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mercoledì 20 febbraio 2019

I video della presentazione del libro "Il Romanziere" di Domenico J. Esposito a Rotondi con l'associazione O' Cardil




                                         


                                              


 












Per la prima parte dell'intervento, clicca qui




lunedì 11 febbraio 2019

Alcune foto della presentazione del libro "Il Romanziere" a Rotondi con l'Associazione O' Cardill


Alcune foto della presentazione del libro "Il Romanziere" a Rotondi con l'Associazione O' Cardill.

Relatrice: professoressa Enza Crisci.





venerdì 17 febbraio 2017

Cervinara, lo scrittore Domenico J. Esposito in difesa del Parco San Vito

Questo testo non è tratto dai miei libri, ma da un semplice sfogo su Facebook che, grazie a un'idea di Gianfranco Marchese (Usertv), è diventato un video dedicato al mio rione, ancora oggi, dopo tanti anni, vittima del pregiudizio. Ancora oggi soprannominato in modo denigratorio con il nome di "Bronx", ma il vero nome del rione è "Parco San Vito".

Testo: Domenico J. Esposito
Voce: Vito Gabriele Cioffi
Da un'idea di Gianfranco Marchese.


domenica 12 febbraio 2017

Domenico J Esposito intervista Maurizio De Giovanni

Nel 2014 collaboravo con la rivista L’AltraFaccia di Tommaso Bello e stava per uscire il “numero 0” dell’edizione cartacea dove pubblicai un’intervista a Maurizio De Giovanni. L’intervista fu fatta il 13 novembre del 2014, ma per questioni di organizzazione la rivista uscì nella primavera del 2015. In estate Maurizio De Giovanni diventò cittadino onorario di Cervinara, paese in cui vivo.  Riporto qui di seguito l’intervista. 
Ci racconti come ha iniziato a scrivere.
Ho cominciato per puro caso, anzi per mano altrui. Nel 2005 seguivo un corso di Scrittura e Lettura Creativa intitolato ad Achille Campanile. Per la verità era, o allora potevo credere che fosse, solo un passatempo: accompagnavo a calcetto i miei due figli e per ingannare l’attesa avevo deciso di frequentare queste lezioni ispirate all’opera di quello che io ritengo uno dei massimi geni che abbiamo avuto in Italia. I docenti, per farmi uno scherzo, mi iscrissero a un concorso per giallisti esordienti sponsorizzato dalla Porsche. Inopinatamente vinsi la tappa di Napoli e poi la finale, a Firenze, con due racconti che avevano come protagonista un Commissario che vedeva i morti. Poiché l’eliminatoria si svolse al Gambrinus, l’ambiente liberty mi spinse ad ambientare le storie negli anni Trenta. Il premio consisteva non già in un’automobile, ma nella pubblicazione del racconto vincitore nel numero di Agosto dell’Europeo. Di qui, una serie di colpi di fortuna con la C maiuscola: prima il contatto di una signora di Padova, agente letterario che mi chiese un romanzo col medesimo protagonista dei racconti, ipotizzando che io ne avessi diversi già pronti (e invece fui salvato dalle ferie, che mi consentirono di inventarmi “Il senso del dolore”); poi la pubblicazione con un piccolo editore napoletano; poi l’arrivo di Fandango; poi Einaudi e non solo. In poco tempo il passatempo è diventato il mio lavoro a tempo pieno. Anzi: tempo proprio non ne ho più. Dovrò inventarmi una formula di presentazione dei libri notturna, per ottimizzare: la veglia con l’Autore, per esempio.
A quali autori s’ispira?
Adoro Ed McBain, grandissimo autore statunitense scomparso nel 2005, proprio quando io ho cominciato a scrivere. La sua serie dell’87° Distretto è letteratura pura, con uno stile partecipe e doloroso che lascia spesso senza fiato. I suoi romanzi sono perle e io, ogni volta che comincio a scrivere, ne rileggo uno sperando che un po’ di quella magia mi resti attaccata alle dita. Ma qeusto vale per il ciclo dei Bastardi: il personaggio di Ricciardi e la sua particolarità sono una mia invenzione!
Molti si chiedono quale sia la differenza tra un giallo e un noir, Lei come la spiegherebbe?
In due parole, direi che il giallo è un enigma, il noir una storia di violenza geograficamente e socialmente ben collocata.
Un film noir che le è piaciuto particolarmente.
Black Dalia. Ma non escluderei di essere stato influenzato dal fascino delle protagoniste femminili.
Quali, tra gli scrittori  di romanzi polizieschi del passato, ammira di più?
Al di là di McBain, direi senz’altro Simenon, che per me è uno dei più grandi scrittori del secolo in assoluto.
E tra gli scrittori del presente?
Noi giallisti, diversamente forse dagli autori di letteratura generalista, siamo molto legati tra di noi. Per questo conosco bene, e ammiro moltissimo, Dazieri, Carlotto, Carrisi, De Cataldo, Biondillo, Morchio, tra i miei amici più cari. Un posto speciale lo riservo a Diego De Silva, per me senz’altro la migliore penna contemporanea.
 Com’è nata l’idea di creare il commissario Ricciardi?
Ricciardi nasce per puro caso; oltre all’ambientazione liberty del caffè Gambrinus, galeotti furono il caldo opprimente di giugno e una bambina che passava fuori in strada e che, sentendosi osservata, mi fece una smorfia. Piccoli elementi che fecero scattare dentro di me l’idea di come debba essere il poter vedere quello che gli altri non vedono. Nacque così il “Fatto”, che non è altro che la metafora della compassione, portata alle estreme conseguenze. Ricciardi è condannato a vedere il dolore senza avere la possibilità di distoglierne lo sguardo. Questa sua perenne condizione, in bilico tra il mondo dei vivi e quello dei morti, lo costringe alla solitudine.
Com’è nato invece l’ispettore Lojacono?
Una reazione a una domanda ricevuta durante una cena con l’Autore a Napoli (l’Autore ero io!). Mi fu detto che il cognome de Giovanni era ignoto ai più: si parlava di me come l’autore del Commissario Ricciardi e questo, secondo l’intervistatrice, avrebbe dovuto crearmi dei problemi.
In realtà, non mi sentivo danneggiato dalla popolarità di Ricciardi. Anzi. Colsi però quella che voleva essere una provocazione, e nemmeno troppo benevola, come una sfida: decisi di affrancarmi dalla coperta degli Anni Trenta e mi rivolsi al contemporaneo. Devo dire con buon successo, almeno per ora.
Quanto è importante leggere, a prescindere se si è scrittori o meno?
Anche, o forse soprattutto nella nostra era ipertecnologica, leggere resta fondamentale. Dico sempre che potrei tranquillamente smettere di scrivere (temerei solo la reazione di Paola, se lo facessi), ma non potrei mai smettere di leggere. Per niente al mondo.
Il Pasticciaccio di Gadda, il poliziesco più odiato dagli studenti. Lei cosa ne pensa?
A me Gadda ha sempre affascinato: un ingegnere prestato alla letteratura, quando tra gli studenti circola la voce che gli ingegneri – e mio figlio maggiore lo è – sono ignoranti, nel senso  che sono poco inclini – per usare un eufemismo – alla lettura, data la loro particolare forma mentis.
Qual è il suo metodo scrivere?
A immersione totale. Scrivo velocissimamente, ma per fare ciò devo letteralmente entrare nel mondo dei miei personaggi. Una sorta di metodo Stanislawsky, frainteso da Paola che in una recente intervista lo ha definito una particolare forma di autismo. E’ proprio vero: dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna….che lo prende a calci!
Come si diventa oggi scrittori affermati?
Affermati non lo so. Serve fortuna, poi fortuna, ancora fortuna, e infine passione e desiderio di condividere e di mettersi sempre in discussione.
Che cosa consiglia, quindi, agli aspiranti scrittori?
Di non allontanarsi mai dalla vita vera.
Si vociferava, un po’ di tempo fa su una serie tv su Ricciardi.  Un’idea sfumata?
Assolutamente no. Nel 2015 uscirà la serie ispirata ai Bastardi su RAI 1, ma ho già contrattualizzato la cessione dei diritti TV di Ricciardi. In altre parole, de Giovanni sta per invadere l’etere!
Prossime uscite e altri progetti per il 2015?
Ho scoperto che la cosa che più mi appassiona è il teatro. Ho quindi accettato con entusiasmo la proposta di Alessandro Gassmann che mi ha chiesto di riscrivere Qualcuno volò sul nido del cuculo, ambientando la vicenda nel manicomio criminale di Aversa negli anni Ottanta. Andrà in scena al Bellini nell’aprile del 2015. E questo mi riempie di gioia e di orgoglio.

Domenico J. Esposito

martedì 31 gennaio 2017

Domenico J. Esposito, scrittore cervinarese (opere e citazioni)

Come molti sanno, nel mio trascorso da rapper, il mio pseudonimo era "Mito" e così per i primi due libri ho conservato questo pseudonimo affiancandolo al mio nome di battesimo, divenendo così "Domenico Esposito Mito". Abbandonata la carriera da rapper, per il mio terzo libro ho lasciato anche quel suffisso, inserendo invece una J. in mezzo al nome. Questo semplicemente per distinguermi da altri Domenico Esposito, che hanno pubblicato altri tipi di libri o qualche citazione sui siti. Purtroppo, sugli store risulto come Domenico Esposito e non come Domenico J. Esposito, com'è scritto sulla copertina del libro e sul sito di Eretica Edizioni, per cui alcune mie citazioni possono essere confuse con i miei omonimi e anche alcuni libri.
Per chiarezza, quindi, questi sono i miei libri:
La Città dei Matti (Mond&editori, 2009), ormai introvabile.
Sia fatta la mia volontà - Qui nel mondo (Tempesta Editore, 2011), reperibile in qualche libreria cervinarese o della vicina Rotondi e conservata nella biblioteca della U.A.A.R. a Roma.
Mad  World - Il Mondo Malato (Eretica Edizioni, 2016) disponibile sul sito dell'editore, su qualsiasi store, dall'autore stesso oppure alla libreria cervinarese "Liberamente".

Per leggere i miei aforismi, tratti dai miei libri o semplicemente da pensieri sparsi e non confondere Domenico J. Esposito scrittore caudino, cervinarese (cervinarese davvero eh, non un napoletano di Napoli al quale è stata data la cittadinanza onoraria), irpino, sannita con altri, potete cliccare sulla mia pagina Frasi e aforismi di Domenico J. Esposito e iscrivervi.

Su questo link alcune mie vecchie citazioni, frasi e aforismi:

Qui di seguito tutte le citazioni tratte dal mio ultimo romanzo:

"Solo quando capisci veramente che non puoi fidarti di nessuno, soltanto allora, potrai fidarti almeno di te stesso".
Domenico J. Esposito

Mad World - Il Mondo Malato

da PensieriParole

"La delusione è il castigo degli illusi, la giusta punizione per chi sogna troppo".
Domenico J. Esposito
Mad World - Il Mondo Malato

"Per quanto la neve sia fredda, è l'unica cosa che ti riscalda il cuore quando hai il gelo dentro".
Mad World - Il Mondo Malato
Domenico J. Esposito

"L'anticonformismo intenzionale è solo l'altra faccia del conformismo, che è la paura di essere diversi, mentre la diversità altro non è che la libertà e il coraggio di essere se stessi in una società che non rispecchia i tuoi valori e le tue idee".
dal libro "Mad world. Il mondo malato".

Noi artisti siamo malati che hanno una cura a portata di mano: l’arte!"
Dal romanzo "Il Mondo Malato"
Eretica Edizioni

“I moralisti si dividono in due categorie: quelli che puntano il dito contro chi sbaglia e quelli che assolvono e addirittura elogiano chi persevera. Non c’è una via di mezzo”.
(Il Mondo Malato)

"Succede che a volte di notte non puoi dormire perché l’ispirazione ti chiama. Se non vuoi impazzire, devi alzarti dal letto, prendere il quaderno e metterti a scrivere. Poco importa se arriverai all'alba. Devi farlo".
Dal romanzo "Il Mondo Malato"
Eretica Edizioni

"A volte le cose alle quali ci aggrappiamo per sopravvivere sono quelle che più ci uccidono".
Dal romanzo "Il Mondo Malato".
Domenico J. Esposito.



lunedì 12 dicembre 2016

Terza presentazione romanzo "Mad World - Il Mondo Malato", Rotondi

Ieri ho presentato per la terza volta il mio nuovo romanzo "Mad  World - Il mondo malato", a Rotondi con l'Associazione O'Cardill.
La presentazione si è svolta sotto forma di intervista, con Monica Mainolfi. Vito Gabriele Cioffi ha letto alcuni brani del libro, tra cui due canzoni attribuite al personaggio di Efrem Lettieri.
Infine abbiamo proiettato il video del live a Cervinara della canzone Il Mondo Malato.
Il pubblico attento e partecipe.

Ecco alcune foto.









Nel video seguente Vito Gabriele Cioffi legge un brano di "Mad World - Il Mondo Malato", compreso il testo "In Bilico" (contenuto nel libro) scritto insieme al gruppo dark Sindrome del Dolore


Testo: 
“Illudimi, denudami ed osservami,

qui perso nel mio vuoto

Deridimi del mio dolor

Illudimi ancora un po’

Convincimi che tu sia stata mia...

almeno un attimo

Deludimi di nuovo mentre costruisco sogni

E dopo uccidimi... sai che risorgerò...
Derubami dei pensieri miei e senza rimpianti
Conserverò il mio cuore, o alcuni suoi frammenti
Usami soltanto per combattere la noia
Feriscimi col tuo non saper amare
E dopo uccidimi
Bruciami
E mentre grido e muoio ascoltami
Rinascerò dalle mie ceneri
E ti cancellerò come un ricordo sbagliato
Sono in bilico sul limite, dove son sempre stato
Ma adesso so chi sei davvero
Ascolta indifferente il mio dolore nero...
deridilo, divertiti a distruggermi e dopo annientami
illudimi ancora un po’
uccidimi... Ma non lasciarmi in bilico
E poi dimentica e fa che io sia libero...
Sei stata solo un incubo e non chiederò pietà,
a te che non sai amare... invoco solo libertà...”



Inizio presentazione romanzo, comincio parlando del titolo e del personaggio


Clicca qui per vedere il video su yotube






In questo video parlo un altro po' del mio romanzo:


"Non voglio più soltanto giudicare, adesso è tempo di cambiare".
(Il Mondo Malato)
Si vede male, ma si sente molto bene e penso valga la pena di ascoltare queste parole.
Qui spiego che, nonostante Efrem stesso sia a volte sentenzioso e giudizioso, prova compassione per chi sbaglia, ha problemi e viene deriso anziché aiutato.




Vito Gabriele Cioffi legge "Mad World - Il Mondo Malato" con sottofondo la canzone "Il Mondo Malato" musicata da Ivan Romano , letta per metà sotto forma di poesia.




mercoledì 27 luglio 2011

La Città Dei Matti presentazione alla Libreria Rinascita Caffè (Roma) articolo su IL CAUDINO



Intervista integrale:

Luana Troncanetti: Domenico, so che ti sei stancato di spiegare il motivo per cui ti chiamano Mito. Vuoi allora raccontarci chi sono i tuoi miti?

Domenico Esposito: Con questa domanda mi costringi a spiegarti lo stesso perché mi faccio chiamare Mito: proprio perché io di miti non ne ho, penso che ognuno debba credere in se stesso: quando si hanno gli idoli, si tende ad imitarli e quindi non ci si crea un proprio stile. Sicuramente bisogna apprendere dagli altri. Ammirare un bravo artista non significa tentare di imitarlo. Sono d'accordo con lo scrittore Erri De Luca, quando afferma che “non dobbiamo idolatrare uno scrittore e assumere il suo stile di scrittura. Dobbiamo ammirarlo con dolcezza e poi scrollarcelo di dosso”. Questa è una cosa che io ho sempre pensato, da quando ero adolescente. Penso quindi che sia sbagliato avere idoli, sia per quanto riguarda la letteratura, sia la musica e ogni altra forma d'arte; ecco perché “Mito”: ognuno deve essere idolo di se stesso. Questo pseudonimo, al contrario di come può sembrare, non è una forma di presunzione, ma un messaggio che voglio lanciare ai giovani, soprattutto ai giovani artisti esordienti: credete in voi stessi e cercate di non imitare gli altri, siate gli idoli di voi stessi.

Luana Troncanetti: Nel tuo blog pubblichi anche interviste… Quale è stato l’artista che ti ha maggiormente incuriosito o sorpreso?

Domenico Esposito: Direi il doppiatore Niseem Onorato, perché, quando gli domandai il motivo per cui, dopo il viaggio in India avesse cambiato il suo nome da Riccardo a Niseem, lui mi rispose che per spiegarlo ci sarebbe voluta un'intervista a puntate e mi raccontò soltanto che questo nome glielo aveva dato un maestro indiano e mi spiegò il suo significato (Amore Infinito) però non ha voluto raccontarmi quello che è successo nel suo spirito, anche perché immagino sia difficile spiegare una cosa del genere. Mi ha lasciato quindi con questa curiosità. Mi ha molto colpito inoltre per la sua simpatia, anche perché io lo conosco come il doppiatore di Xander, nella serie Buffy - L'ammazzavampiri, dove doppiava per l'appunto un personaggio simpatico, spiritoso, per cui ho trovato questa affinità tra il personaggio e il doppiatore. Un altro artista che mi ha colpito è stato l'attore comico napoletano, Ciro Ceruti, perché nell'intervista io gli facevo delle domande chilometriche e lui invece mi dava risposte molto brevi, ma è stata comunque un'intervista piacevole.

Luana Troncanetti: Sempre parlando del blog, ti è capitato di disquisire pesantemente con un collega sul difficilissimo mestiere dell’esordiente?

Domenico Esposito: Pesantemente nel senso che ci siamo scontrati no, anzi ci siamo dati spesso consigli a vicenda. Io personalmente cerco di aiutare gli esordienti, proprio perché io stesso, essendo anch'io esordiente, sto conoscendo le varie difficoltà che si vanno ad affrontare durante questo cammino. Approfitto anche per fare un appello agli artisti emergenti: dovremmo essere più solidali tra noi.

Luana Troncanetti: Qual è il tuo sogno nel cassetto, oltre ovviamente a quello di diventare uno scrittore affermato?

Domenico Esposito: il mio sogno nel cassetto non è tanto quello di diventare uno scrittore affermato: quello di diventare uno scrittore e di farmi conoscere non è un fine, ma è un mezzo con il quale io tento di diffondere le mie idee. Ecco, forse questo è il mio sogno nel cassetto: diffondere le mie idee con i miei libri, cercando di migliorare la società...anche se so che è difficile.

Luana Troncanetti: Parlaci brevemente e per sommi capi della trama e del messaggio.

Domenico Esposito: Il racconto si apre con le pagine di un diario scritto da un personaggio che ho chiamato Bernardo, un giovane settentrionale che viene a far visita a un amico, senza preavvisarlo, in modo da fargli una sorpresa. Il problema però è che Bernardo non conosce il paese, quindi, si perderà nelle strade e s'imbatterà in certe persone affette da malattie mentali, ovvero, i matti. Ne resterà molto impressionato, quasi spaventato. Teme che possano fargli del male. Presto gli abitanti gli spiegheranno che i matti sono molto più innocui di tante persone che noi comunemente definiamo “sane”. Così Bernardo, non solo non sarà più spaventato dai matti, ma ne sarà addirittura affascinato e divertito! Ecco che però dobbiamo condurre una riflessione: i matti del paese, gli ubriaconi, i cosiddetti “scemi del villaggio”, molto spesso ci fanno ridere, ci divertono; ma dimentichiamo le loro sofferenze. Io non so dirvi che cosa provino quelli che sono nati matti, ma posso immaginare cosa provano quelli che lo sono diventati, perché so quello che hanno subito. Infatti nel romanzo mi sono occupato soprattutto di questo: raccontare le tristi storie e le sofferenze di queste persone diverse ed emarginate, come gli alcolizzati, i matti, certi anziani burberi e soprattutto denuncio la superficialità della gente che anziché compatirli, spesso li schernisce. Oltre che dai matti comunque, Bernardo sarà attratto da un gruppo di giovani particolari che sembrano distaccarsi dal conformismo, nel modo di muoversi, di parlare... Tra questi giovani, lo colpisce uno in particolare: uno che poco prima aveva visto aggirarsi da solo con l'aria nervosa, per le strade del paese, proprio come i matti. Spinto dalla curiosità, Bernardo va a conoscerlo e vede che, nonostante abbia normalmente degli amici, è un ragazzo introverso e taciturno. Bernardo gli confessa di averlo scambiato ERRONEAMENTE per un matto e il giovane gli risponde con questa frase “A volte temo di sembrare alla gente uno dei tanti pazzi del paese, altre volte temo di esserlo, altre volte ancora invece, temo di diventarlo” che è uno dei miei aforismi più citati su internet – in particolare dagli utenti di facebook – ma che molte di quelle persone che lo citano (naturalmente quelle che conoscono l'aforisma e non il libro) fraintendono il suo significato, perché credono che ci si riferisca all'esuberanza della persona: oggi è di moda definirsi “matti” per suscitare simpatia nei confronti altrui o addirittura per giustificarsi quando si fa qualcosa di sciocco. L'aforisma invece si riferisce a quelle persone solitarie che, aggirandosi per il paese, vengono scambiate per matte solo per questo motivo, cioè passeggiare da soli con aria riflessiva. Non so se qui in città è così strano vedere una persona che passeggia da sola, ma in paese, sembra che la gente subito ti scambia per matto o per uno con problemi. Nello scorrere del romanzo, la storia girerà proprio intorno a questo personaggio: Romolo. È lui il vero protagonista. Una delle sue caratteristiche principali è che è un giovane dall’animo sensibile e solidale: si commuove per le tristi storie dei pazzi e degli alcolizzati della propria cittadina; o quando vede un anziano signore umiliato dai teppisti e reso malvagio proprio a causa della cattiveria altrui; quando vede le persone cercare l’elemosina alla stazione di Napoli, quando vede i barboni o una bella ragazza ridotta a prostituirsi (da notare dunque, che il romanzo va a spostarsi anche oltre la cittadina in questione). In queste ultime circostanze, condurrà anche delle riflessioni importanti sulla situazione odierna di Napoli e del Sud, collegandole a riflessioni sulla sua storicità che è quella del Risorgimento e del Regno Delle Due Sicilie: un argomento di cui si è discusso molto negli ultimi anni. Nonostante Romolo abbia bisogno lui stesso di qualcuno che lo incoraggi – o forse proprio per questo - ci sono delle persone che saranno incoraggiate da Romolo: la prima è Barbara, una donna sulla trentina che gestisce un bar e che, essendo divorziata e con due figli, ha paura di non ritrovare più l'amore di un uomo per un rapporto stabile, a causa di pregiudizi. Romolo, sorridendole, le dirà di non perdere mai la speranza. Infine, parlavo poco fa della triste storia di un anziano signore irascibile ed inavvicinabile che ha perso la nobiltà d'animo di quando era giovane. Ebbene, Romolo riuscirà a farlo reintegrare nella società dalla quale si era quasi completamente alienato, gli restituirà il sorriso e la bontà di cuore: ecco come Romolo, pur non rendendosene conto, ha commesso un atto eroico (questa è una considerazione che ho fatto da lettore, non da autore, cioè dopo aver riletto il mio romanzo). Romolo infatti sognava di commettere un atto eroico, ma nel senso di cambiare il sistema (anche se forse potremmo iniziare da piccole cose come queste, cambiando innanzitutto la mentalità della gente). Queste vicende racchiudono l'intero messaggio che voglio trasmettere con il romanzo e cioè quello della solidarietà! Io spero che tutto questo cambierà prima o poi, che riusciremo a “insegnare” alla gente i principi della solidarietà. Io, con questo romanzo, nel mio piccolo, ho cercato di dare il mio contributo.

Luana Troncanetti: Quanto c’è di te in Romolo? Vi somigliate in qualche modo e se sì, perché?

Domenico Esposito: Per quanto riguarda la vita e le esperienze, non credo che sia molto importante sapere se l'autore assomiglia al protagonista, a meno che non si è appassionati di gossip; più che altro mi soffermerei sugli ideali: per quanto riguarda gli ideali sì, ci somigliamo abbastanza, non dico che siamo identici, anche perché gli ideali possono cambiare, maturare con il tempo. Però comunque faccio in modo che il lettore si affezioni al protagonista e apprenda qualcosa da lui. Non sempre il mio intento riesce purtroppo, poiché non tutti i miei lettori - benché abbiano apprezzato il romanzo - hanno anche condiviso i miei ideali e il mio messaggio. Forse questo non è necessariamente un male, da un lato, perché comunque significa che c'è ancora gente che ragiona con la propria testa e non con quello che scrivono gli altri; da un altro lato invece è un male perché comunque i miei messaggi sono a fin di bene. È come se dicessi: “questa è la realtà, stiamo attenti, cambiamo mentalità e comportamento, perché persone come Romolo ci potrebbero soffrire”. Da un lato comunque vorrei essere molto di più somigliante a Romolo, soprattutto per quanto riguarda il suo lato solidale. Cerco di trasmettere un messaggio anche a me stesso, prima che ai miei lettori.

Luana Troncanetti: Quando scrivi, hai bisogno di assoluta concentrazione e silenzio tombale attorno a te, oppure riesci a creare anche con lo stereo a palla?

Domenico Esposito: L'assoluta concentrazione mi serve quando leggo più che altro o quando scrivo per il giornale. Per quanto riguarda la narrativa, no: ascoltando la musica, sono riuscito a scrivere molti racconti e anche alcuni capitoli de La Città dei Matti, ovviamente sempre con la musica che prediligo, anzi, ho addirittura fatto un esperimento: ho iniziato la stesura di un romanzo ispirandomi alle canzoni che ascoltavo...(poi ho scoperto che lo fanno un po' tutti...)

Luana Troncanetti: Stai pensando a un nuovo romanzo? Se sì, puoi raccontarci per sommi capi di cosa tratterà?

Domenico Esposito: Certo, i progetti sono tanti, bisognerà soltanto realizzarli e come ho già detto non sempre è facile. Ho già concluso il mio secondo romanzo (che non è quello tratto dall'esperimento di cui parlavo), deve soltanto essere pubblicato, tratterà molto delle ideologie, delle religioni, dell'ateismo... È ambientato per lo più a Napoli, tra l'estate e l'inverno del 2001. Denuncerò la violenza poliziesca, la violenza in generale, il bullismo; parlerò di razzismo e dei motivi per cui non si può essere razzisti, ma soprattutto è un tentativo di riconciliare il popolo, rispettando le idee altrui: uno dei protagonisti vorrebbe che atei, cristiani, comunisti, liberali e tutti si riunissero per cambiare il sistema senza cercare di imporre le proprie idee altrui, affrontando i problemi che riguardano un po' tutti...non anticipo più nulla.

Di Luana Troncanetti

lunedì 11 luglio 2011

Chi sono gli incivili?

Nell’immaginario collettivo, la gente incivile, che anziché parlare grida, che insulta l’interlocutore, che gli impedisce di dire la sua opinione, tentando di soverchiare a vicenda le proprie grida, e che talvolta arriva persino alle mani – non essendo in grado di reggere il confronto – si trova tra gli abitanti delle case popolari, nei quartieri degradati, tra il popolo e le “menti semplici”, tra quelli che, non avendo proseguito gli studi dopo la quinta elementare o terza media e perciò restando ignoranti, non hanno imparato l’educazione. Al Nord dicono che questo vale soprattutto per il Sud, al Sud dicono che vale soprattutto in Campania, in Campania dicono che vale soprattutto a Napoli e – andando in un contesto più locale – nella Valle Caudina, e in particolare a Cervinara , si dice che ciò valga soprattutto per le case popolari. Basterebbe uscire un po’ per capire che è un altro luogo comune pensare che i vandali e gli incivili non si trovino dappertutto (dalle case popolari al centro del paese, dal paesino di provincia alla città, da Nord a Sud) così come basta farsi una passeggiata nella provincia milanese, per sfatare il mito secondo il quale “al nord non c’è nemmeno una carta a terra”.
Tralasciando la località, qualunque essa sia, stiamo comunque parlando del popolo. Ma è proprio vero che gli incivili si trovano solo tra il popolo e chi non ha ricevuto la giusta educazione scolastica? Basta accendere la televisione per notare come i cosiddetti intellettuali, i politici e tutta questa gente che dovrebbe dare un buon esempio al popolo e che invece, sia di destra sia di sinistra, sia del nord, sia del sud, nelle discussioni si comportano esattamente come “quegli incivili del popolo” o come i cosiddetti “terroni”.
A cominciare da Vittorio Sgarbi che urla contro chiunque non la pensi come lui impedendo di esprimere un’opinione, e litiga pesantemente con la Mussolini la quale, a sua volta, aggredisce e minaccia chi, per esempio, osa dire che anche gli uomini, come le donne (e forse anche di più), subiscono discriminazioni e violenza “di genere”; oppure La Russa che insulta il professore Odifreddi, con frasi e toni volgari del tipo “Lei fa schifo” e si ottura le orecchie per non sentire, come fanno i bambini piccolissimi; o un qualsiasi esponente politico che non lascia parlare uno studente che appartiene ad un collettivo universitario che ha partecipato a delle proteste e vuole spiegare le motivazioni. Per non parlare dell’inciviltà, la cafonaggine e la maleducazione dei leghisti del nord che si permettono pure di fare luoghi comuni sull’inciviltà dei cittadini meridionali. E poi ci sono i furboni mediatici come Barbara D’Urso che nel suo programma mediocre invita ospiti che la pensano tutti allo stesso modo e uno che la pensa diversamente, in modo tale che venga subito aggredito e zittito da tutti gli altri, conduttrice compresa che, con qualche banale frase che ha sentito di dire in giro, suscita l’applauso delle pecore che belano tra il pubblico, che probabilmente non capiscono nemmeno le sue affermazioni o comunque non ci riflettono profondamente e l’accettano con superficialità. E allora chi sono gli incivili? Quelli del nord o quelli del sud? Quelli del popolo o quelli che ci governano? Quelli delle case popolari o quelli che abitano in paese o in città? Nulla si può categorizzare per nulla e in nulla. E’come se chiedessi se è più intelligente l’uomo o la donna. Sfatando tutti questi luoghi comuni, una cosa è certa: ognuno guarda la pagliuzza negli occhi altrui e non la trave nei propri occhi.
Infine, penso che non sia un’esagerazione, dunque, affermare che si discute molto meglio e con più diplomazia davanti a un bar che con questi che chiamiamo intellettuali ma che più incivili non ce ne sono. Loro danno cattivo esempio al popolo, per cui, sarebbe ora che fossimo noi a dare buon esempio a loro.

Domenico Esposito Mito

lunedì 17 gennaio 2011

Intervista a Sara Orlacchio (cantante e docente di musica) di Domenico Esposito Mito

Sara Orlacchio è una cantante e docente di Musica (Specializzata in tecnica vocale) nata a Benevento nel 1988 e vive a Montesarchio (BN), dove si è diplomata presso il Liceo Scientifico “E. Fermi”. Diplomata inoltre in Canto presso il Conservatorio di Musica Statale “N. Sala” di Benevento sotto la guida del M° Diego D’Auria.
Avviata agli studi della tecnica del canto e del pianoforte a soli 14 anni, a 16 anni diventa vocalist di un gruppo di under 18, i “Solo 61”, con il quale intraprende un’intensa attività concertistica e partecipa al ROXY BAR di RED RONNIE nel 2005.
Partecipa a numerosi concorsi, come cantante solista, tra i quali, il SOLAROLO SONG FESTIVAL organizzato da Fabrizio Pausini (padre della celebre cantante Laura Pausini) in provincia di Ravenna nell’anno 2006.
Vince il BENGIO FESTIVAL (categoria italiani) edizione 2006.
Nel 2008 si aggiudica il Secondo Premio del 13° Concorso Nazionale CAMPI FLEGREI.
Nel luglio 2008 ha cantato “Il Filosofo di campagna”, dramma giocoso, in tre atti di B.Galuppi, nel ruolo di Lesbina per l’Associazione Musicale di Piero Monaci “Atena Opera Festival”.
Attualmente svolge consulenza didattica presso Associazioni Musicali Culturali e Scuole di Musica e per Scuole Statali.

clicca qui, per ascoltare la sua canzone

Ciao, Sara, innanzitutto ti do il benvenuto a questa nostra piccola intervista.


Ciao, per me è un piacere, colgo l’occasione per ringraziarti.

Raccontaci innanzitutto dei tuoi esordi e del tuo primo approccio con la musica che, come vediamo, è iniziato quando avevi quattordici anni.

In realtà il mio primo incontro con la musica è avvenuto molto tempo prima: mia sorella studiava il piano da bambina e questo è stato il primo impulso. Ho cominciato, passo dopo passo, a suonare il piano, fino a quando, a quattordici anni, ho deciso di studiare seriamente, ma prima di questo, ascoltavo e tentavo di riprodurre da autodidatta.
Per quanto riguarda il canto, che è la mia professione, ho sempre cantato, in qualsiasi occasione.
È uno dei ricordi più chiari della mia infanzia. In casa lo facevo per puro divertimento; alle recite scolastiche, io cantavo tutto il tempo e già da piccolissima tentavo di catturare lo stile, la tecnica e gli atteggiamenti musicali dagli artisti che m’interessavano. Quando ho iniziato a seguire la mia prima insegnante di canto, ho percepito fin da subito che quello sarebbe stato il mio lavoro, poiché non c’era altro che io amassi fare più che cantare. Si è trattato quindi di un approccio molto spontaneo, che non mi ha procurato alcun tipo di problemi nell’apprendimento perché, per me, era la cosa più naturale possibile, così come l’approccio con il pubblico.
Il palcoscenico mi hanno sempre fatto sentire a casa, mi sono sempre sentita a mio agio.
Il segreto per un’artista per “essere comodo” in scena è di cimentarsi in quello che più gli è consono e quello che più gli piace, in modo tale da farlo con professionalità e offrire al pubblico un prodotto del quale egli stesso è convinto.


Vuoi dirci chi sono gli autori e i compositori delle tue canzoni?

Per quanto concerne le mie canzoni, devo ringraziare in primis Angelo Cioffi per aver scritto per me delle melodie che calzavano perfettamente a quello che è il mio stile vocale e per avermi aiutato nel dare forma a quelle che erano le mie idee e poi Nicola Dragotto, che ha scritto dei testi meravigliosi.

Cosa ti piace dell’ambiente musicale e quali sono le difficoltà che deve affrontare una giovane cantante della tua età durante tutto il suo percorso artistico?

La cosa più importante del far parte dell’ambiente musicale è la possibilità di stare in contatto con persone che condividono i tuoi stessi interessi e, nella maggior parte dei casi, i tuoi stessi problemi; inoltre si ha l’occasione di passare la maggior parte del tempo occupandosi di qualcosa che t’interessa davvero e, anche quando teoricamente stai lavorando, impieghi tutto il tempo facendo quello che realmente ti piace. Il lavoro quindi diventa un momento di gioco, quasi di divertimento, e questa è la maniera migliore di svolgere questa professione, perché solo in questo modo si possono trasmettere emozioni vere al pubblico.
Le difficoltà di questo percorso sono molteplici. Penso che la più grande sia uniformarsi agli standard che gli addetti ai lavori richiedono, soprattutto per quanto riguarda la musica classica: si necessita di particolari elementi dai quali non si può prescindere.


A proposito, tu che sei anche una docente di musica, vuoi parlarci adesso delle cose che ti piacciono invece di questo tuo lavoro e di quelle che magari non ti piacciono?

È semplice: è meraviglioso lasciare in eredità agli altri il tuo sapere, “conditio sine qua non” è la presenza dinanzi a te di una persona che ti stimoli continuamente affinché il “download d’informazioni” non s’interrompa. È appassionante insegnare a chi è motivato, a chi ha talento, a chi sogna questa professione; è riduttivo e talvolta frustrante dover trattare, semplicemente perché è il tuo lavoro, con allievi ai quali non interessa quello che studiano ma pensano sia un mero momento ludico.


Che cosa consigli, quindi, ai giovani che vogliono intraprendere la tua stessa strada? Intendo come cantante o musicista.

Consiglio semplicemente tanto studio e tanta tenacia: lo studio perché la formazione di un cantante è quella che ti consente, non solo di poter svolgere questo lavoro da vero professionista, ma anche quello che ti consente di svolgerlo a lungo. Infatti, prima che di personalità, musicalità e talento, un cantante richiede salute, ovviamente intesa come salute vocale; tenacia perché questo è un percorso nel quale si può spesso entrare in periodi di “crisi artistica” che t’inducono a pensare che quella sia la fine della tua carriera quando, in realtà, non è così. Si tratta semplicemente di momenti che di solito precedono un’evoluzione artistica molto forte. C’è bisogno quindi di lavoro e di pazienza.

Ci sono in programma delle date in cui il tuo pubblico potrà assistere ai tuoi live? Se sì, puoi comunicarcele?

In questo momento no, perché dopo il mio diploma in canto lirico, che ho conseguito pochi mesi fa, ho abbandonato questo tipo di attività per tentare la carriera teatrale, nel prossimo futuro non so.

Parlaci allora dei tuoi progetti.

Come accennavo, le mie prospettive per il futuro sono volte alla carriera teatrale, in questo periodo sto lavorando per questo. In ogni caso, quello che spero è che ciò che faccio continui sempre a rendermi così felice come mi rende oggi. È la passione che ci spinge ad avere progetti e a operare per realizzarli, spero che questa passione non venga mai meno: per questo cerco di alimentarla ogni giorno attraverso nuovi traguardi da raggiungere, nuove soluzioni, “nuovi colori” e nuove emozioni da sperimentare.

Ti ringrazio per aver accettato il mio invito, Sara. In bocca al lupo per tutto!

Grazie a te, è stato un onore e … crepi il lupo!


Domenico Esposito Mito

sabato 28 agosto 2010

Polemiche a Cervinara sulle manifestazioni di Casa Pound

Alla manifestazione dedicata alle vittime degli incidenti sul lavoro(e in particolare ad Antonio Sacco),tenutosi Sabato 21 agosto nella nuova Sala Consiliare di Cervinara, alle spalle di Piazza Trescine, intitolata nel 2006 proprio ad Antonio Sacco, organizzato da Casa Pound, hanno partecipato il Sindaco Filuccio Tangredi e molti esponenti della maggioranza, tra i quali Alfredo Marro, direttore del mensile “Il Caudino” e il dottor Giuseppe Mazzariello, giovane esponente della lista civica “Insieme per Cervinara”, parente diretto di Antonio Sacco.
Nei giorni successi al dibattito, il giovane coordinatore di Rifondazione Comunista, Luca Servodio, accusa il comune di aver patrocinato manifestazioni di movimenti fascisti.
"Chi pensava che la destra istituzionale avesse posato l’olio di ricino e il manganello per far posto alla Costituzione, al voto agli immigrati, alla legalità si è sbagliato di grosso. Sotto il doppio petto borghese si nasconde ancora la camicia nera e l’anima reazionaria di questi soggetti.
È ormai da qualche tempo che come Rifondazione Comunista e Giovani Comunisti denunciamo la doppia faccia della destra istituzionale italiana (nazionale e locale) che da un lato cerca di mostrarsi evoluta rispetto al passato e dall’altro lato copre, finanzia e incoraggia i gruppi neofascisti. Casa Pound Italia non è una realtà distante presente solo nell’area romana, ma è un mondo reale troppo vicino a noi presente anche in provincia di Avellino rendendosi sempre più pericolosa e omologa ai gruppi operanti nel resto d’Italia con la forza e la violenza" dichiara Servodio nella sua ultima nota, apparsa sui giornali e in rete, nei giorni scorsi. Le sue dichiarazioni hanno suscitato molte polemiche, non solo a Cervinara, ma coinvolgendo anche il Comitato Nazionale di Casa Pound, che, sentendosi accusato, minaccia querela. Il gruppo di estrema destra spinge l'amministrazione a reagire. Il capogruppo di maggioranza, Francesco Viola, infatti, ha sentito il dovere di rispondere alle accuse che hanno coinvolto l'amministrazione Tangredi "Noi facciamo cultura e non politica - dichiara Viola a gran voce -Noi non abbiamo avuto alcuna proposta da parte dei giovani comunisti. La loro è pura e semplice strumentalizzazione politica, coinvolgendo l'amministrazione e questo non è corretto E' sbagliato fare attacchi di questo tipo. Mentre gli altri stanno cercando di fare guerra, Casa Pound propone. Questa è una questione culturale. Al momento non ci sono richieste. Il loro atteggiamento non è giustificato perché potrebbero proporre anche loro e non gli sarà di certo risposto di no. Siamo noi - continua Viola - a chiedere a loro le iniziative. I giovani comunisti vogliono farci passare per una forza di centro-destra. Si continua su questo tipo di scia, ma l'amministrazione è molto disponibile a favore di tutti, in particolare i bistrattati. Non siamo solo amministratori, ma anche confidenti”.
La contro-risposta di Servodio è stata che "la dichiarazione del consigliere Francesco Viola ci fa ridere ed è indegna da parte di un rappresentante istituzionale che ha giurato fedeltà alla Costituzione Repubblicana e antifascista. Tali dichiarazioni ci riportano alla seconda anima del fascismo italiano del ventennio: conservatrice tradizionalista, cattolica-clericale e comunitaria. Nel ventennio fascista, infatti, parte dei cattolici non furono oggetto delle aggressioni fasciste, nonostante la netta posizione antifascista del segretario del partito Luigi Sturzo. Crediamo che contestare le manifestazioni del Blocco Studentesco e di Casa Pound sia un elemento essenziale, non soltanto per i comunisti, ma per tutti i democratici. Ci sono leggi che vietano la costituzione di gruppi che si fanno alle idee del ventennio".
Ma Casa Pound, si tira fuori dallo scontro: "Casa Pound Avellino continuerà a difendere la classe operaia e la salute dei lavoratori senza soste. In merito al vile attacco di Rifondazione Comunista, che ci hanno etichettati come violenti, razzisti e xenofobi e portatori d'odio, rispondiamo a queste deliranti accuse con il sorriso sulle labbra e invitiamo questi personaggi a svegliarsi e a collaborare sul fronte sociale perché c'è bisogno dell'aiuto di tutti. Eppure, in passato abbiamo collaborato con Rifondazione Comunista per la raccolta di materiale per i terremotati in Abruzzo e su parecchie questioni ambientali. Superare gli steccati ideologici è, per noi, una vittoria, per loro una vergogna, perciò agiremo per vie legali, perché essere diffamati e accusati di azioni deliranti è uno smacco che non possiamo tollerare soprattutto perché si è cercato di offuscare il tema del dibattito, ossia la vicenda di Antonio Sacco e del proletariato italiano, abbandonato dalla politica nazionale”.
Infine, il PRC esprime tutta la sua solidarietà a Luca Servodio e replicano ancora "Questi ardenti giovanotti che amano mostrare la loro potenza fisica praticando, laCINGHIAMATTANZA, uno sport particolarmente violento che si concretizza prendendosi a cinghiate - contenti loro - che usano il saluto romano e slogan che pensavamo seppelliti nella melma come :“Boia chi molla” oppure “me ne frego” o meglio “ comunisti andate a fare in culo” (vedi blog di C.P. di Cervinara) tentano di sdoganarsi indossando la maschera di bravi ragazzi impegnati socialmente;infatti, organizzano convegni sempre rigorosamente patrocinati, parlano di mutuo sociale ma non s’indignano di fronte alle politiche per la casa adottate dal governo di destra, piangono le morti bianche senza esprimere un minimo di dissenso riguardo alle ultime esternazioni del ministro Tremonti, che citando la“626” legge che disciplina la sicurezza sui luoghi di lavoro la definisce “un lusso che non possiamo permetterci” , partecipano alle manifestazioni contro i tagli alla scuola pubblica ma solo per manganellare gli insegnanti e gli studenti che pacificamente esprimono il loro dissenso -piazza Navona insegna - dicono di non essere razzisti ma predicano il rimpatrio dei migranti e la riscoperta della razza italica, vogliono il dialogo ma nel momento in cui qualcuno esprime il proprio dissenso,così come ha fatto Luca Servodio in nome e per conto dei Giovani Comunisti e del PRC non solo di Cervinara, minacciano querele,alla faccia della democrazia e della Costituzione, che tra l’altro hanno l’ambizione di riscrivere secondo le loro regole. Inoltre ,considerato che intendete querelare chi rivendica la propria libertà di pensiero, non citate solo il nostro compagno Luca, ma anche tutti e tutte noi che nel solco dell’antifascismo militante saremo sempre pronti a smascherarvi e ricacciarvi nelle cripte della storia".

sabato 21 agosto 2010

Video della presentazione "La Città Dei Matti" Domenico Esposito Mito


Elenco i video della presentazione a Rotondi, organizzata dall'associazione culturare "O'Cardill", il giorno 6 giugno, 2010:

Prima parte:
Francesca Girardi, presidente dell'associazione culturale "O'Cardill" introduce la presentazione del romanzo "La Città Dei Matti" di Domenico Esposito "Mito"

Seconda Parte:

Durante la presentazione il preside Franco Martino ha sottolineato alcuni argomenti importanti del romanzo, quali gli incidenti sul lavori e l'abuso d'alcol da parte dei giovani.
"Ho notato che più volte, nel romanzo, vengono fatte riflessioni e citati anche alcuni episodi riguardo gli incidenti sul lavoro. Da questo deduco che il nostro autore ha molto a cuore la questione"
(Professore Franco Martino)
"Esposito cerca in tutti i modi di razionalizzare il lettore, non si limita a descrivere e ci guida, come Virgilio guidò Dante, nell'Inferno e nel Purgatorio, senza mai arrivare nel Paradiso, ma qui non si parla dell'aldilà, si parla dell'aldiqua'" (prof.Franco Martino)

Terza
: e quarta parte, intervento Domenico Esposito Mito con reading di Rolando Giancola (autore della raccolta di poesie "Brandelli" edita da IL FILO)che legge, in forma di recitazione, un passo del romanzo.



Quinta e ultima parte: Intervento di Lara Lanni Assessore alla Cultura e del Responsabile del Piano Di Zona Domenico Landi.