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mercoledì 26 luglio 2017

Intervista di Domenico J. Esposito a Efrem Lettieri

Oggi ho incontrato il cantante Efrem Lettieri per intervistarlo. Mi accoglie a casa sua, piuttosto ordinata e pulita per un uomo che vive da solo. Mi prepara il caffè. Non era molto di buon umore perché lo scopo della nostra intervista nasce da alcune accuse nei confronti del musicista che non gli sono affatto piaciute. Non mi guarda in faccia, è nervoso. Questo, però, non mi ha messo a disagio. Ovviamente ne ho approfittato per fargli alcune domande sulla musica, ma mi ha chiesto di non parlare dei suoi progetti futuri né del suo gruppo, perché al momento la situazione è un po’ confusa e particolare. Stanno succedendo, nella sua vita, cose strane che non sa come andranno a finire. Mi siedo di fronte a lui, che ogni tanto si alza per controllare se il caffè è pronto. Lo versa nelle tazze e sorseggiamo. Accendo il registratore e prendo appunto sul mio quaderno. Quando inizio l’intervista, sembra calmarsi, fino a che gli faccio le ultime domande più provocatorie, quelle che aspettava, a causa di quelle che accuse che lo fanno infervorare.
Allora Efrem, innanzitutto ti ringrazio tantissimo per avermi concesso l’intervista, so che non ami molto essere intervistato.
Sì, ho notato che da quando si parla di me, ci sono molte cose che la gente non ha capito e che bisogna chiarire assolutamente. Per questo ho accettato. Sono sicuro che mi farai le domande giuste.
Certo, ma vorrei iniziare prima a parlare della tua musica. Quando e com’è nata questa passione?
Ho sempre sentito il bisogno di esprimermi in un modo diverso rispetto alle persone che si esprimono semplicemente parlando. Le canzoni mi si formavano nella testa, automaticamente e spontaneamente. Uscivo, passeggiavo e pensavo “in musica”. I pensieri erano sotto forma di canzone. È come una magia. Sembra strano, folle, ma succede esattamente così.
E poi come hai imparato a suonare? Hai fatto lezioni di canto, hai studiato musica?
Ho imparato tutto da solo. A scuola, alle medie, in educazione musicale avevo una sufficienza concessa per compassione dalla professoressa, era una tipa antipatica, che mi odiava. Se avesse potuto, mi avrebbe bocciato soltanto per quello. Eravamo come nemici. Diceva che avevo una falsa faccia da santerello. Non sopportavo il suono della diamonica a fiato, quella scolastica. Dovrebbero proibirla per legge. Si sentiva solo un enorme chiasso quando suonavano i miei compagni a lezione. Io mi sono sempre rifiutato. La musica è arte, non è una cazzo di materia scolastica, non la possono fare tutti. Il mio era un atto di ribellione. Sarebbe stato giusto proporla come attività extrascolastica per gli appassionati. Ma neanche lo avrei fatto. Io preferisco essere autodidatta.
Tu per un breve periodo avevi deciso di smettere di suonare. Hai detto spesso che “le cose alle quali ci aggrappiamo per sopravvivere a volte sono quelle che più ci uccidono”. Perché la musica ti avrebbe ucciso? E come ha fatto, invece, a mantenerti in vita?
Sai com’è, il lato negativo dell’arte è che è come l’alcol e la droga: non puoi farne a meno perché ti sembra che ti lasci in vita anche se sei morto dentro. L’arte è più benefica e positiva rispetto alle droghe, ma a volte fa male allo stesso modo: puoi trovare una sala o una piazza vuota, una scarsa quantità di pubblico, magari anche distratto, nessun applauso, niente. A volte, quando perdi tutto e credi che soltanto l’arte possa darti soddisfazione e anche questa ti delude, allora veramente ti sembra di dover mollare tutto. Ma credi che sia riuscito a mollare? Ho continuato sempre a scrivere testi. Non c’è niente da fare, non puoi farne a meno. Artisti si nasce. A volte sembra una maledizione.
Spesso nelle tue canzoni, parli del degrado della società, del male del mondo e tra questo menzioni anche l’uso di alcol e di droga da parte degli adolescenti. Non pensi, però, che quelle cose sarebbe meglio farle a quell’età piuttosto che da adulti?
Ho visto dei ragazzini che sono diventati dipendenti e sono finiti in comunità, si sono dovuti curare, oppure che non si sono mai curati e sono diventati tossici e alcolizzati. È vero che altri invece hanno iniziato da adolescenti e ora al massimo si concedono una birra alla spina, ma altri, a più di trent’anni li vedo ancora a nascondersi in gruppetti a fumare canne, quindi non è detto che se lo fai da ragazzo poi non lo fai più da adulto.
Tu stesso hai dichiarato di aver, per così dire, un passato oscuro, tra droghe, alcol e una vita piuttosto turbolenta. A questo proposito, sei stato accusato di essere contraddittorio e ipocrita, cosa risponderesti a tali accuse?
Che sono delle mezze seghe che non hanno capito niente. Avrebbero preferito che glielo dicesse un prete dall’altare? O uno che non ha mai toccato un goccio d’alcol? Uno che è nato salutista e ha condotto una vita sana? Non credo, penso che sarebbe stato molto peggio e che avrebbe suscitato risolini di scherno ancora più sprezzanti. Se io trasmetto quel tipo di messaggio, è perché so cosa significa trovare il giorno dopo le tasche vuote, benché tu sia uscito con dei soldi in mano la sera prima, ma che sono stati spesi tutti per alcol e droga, so cosa significa svegliarsi depressi dopo una notte di euforia, della quale spesso non ti rimane nulla. Quando vado a un concerto, o vado a fare una passeggiata ad osservare la bellezza del mondo, o magari trascorro una giornata in buona compagnia, mi sento molto meglio. Ci si ubriaca e ci si droga per noia, per insoddisfazione. Se trovo qualcosa che mi soddisfa, io lascio perdere quella merda. Ho visto gente invece che anche quando non è sopraffatta dalla noia e dalla monotonia, si ubriaca e si droga, come se non se ne potesse fare a meno. Io so che si può fare a meno, ma purtroppo, come ho detto nella mia canzone “sono come imprigionato, come incatenato, in questo mondo corrotto, in questo mondo malato”. Ci casco, ci casco sempre anch’io, perché non trovo nessuno che mi faccia compagnia e che mi dica ‘chi se ne frega, dell’alcol, andiamo a farci una bella passeggiata sotto le stelle, lontano dal caos del centro’. Questa non è ipocrisia, perché io ammetto e sono consapevole di fare qualcosa che mi fa male e vorrei qualcuno accanto che mi sproni a non farlo anziché accusarmi di moralismo o ipocrisia. Sono loro gli ipocriti, che non ammettono di essere perennemente insoddisfatti, di essere dipendenti e di volere, in fondo, anche loro smettere di farsi del male. È più facile accusare gli altri di essere moralisti, piuttosto che cercare una strada che ci faccia stare veramente bene e sani.
Sei uno dei pochi artisti che non utilizzano Facebook per promuovere la propria arte, hai pensato però che potrebbe servirti per farti maggiore pubblicità?
Finora se ne sono occupati i miei amici di creare eventi su Facebook e fare attività promozionali. Mi hanno spesso parlato di come funziona quel social e sinceramente voglio starne fuori. Sono un tipo solitario, e tu questo dovresti capirlo, non posso sopportare di conoscere tutti i banali pensieri delle persone, soprattutto quelli che si fingono degli intellettuali. Del resto, non me ne frega molto della visibilità, soprattutto sul web: io faccio musica perché non posso farne a meno, la musica è la spina che mi tiene in vita, la musica è una terapia, mi fa stare bene e dà un senso alla mia vita. Non sono più un ragazzino che sogna di sfondare, non voglio il successo, mi basta continuare a fare musica. Ho accettato quest’intervista, non per pubblicità, ma per chiarire le mie posizioni, le mie idee che non a tutti sono chiare. Non che m’illuda che ora le capiranno tutti, ma almeno ho detto la mia, qualcuno forse capirà meglio, qualcun altro fingerà di non capire perché è quello che preferisce e farà qualche sorriso sarcastico, accusandomi ancora di moralismo.
Grazie ancora per aver accettato, Efrem, e in bocca al lupo per tutto.
Grazie a te!
Di Domenico J. Esposito
Clicca qui per ascoltare la canzone di Efrem Lettieri “Il Mondo Malato”
Clicca qui per comprare il romanzo “Mad World – Il Mondo Malato” con protagonista Efrem Lettieri.



N.B. il personaggio intervistato è solo frutta di fantasia dell’autore (intervista immaginaria).



martedì 18 luglio 2017

Il nuovo video della canzone "Lock N Key" di Sean Paul realizzato da un cervinarese, in collaborazione con Francesco Dibenedetto

Ieri sera è uscita la nuova canzone di Sean Paul  sulla pagina ufficiale di Major Lazer. Il video ufficiale è stato realizzato da un cervinarese, Carlo Esposito (alias Dowggy) in collaborazione con Francesco Dibenedetto (Dj Moiz) per i noti artisti americani. Carlo Esposito è un illustratore italiano, graphic designer e dj. Ha lavorato in diversi settori dell'intrattenimento, dal design di giocattoli (Giochi Preziosi) alla produzione di videogame per smartphone. Attualmente lavora come illustratore per diversi produttori musicali come Kayzo, Major Lazer, Fight Clvb, Perfect Giddimani, Kalibandulu e tanti altri. Dal 2016 è entrato a far parte della Flex Up Crew valorizzando la loro produzione di tracce musicali con le sue copertine, manifesti di eventi che girano in tutto il mondo. Originario di Cervinara vive da qualche anno a Urbino. 

(Ah, dimenticavo: è mio fratello e ha realizzato anche le copertine dei mie primi tre libri!)

Ecco il link al video


domenica 13 febbraio 2011

Domenico Esposito Mito intervista Manuela Romeo (cantante di Reggio Calabria) de I "Kalanthos"

Manuela Romeo nasce a Reggio Calabria, il 17 Agosto del 1985. È figlia d'arte, suo padre è un musicista (fisarmonicista) e cantante, oltre che maestro di musica. Manuela ha studiato canto per un anno con la professoressa EDDA DELL'ORSO. Ha partecipato a molti concorsi canori dalla tenera età, tra i quali il "Premio Mia Martini" nel 2004, dove è arrivata in semifinale e "Sanremo Lab" nel 2006 dove partecipa con due bellissimi inediti. Partecipa inoltre nel 2006 allo stage di SanremoLab. È stata l'unica voce femminile di un gruppo di musica folk-popolare "Mattanza" per ben quattro anni. Con loro incide due cd: "Razza Marranchina" e "Nesci Suli", nei quali è stata protagonista di varie canzoni che hanno ottenuto molto successo in Reggio Calabria e provincia (Veninci Sonnu, Madonna mia, A famigghia).
Supera il quinto anno di pianoforte al conservatorio "Francesco Cilea" di Reggio Calabria e continua a studiare per raggiungere la laurea.
Nel frattempo si diploma in teoria e solfeggio sempre presso il conservatorio di Reggio. Ha frequentato l'Istituto d'Arte di Reggio Calabria, indirizzo restauro e lì si diploma nell'anno 2003-2004.
Per tre anni insegna solfeggio alla Scuola di Musica "Giuseppe Verdi", a Reggio Calabria, soprattutto ai bambini e a chi si approccia per la prima volta alla musica. Tra il 2007 e il 2008 entra a far parte di un gruppo di musica etnica popolare, i "SINORIA"eseguendo alcune delle musiche del documentario, finanziato dalla regione Calabria, chiamato"CONTRASTI" tra cui "DURMA LU MARI". In questo periodo fa parte del gruppo di musica etnica popolare "KALANTHOS" eseguendo brani tradizionali.
Clicca qui , per ascoltare Manuela che interpreta la canzone "La vie en rose" di Edith Piaf

Ciao Manuela, innanzitutto ti do il benvenuto e ti ringrazio per aver accettato l’invito.


Grazie a te, per me è un vero piacere parlare di musica con te.

Ti faccio la prima domanda: quanto ti ha aiutato, nella tua carriera musicale, essere figlia d’arte?


Direi abbastanza, il mio approccio alla musica è avvenuto in modo naturale, essa era presente in casa tanta quanto le parole, era quasi un secondo modo di dialogare. Ricordo, come se fosse ieri, il suono del pianoforte che proveniva dalla sala da pranzo la domenica mattina. Mio padre ci svegliava con le note di Chopin... oppure la sera, tra amici, quando si ballava un tango o un valzer, con la sua amata fisarmonica... e poi le prime lezioni di musica. Tutto è molto presente nella mia memoria e mi è servito molto per crescere in quest’ambito.

Adesso lavoriamo invece un po’ di fantasia e immaginazione: pensi che se non fossi stata figlia d’arte, la tua passione per la musica sarebbe nata ugualmente?

Io credo di sì, ma non potrei mai esserne sicura, diciamo che forse sono stata fortunata che sia andata così.

Una domanda classica: c’è qualche artista al quale t’ispiri o che comunque stimi particolarmente?

Bella domanda... in effetti, in passato mi ritrovo molto in alcuni stereotipi di cantanti femminili, come Celine Dion, piuttosto che Mariah Carey, le quali stimo tuttora, ma mi sono un po’ allontanata dal genere troppo circoscritto, infatti, nel tempo ho spaziato in vari generi musicali: sono fortemente attratta dalla musica popolare, dalla musica italiana d’autore, dal blues e dal jazz. Non voglio identificarmi in nessun artista in particolare, vorrei creare il mio di carattere, prendendo spunto da tutto ciò che ho appena elencato…o almeno ci provo.

Tu fai parte di un gruppo chiamato KALANTHOS, di cui fa parte anche tuo fratello Daniele Romeo. Raccontaci com’è nato questo gruppo.

Questo gruppo è la nostra piccola perla, nel senso che noi tutti ci teniamo molto, è la nostra passione più grande, credo…il popolare è un genere molto passionale, forte e anche di protesta, i nostri concerti li viviamo non solo con la voce o con gli strumenti ma soprattutto con il cuore, questa musica ci appassiona, forse perché si parla della nostra terra per questo, siamo legati a essa, è per tutti questi motivi che è nato il nostro gruppo, la voglia di vivere e rivivere le nostre tradizioni.


Ho saputo dell’incidente di cui siete stati vittima lo scorso 19 settembre tu e il tuo gruppo. Te la senti di esprimere un pensiero a riguardo?


L’unica cosa che mi sento di dire è, lasciando la polemica ai mesi passati, che non dovrebbero capitare a nessuno simili disgrazie, ma possiamo ritenerci fortunati che siamo qui a poterlo raccontare.

Torniamo a parlare di musica: hai mai scritto o pensato di scrivere una canzone per te stessa o per qualcun altro?

Sì, ho scritto qualche mia canzone in passato, ma l’ho tenuta solo per me, non è mai uscita e poi sinceramente non mi sento molto brava in questo, ma potrei anche sbagliarmi (lo spero)…


Quali altri progetti quindi nell'ambito musicale?

Di progetti ce ne sono tanti, sia per quanto concerne il gruppo sia per quanto riguarda me stessa, ma per ora la mia priorità è completare il mio percorso al conservatorio di musica dello studio di pianoforte, ormai mi mancano solo due annetti, quindi per il resto, sono scaramantica eheheh, non mi piace parlare molto dei progetti in corso. Se andrà bene, sarà una sorpresa.

Ancora grazie mille, Manuela! Sappi che è sempre piacevole ascoltare la tua splendida voce e per questo ti auguro tutto il successo possibile!

Grazie a te Mito, anche per me è sempre un piacere parlare con te…sono onorata che tu mi abbia scelto per la tua intervista... in bocca al lupo per tutto anche a te per la tua carriera... un abbraccio!


Domenico Esposito Mito

lunedì 17 gennaio 2011

Intervista a Sara Orlacchio (cantante e docente di musica) di Domenico Esposito Mito

Sara Orlacchio è una cantante e docente di Musica (Specializzata in tecnica vocale) nata a Benevento nel 1988 e vive a Montesarchio (BN), dove si è diplomata presso il Liceo Scientifico “E. Fermi”. Diplomata inoltre in Canto presso il Conservatorio di Musica Statale “N. Sala” di Benevento sotto la guida del M° Diego D’Auria.
Avviata agli studi della tecnica del canto e del pianoforte a soli 14 anni, a 16 anni diventa vocalist di un gruppo di under 18, i “Solo 61”, con il quale intraprende un’intensa attività concertistica e partecipa al ROXY BAR di RED RONNIE nel 2005.
Partecipa a numerosi concorsi, come cantante solista, tra i quali, il SOLAROLO SONG FESTIVAL organizzato da Fabrizio Pausini (padre della celebre cantante Laura Pausini) in provincia di Ravenna nell’anno 2006.
Vince il BENGIO FESTIVAL (categoria italiani) edizione 2006.
Nel 2008 si aggiudica il Secondo Premio del 13° Concorso Nazionale CAMPI FLEGREI.
Nel luglio 2008 ha cantato “Il Filosofo di campagna”, dramma giocoso, in tre atti di B.Galuppi, nel ruolo di Lesbina per l’Associazione Musicale di Piero Monaci “Atena Opera Festival”.
Attualmente svolge consulenza didattica presso Associazioni Musicali Culturali e Scuole di Musica e per Scuole Statali.

clicca qui, per ascoltare la sua canzone

Ciao, Sara, innanzitutto ti do il benvenuto a questa nostra piccola intervista.


Ciao, per me è un piacere, colgo l’occasione per ringraziarti.

Raccontaci innanzitutto dei tuoi esordi e del tuo primo approccio con la musica che, come vediamo, è iniziato quando avevi quattordici anni.

In realtà il mio primo incontro con la musica è avvenuto molto tempo prima: mia sorella studiava il piano da bambina e questo è stato il primo impulso. Ho cominciato, passo dopo passo, a suonare il piano, fino a quando, a quattordici anni, ho deciso di studiare seriamente, ma prima di questo, ascoltavo e tentavo di riprodurre da autodidatta.
Per quanto riguarda il canto, che è la mia professione, ho sempre cantato, in qualsiasi occasione.
È uno dei ricordi più chiari della mia infanzia. In casa lo facevo per puro divertimento; alle recite scolastiche, io cantavo tutto il tempo e già da piccolissima tentavo di catturare lo stile, la tecnica e gli atteggiamenti musicali dagli artisti che m’interessavano. Quando ho iniziato a seguire la mia prima insegnante di canto, ho percepito fin da subito che quello sarebbe stato il mio lavoro, poiché non c’era altro che io amassi fare più che cantare. Si è trattato quindi di un approccio molto spontaneo, che non mi ha procurato alcun tipo di problemi nell’apprendimento perché, per me, era la cosa più naturale possibile, così come l’approccio con il pubblico.
Il palcoscenico mi hanno sempre fatto sentire a casa, mi sono sempre sentita a mio agio.
Il segreto per un’artista per “essere comodo” in scena è di cimentarsi in quello che più gli è consono e quello che più gli piace, in modo tale da farlo con professionalità e offrire al pubblico un prodotto del quale egli stesso è convinto.


Vuoi dirci chi sono gli autori e i compositori delle tue canzoni?

Per quanto concerne le mie canzoni, devo ringraziare in primis Angelo Cioffi per aver scritto per me delle melodie che calzavano perfettamente a quello che è il mio stile vocale e per avermi aiutato nel dare forma a quelle che erano le mie idee e poi Nicola Dragotto, che ha scritto dei testi meravigliosi.

Cosa ti piace dell’ambiente musicale e quali sono le difficoltà che deve affrontare una giovane cantante della tua età durante tutto il suo percorso artistico?

La cosa più importante del far parte dell’ambiente musicale è la possibilità di stare in contatto con persone che condividono i tuoi stessi interessi e, nella maggior parte dei casi, i tuoi stessi problemi; inoltre si ha l’occasione di passare la maggior parte del tempo occupandosi di qualcosa che t’interessa davvero e, anche quando teoricamente stai lavorando, impieghi tutto il tempo facendo quello che realmente ti piace. Il lavoro quindi diventa un momento di gioco, quasi di divertimento, e questa è la maniera migliore di svolgere questa professione, perché solo in questo modo si possono trasmettere emozioni vere al pubblico.
Le difficoltà di questo percorso sono molteplici. Penso che la più grande sia uniformarsi agli standard che gli addetti ai lavori richiedono, soprattutto per quanto riguarda la musica classica: si necessita di particolari elementi dai quali non si può prescindere.


A proposito, tu che sei anche una docente di musica, vuoi parlarci adesso delle cose che ti piacciono invece di questo tuo lavoro e di quelle che magari non ti piacciono?

È semplice: è meraviglioso lasciare in eredità agli altri il tuo sapere, “conditio sine qua non” è la presenza dinanzi a te di una persona che ti stimoli continuamente affinché il “download d’informazioni” non s’interrompa. È appassionante insegnare a chi è motivato, a chi ha talento, a chi sogna questa professione; è riduttivo e talvolta frustrante dover trattare, semplicemente perché è il tuo lavoro, con allievi ai quali non interessa quello che studiano ma pensano sia un mero momento ludico.


Che cosa consigli, quindi, ai giovani che vogliono intraprendere la tua stessa strada? Intendo come cantante o musicista.

Consiglio semplicemente tanto studio e tanta tenacia: lo studio perché la formazione di un cantante è quella che ti consente, non solo di poter svolgere questo lavoro da vero professionista, ma anche quello che ti consente di svolgerlo a lungo. Infatti, prima che di personalità, musicalità e talento, un cantante richiede salute, ovviamente intesa come salute vocale; tenacia perché questo è un percorso nel quale si può spesso entrare in periodi di “crisi artistica” che t’inducono a pensare che quella sia la fine della tua carriera quando, in realtà, non è così. Si tratta semplicemente di momenti che di solito precedono un’evoluzione artistica molto forte. C’è bisogno quindi di lavoro e di pazienza.

Ci sono in programma delle date in cui il tuo pubblico potrà assistere ai tuoi live? Se sì, puoi comunicarcele?

In questo momento no, perché dopo il mio diploma in canto lirico, che ho conseguito pochi mesi fa, ho abbandonato questo tipo di attività per tentare la carriera teatrale, nel prossimo futuro non so.

Parlaci allora dei tuoi progetti.

Come accennavo, le mie prospettive per il futuro sono volte alla carriera teatrale, in questo periodo sto lavorando per questo. In ogni caso, quello che spero è che ciò che faccio continui sempre a rendermi così felice come mi rende oggi. È la passione che ci spinge ad avere progetti e a operare per realizzarli, spero che questa passione non venga mai meno: per questo cerco di alimentarla ogni giorno attraverso nuovi traguardi da raggiungere, nuove soluzioni, “nuovi colori” e nuove emozioni da sperimentare.

Ti ringrazio per aver accettato il mio invito, Sara. In bocca al lupo per tutto!

Grazie a te, è stato un onore e … crepi il lupo!


Domenico Esposito Mito

lunedì 10 gennaio 2011

Intervista a Serena Stanzani (scrittrice e cantante di Agrigento)

Serena Stanzani nasce nel 1993 ad Agrigento ed è un'artista poliedrica. Si dice ispirata da tutte le multiformi espressioni dell'arte, con una particolare predilezione per la scrittura e per il canto. In questo campo dobbiamo segnalare la vittoria di Serena al Cantagiro e la finale raggiunta, grazie sempre alla sua voce, al premio Mia Martini.
“I am in Wonderland” è il suo debutto letterario, pubblicato da poco dalla Casa Editrice “Edizioni La Gru” di Padova.

Seguite questo link, per leggere le prime pagine:


Ciao, Serena, innanzitutto benvenuta a questa nostra piccola intervista.


Ciao Domenico, grazie mille, è un piacere per me.

Serena, tu a soli diciassette anni, hai scritto il tuo primo libro. Raccontaci com’è nata l’idea di scriverlo.

L’idea è nata dalla volontà di raccogliere tutte le mie note per far si che queste non fossero perse o dimenticate. Di conseguenza è subentrata l’idea di scrivere un libro. A tal proposito, il mio perpetuo ringraziamento va alla Casa Editrice “Edizioni la Gru” di Padova, per aver creduto nel mio lavoro e per l’impegno, la professionalità e la passione che ha dedicato e continua a dedicare al percorso del libro.

Come mai hai scelto un titolo in inglese anziché in italiano? Spiegaci perché lo hai intitolato così e parlaci, per sommi capi, di questo libro e gli argomenti trattati.

“I am in Wonderland – pensieri e parole” è un libro agevole che si rivolge tanto al mondo adolescenziale quanto a quello adulto. È una raccolta di riflessioni e di aforismi che presenta i caratteri fisionomici di un diario universale. Ho intitolato il libro “I am in Wonderland” perché rappresenta una finestra sullo stato emotivo di un’adolescente. Quasi uno specchio sul subconscio di una ragazza che vive la vita perdendosi in essa e analizzandone i significati più essenziali e soprattutto sostanziali. La traduzione di “I am in Wonderland” è “Io sono nel Paese delle Meraviglie”. La scelta dell’utilizzo della lingua inglese è motivata: nelle mie intenzioni “Wonderland” non ha espliciti collegamenti con il “Paese delle Meraviglie” della nota Alice, bensì è un mondo buffo, confuso e colmo di contraddizioni. Un mondo super colorato, un mondo a testa in giù, un mondo dominato dal caos. Rappresenta un buco nero e al contempo è il motore e generatore dei pensieri e delle cose. Il confine tra ciò che esiste e ciò che rendiamo esistente.

Tu sei anche una cantante. Vuoi raccontarci com’è nata la tua passione per la musica e come hai esordito in questo campo?

Quando parlo della musica, non parlo mai di una passione ma di un mio modo di essere. La musica, secondo me, non può essere considerata "un accessorio di convenienza" a cui spetta il ruolo di completare la vita di una persona. È qualcosa di intimamente compenetrato all'essenza di un individuo: qualcosa che non si può negare o ripudiare per scelta. Canto da sempre ma la mia prima vera esibizione è avvenuta in occasione di una recita scolastica all’età di otto anni. Per gioco ho provato ad abbracciare questa nuova esperienza, gettata sul palco dall’entusiasmo delle mie persone care. Non sono ancora scesa!

È nata prima la passione per la musica o prima quella per la scrittura?

Scrivo da sempre. Ricordo bene, quando, negli anni della mia primissima infanzia, ancora incapace di leggere e scrivere, dettavo tutto quello che mi passava per la testa a mia sorella. Da piccola mi ha tenuto compagnia anche un vecchio registratore.

Chi sono i tuoi modelli nella musica?

Penso di non avere dei modelli definiti: amo tutto ciò che è musica e nella scelta dei brani da interpretare non tengo in considerazione gli interpreti originali bensì lo stile musicale del pezzo, prediligendo il pop-melodico moderno, italiano e straniero.

E nella scrittura?

Mi piacciono molto Alessandro Baricco, Alda Merini e Paulo Coelho e sono, inoltre, innamorata della letteratura inglese.

Per adesso fai cover, ma hai mai scritto qualche testo da poter cantare in futuro?

Già da un anno gira in rete il mio videoclip del brano inedito “Dire Sempre o Dire Mai” scritto per me da Stefania e Carmelo Labate (attuale chitarrista e arrangiatore di Ivana Spagna), già finalista al Festival “Premio Mia Martini” nell’anno 2009 e vincitore a “Il Cantagiro” nell’anno 2010 (sezione videoclip). Sono stata, inoltre, tra i papabili di “Sanremo giovani” 2011 con il brano “Il Tempo” del M° Vincenzo Capasso e G. Bonasia. Recentemente ho scritto un testo che verrà al più presto musicato.

A proposito del futuro: che progetti hai sia nell’ambito della scrittura sia in quello della musica?

Diciamo “work in progress”. Per il momento studio e mi limito a godere di “queste giornate di sole”. Ho molti progetti, tutti da costruire e spero da realizzare presto! Incrociamo le dita!

Infine, come si può acquistare il tuo libro?

"I am in Wonderland, pensieri e parole" (Edizioni La Gru, € 9,50 - Codice ISBN 9788897092025) è disponibile ad Agrigento presso la Libreria “Deleo” (Via XXV Aprile,210 - Tel. 0922.20708 - Email: libreriadeleo@alice.it ) e a Favara presso la libreria “Il Papiro” (V.le Pietro Nenni 130 – Email: papiroeditore@libero.it ). Il libro può essere ordinato anche sul sito www.edizionilagru.com e vi verrà spedito senza spese aggiuntive.

Grazie mille per aver accettato il mio invito, Serena. In bocca al lupo per tutto!

Grazie a te! Crepi il lupo!



Domenico Esposito Mito