Corso per quanto concerne la parentela di Cosimo e Damiano: essi hanno lo stesso cognome, ma sono sono cugini materni, poichè hanno sorelle gemelle. Si potrebbe ipotizzare che, oltre alle madri, anche i loro padri siano fratelli, ma nella puntata "Di papà ce ne è uno solo", si evince che non è così, infatti, Damiano vuole convincere Rosario che è morto qualche parente DI COSIMO (non dice nostro, ma di Cosimo)! Come si spiega questa stranezza? Un semplice errore di distrazione?

Uhà, lo sai che non ci avevamo fatto caso?...E mo? Cercheremo di ovviare...però tieni a' cazzimma!Scherzo...complimenti per l'attenzione!

Sempre a proposito di parentela: nello stesso episodio che ho citato nella domanda precedente, Rosario (Ornella Varchetta) afferma che "il nonno de Cosìmo già stava morto", ora invece nella nuova serie si parla del Dottor De Santi, nonno moribondo di entrambi i cugini: anche qui si trattava di un errore di distrazione?

No, questo no ,infatti è spiegato che non sapevamo dell'esistenza di questo nonno.

Quando avviene il cambio del cast, di solito, è già previsto che avvenga o spesso dipende da altri fattori, tra i quali la disponibilità degli attori o magari dispute con essi?

No, fortunatamente tantissimi colleghi farebbero carte false per entrare nel progetto. Scriviamo il personaggio e successivamente si trova l'attore con le caratteristiche adatte.

Nella prima serie, Mariangela D'Amora interpreta Andrea, scompare nella seconda per poi riapparire nella terza, nella quale interpreta Denise, la sorella gemella di Andrea: come mai nella seconda serie non fu inclusa nel cast?

Quell'anno ebbe problemi di salute.

I vostri personaggi sono di origine beneventana (anche se, nonostante ciò, certe volte vengono definiti “napoletani”), tuttavia certe volte, le descrizioni che essi ne fanno sembrano non coincidere esattamente nè con l'ambiente nè con la realtà di Benevento, a questo proposito, ci sorge un dubbio: avete mai visitato questa città? O le descrizioni nascono dalla vostra immaginazione?

Conosciamo la città, ma siamo stati attenti a spiegare più volte di essere di famiglia napoletana trasferitasi a Benevento.

Da scrittore, so quanto può essere difficile, a volte, scrivere quando non si ha l'ispirazione e che questa, a volte, viene a mancare: voi, che siete impegnati nello scrivere battute per ogni puntata della sit-com, quanta difficoltà incontrate in questa attività?

Ci tengo a chiarire che, oltre alle battute, noi scriviamo i plot, i soggetti e la sceneggiatura. Sì, spesso vengono periodi di crisi superati dall'affiatamento.

Avete altri progetti?

Faremo un film, giriamo a settembre per uscire a febbraio.

Ciro, non mi rimane che ringraziarti di nuovo per aver accettato l'invito e per le risate che ci regali ogni volta insieme ai tuoi colleghi. Ti faccio le mie congratulazioni e tanti in bocca al lupo per tutto. P.S. un consiglio: quando scherzate sugli errori grammaticali, mettete più spesso qualcuno che corregge i personaggi, altrimenti mi fate dimenticarmi l'italiano pure a me che sono uno scrittore!

ahahaha...grazie a te per l'interessamento, un abbraccione forte.

Domenico Esposito Mito (scrittore e giornalista)