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lunedì 11 febbraio 2019

Alcune foto della presentazione del libro "Il Romanziere" a Rotondi con l'Associazione O' Cardill


Alcune foto della presentazione del libro "Il Romanziere" a Rotondi con l'Associazione O' Cardill.

Relatrice: professoressa Enza Crisci.





domenica 25 novembre 2018

Presentazione de "Il Romanziere" all'istituto F. De Sanctis di Cervinara

Venerdì, 23 novembre ho avuto il piacere di incontrare studenti e docenti dei licei scientifico e classico dell'Istituto omnicomprensivo F. De Sanctis di Cervinara per discutere del mio libro "Il Romanziere".
Qui il video dell'intervista su Retesei.



lunedì 29 ottobre 2018

Recensioni al libro "Il Romanziere".


“Sono sincera: non mi era mai capitato di leggere qualcosa del genere ad opera di uno scrittore emergente. E devo ammettere che in più di un momento mi è venuto spontaneo fare un parallelo con alcuni scritti di Dostoevskij, che allo stesso modo lasciava al centro della scena l’idea, il pensiero, il manifesto intellettuale e la filosofia.
Spero di poter leggere altri lavori di questo giovane scrittore dal quale, ne sono convinta, riceveremo belle sorprese”.
(Recensione di Letizia Rossi su Sogni di carta)
“Il protagonista del romanzo è Donato Bratti, alter ego dell’ autore, un romanziere appunto, il quale compie un serio esame introspettivo su se stesso. Esposito racconta la fatica dello scrivere e le ansie di un giovane scrittore che spesso rischia di non essere capito e, per questo respinto, dal mondo circostante. Al centro della vicenda anche le immense difficoltà che si incontrano nel mondo editoriale per vedere pubblicati i propri lavori”.
(Recensione su Retesei)
“E non è vero che il suo sia un libro triste e pessimistico. È invece un romanzo in cui si racconta un sogno. Un sogno che non va spezzato ma favorito e alimentato affinché diventi realtà.
Domenico Esposito scrive pagine forti sulla voglia di farcela come “romanziere”, sulla sua motivazione, sul desiderio di «non gettare la spugna»”.
(Recensione di Enza Crisci su Il Caudino)
“Si assiste all’apnea dei sentimenti: silenzi invalicabili, rabbia, incredulità, emozioni ribaltate e sconvolte, pianti, respiri affannosi, nostalgie, rimpianti, strette al cuore e tanti sospiri … anche nel sonno che diviene una realtà parallela.
Non vi è dubbio della genialità intuitiva dell’autore, nel descrivere le ambientazioni e gli argomenti trattati, la vostra mente sarà aperta a ogni possibilità”.

Scritto in modo molto scorrevole e semplice, leggerlo ci ha lasciato, più che un contributo contenutistico, uno spunto riflessivo per guardarci dentro. “molti mi hanno detto << al posto tuo mi fermerei >>, perché non sono diventato famoso e perché devo sorbirmi spesso i rifiuti degli editori. Ho risposto <> […] dicono che vivo di sogni ma almeno vivo”. Questa citazione invita il lettore a non abbattersi, a credere nei propri obiettivi, perché solo così si può vivere con la V maiuscola, lottando in ciò che si crede. O ancora “quella che voi chiamate aggregazione non è altro che omologazione, è paura di restare da soli, di non essere accettati, paura di essere diversi “: qui tende ad incoraggiare le persone ad essere se stessi in ogni caso senza somigliare a qualcuno o lasciarti trasportare dal gruppo. Infine con la citazione “se non vi piace il calcio non giocateci e non guardate le partite solo per farvi accettare.
Che siano loro ad accettare voi […] se qualcuno vuole farvi credere che se non fate ciò che fanno gli altri non siete normali rispondete che lo sapete e che ne siete fieri.”
ci dimostra che è meglio essere liberi di fare e mostrarci per come siamo, e forse normali non saremmo se facessimo tutto ciò che ci viene imposto.
Con ciò il libro, nonostante ci abbia anche fatto divertire con le strane coincidenze che si vanno a creare, ci ha dato la possibilità di riflettere e scavare dentro di noi per capire
se qualche volta anche noi sbagliamo in qualche nostra decisione, di riflettere sulle dinamiche interpersonali, come sui conflitti più intimi del nostro vissuto, sia come individui che come cittadini di un mondo che sembra non riconoscere o peggio, conoscere la bellezza dell’arte!"

(Recensione di Vito Ditaranto per Les Fleurs Du Mal-blog letterario)

“Un libro avvincente che va letto tutto d’un fiato, non sarete voi a sceglierlo ma sarà l’autore che vi accompagnerà con le sue parole nel suo libro impedendovi di uscirne fino alla fine. Sarete li ancorati al testo perché dovrete sapere come finisce la storia!”
(Serena Reale su Ad Maiora Semper)
“Un genere psicologico che ho letto con molto piacere perché ha davvero colto il punto, non solo scrivendo questo romanzo, ma parlando della cruda realtà di ciò che debba affrontare uno scrittore, per inseguire i suoi sogni”.

Titolo: Il Romanziere
Autore: Domenico J. Esposito
Editore: Eretica Edizioni
Anno di pubblicazione: 2018
ISBN: 9788833440286

La verità sui "childfree", ovvero coloro che non vogliono figli


Risultati immagini per childfree
In estate sono venuto a conoscenza di questo fenomeno, leggendo un articolo condiviso da un mio contatto Facebook.
Il titolo dell'articolo era: "mi sono sterilizzata per non avere figli".
Il commento al link, ovviamente, era "ma questa è pazza!"
Non capivo, e non capirò mai, perché chi fa ciò che vuole del proprio corpo senza danneggiare nessuno (e a scanso di equivoci, precisiamo: nemmeno se stesso) debba essere considerato "pazzo" (o peggio). L'articolo parlava di Loly Cappello, una ragazza che per non avere figli si è sottoposta a un'operazione. Nella nostra società, che a volte sembra - o vuol sforzarsi di apparire - tanto emancipata, una cosa del genere potrebbe sembrare ancora qualcosa di folle. Ma sarebbe bene riflettere su alcune questioni e fare delle precisazioni, considerando gli equivoci che si vengono a creare a causa della cattiva informazione.
Erroneamente, quando si parla di childfree, i media utilizzano il termine "movimento".
Ebbene, non esiste alcun "movimento". Nessuno ha intenzione di creare una sorta di "Mondo Nuovo" come nel romanzo di Huxley. Si tratta semplicemente di scelte di vita personali. L'unica cosa che esiste è un gruppo Facebook per scambiarsi opinioni, per chiacchierare e per alcuni semplicemente sentirsi meno soli, in una società dove ogni volta che si parla con qualcuno, ci si sente dire le solite frasi del tipo "ma come? non vuoi figli? magari cambierai idea" o altre banalità come "eh, forse è perché non hai trovato la persona giusta" oppure "quando sarai vecchio, ti sentirai solo e non avrai nessuno"ecc. Ci si sfoga. E qualche volta ci si ride sopra. Poi, c'è una parte di childfree che desidera o fa il pensiero di sterilizzarsi come Loly - l'amministratrice del gruppo - e chiede informazioni e consigli a chi lo ha già fatto. Ma è un grosso errore pensare che tutti i childfree abbiano intenzione di sterilizzarsi. Soprattutto è un grosso errore parlare di "movimento". Questo termine fa sembrare i childfree dei pazzi che vogliano l'estinzione umana, o peggio ancora, che odino i bambini (come ho letto su un articolo di qualche giornalista in mala fede). Tutto sarebbe molto più semplice da capire, se si riflettesse, se non si agisse d'impulso sulle varie reti sociali, dove i childfree devono ogni giorno subire insulti semplicemente perché non vogliono figli. Sì, è tutto qui: i childfree sono soltanto persone che non vogliono figli. Nient'altro. Perché non pensano che quello stile di vita faccia per loro. Tutto qui. Niente di losco. Nessuno impedisce agli altri di essere genitori e di avere figli. Sembra una cosa così orribile? Non lo è. Orribile invece è vedere genitori che non sono in grado di esserlo. Orribile è vedere bambini abbandonati. Orribile è vedere genitori che maltrattano i figli o che non sanno educarli. Orribile è insultare chi la pensa diversamente. Orribile è leggere battute sarcastiche del tipo "meglio che non si riproducano, sai che imbecilli sarebbero nati?"
Tutto perché delle persone, per un motivo o per un altro, hanno deciso di non avere figli. Per non parlare di altre banalità come "che tristezza! e pensare che c'è gente che li vuole e non può averli". Un po' come quando la mamma, da piccoli, ci diceva di mangiare perché c'è gente che muore di fame. Come se mangiando di più, si potesse risolvere la fame del mondo. Come se facendo figli, si risolvesse il problema della sterilità. Dispiace per chi vorrebbe figli e non può averli e ci si augura che un giorno magari si trovi una soluzione, ma non è certo colpa dei childfree. Il mondo è bello perché è vario. Bisognerebbe semplicemente imparare a rispettare le scelte altrui, quando queste non intaccano la libertà di nessuno.


Ah. Citando Novatore, mi sono beccato del "malato" senza morale. Ecco la frase.

Sarà solo liberandosi da tutti i pregiudizi, dogmi, regole di ogni sorta - creati dal gregge per distruggere la indipendenza del pensiero e dell’azione individuale - che l''io' realizza le condizioni nelle quali si avvera creatore superbo e originale. Ma la Società qualifica di 'delitto' la rivolta del forte che non si rassegna a subire le pastoie e le menzogne che sono accettate ciecamente dalle 'masse'. Ma giustamente questo 'crimine' che deve perpetrare l’individualista per vivere la sua vita, immediatamente e completamente, sormontando tutte le barriere, spezzando tutte le catene, conquistando tutte le gioie alle quali aspira il suo cuore" (da "Un Fiore Selvaggio")

Se la libertà è una malattia, allora sì, sono malato.
Se la moralità è fare i moralisti giudicando le scelte degli altri, allora sono fiero di non avere una morale. La mia unica morale è la libertà.

Domenico J. Esposito

martedì 2 ottobre 2018

"Il Romanziere" (riflessione dell'autore)

Volevo scrivere qualcosa sul modello di Dostoevskij che s'intrecciasse con quello di Palahniuk, parlando di follia e di allucinazioni; che invitasse alla razionalità come alcuni romanzi di Eco, che parlasse dei sogni di uno scrittore, come faceva John Fante e con una spruzzatina del Don Chisciotte di Cervantes (non a caso menzionato due volte). Purtroppo, però, forse la descrizione sulla quarta di copertina può far credere che il mio sia un romanzo sul paranormale o sul genere fantasy, quando in realtà è l'esatto contrario. Avrei voluto che i lettori restassero con il dubbio, che si facessero delle domande, non che avessero la certezza che il presunto potere di Bratti fosse reale. Del resto, sulla stessa quarta di copertina ci sono espressioni come "presunto potere", "risultati non sempre tangibili", "scetticismo e credulità" tra i quali "oscilla" Donato Bratti, conducendolo inevitabilmente alla follia; ma soprattutto è specificato che si tratta di un "romanzo psicologico" e, ripeto, non  un fantasy o paranormale. Eppure la scritta sul fronte della copertina recita "Se fosse tutto vero (cioè il presunto potere), non ci sarebbe comunque da impazzire (considerando che è qualcosa al di fuori della razionalità)?"
Alcuni, invece, - come dicevo - danno per scontato che il potere di Bratti sia reale.
Quando io lessi "Il Sosia" di Dostoevskij (tra l'altro scritto, a sua volta, sul modello di Gogol'), durante la lettura, mi chiedevo se il "Goljadkin minore" fosse un'allucinazione del Signor "Goljadkin maggiore" o fosse tutto vero o se fosse addirittura tutto un complotto. Mi ponevo mille domande. Proseguendo con la lettura, essendo assurda l'esistenza di un uomo uguale a un altro e che ha il suo stesso nome, cognome e patronimico (ma anche conoscendo genere e pensiero dell'autore), Dostoevskij lasciava intendere che il cosiddetto "sosia" fosse appunto soltanto un'allucinazione. Ma proseguendo ancora e riflettendo, mi chiedevo "se il Goljadkin minore non è reale, perché quando il Goljadkin maggiore chiede informazioni al riguardo agli altri, sembra che lo vedano anche loro? Lo stanno prendendo in giro? Oppure è un'allucinazione anche il fatto stesso che gli altri lo vedano?"
Ecco, anche io avrei voluto lettori simili, suscitare in loro domande di questo tipo.
C'è chi invece risponde che "no, questo genere non fa per me", senza nemmeno sapere di che genere si tratta in realtà. Se quindi credi che "questo genere" sia un genere paranormale/fantasy e non ti piacciono questi generi, allora questo romanzo fa proprio per te.



sabato 29 settembre 2018

Recensione de "Il Romanziere" su Les Fleurs du mal (a cura di Vito Ditaranto)

"Concedetevi un momento solo per voi, lasciate fuori tutti i problemi lasciandovi aiutare da questo testo che oserei definire illuminante".
(Vito di Taranto)

Recensione del libro "Il Romanziere" di Domenico J. Esposito.

Clicca qui per leggere la recensione intera


giovedì 9 agosto 2018

Recensione di Retesei de "Il Romanziere", dopo la presentazione a Cervinara.

Clicca qui per leggere l'articolo.

Di seguito, ecco le foto.



Durante la presentazione, con il giornalista Peppino Vaccariello

Mio fratello Carlo Esposito, nonché autore della copertina del mio libro, alla fine della presentazione mi fa qualche domanda.

Dediche ai lettori


cugini/lettori


Amici artisti: con Francesco Viola e Ivan Romano



giovedì 19 luglio 2018

mercoledì 26 luglio 2017

Intervista di Domenico J. Esposito a Efrem Lettieri

Oggi ho incontrato il cantante Efrem Lettieri per intervistarlo. Mi accoglie a casa sua, piuttosto ordinata e pulita per un uomo che vive da solo. Mi prepara il caffè. Non era molto di buon umore perché lo scopo della nostra intervista nasce da alcune accuse nei confronti del musicista che non gli sono affatto piaciute. Non mi guarda in faccia, è nervoso. Questo, però, non mi ha messo a disagio. Ovviamente ne ho approfittato per fargli alcune domande sulla musica, ma mi ha chiesto di non parlare dei suoi progetti futuri né del suo gruppo, perché al momento la situazione è un po’ confusa e particolare. Stanno succedendo, nella sua vita, cose strane che non sa come andranno a finire. Mi siedo di fronte a lui, che ogni tanto si alza per controllare se il caffè è pronto. Lo versa nelle tazze e sorseggiamo. Accendo il registratore e prendo appunto sul mio quaderno. Quando inizio l’intervista, sembra calmarsi, fino a che gli faccio le ultime domande più provocatorie, quelle che aspettava, a causa di quelle che accuse che lo fanno infervorare.
Allora Efrem, innanzitutto ti ringrazio tantissimo per avermi concesso l’intervista, so che non ami molto essere intervistato.
Sì, ho notato che da quando si parla di me, ci sono molte cose che la gente non ha capito e che bisogna chiarire assolutamente. Per questo ho accettato. Sono sicuro che mi farai le domande giuste.
Certo, ma vorrei iniziare prima a parlare della tua musica. Quando e com’è nata questa passione?
Ho sempre sentito il bisogno di esprimermi in un modo diverso rispetto alle persone che si esprimono semplicemente parlando. Le canzoni mi si formavano nella testa, automaticamente e spontaneamente. Uscivo, passeggiavo e pensavo “in musica”. I pensieri erano sotto forma di canzone. È come una magia. Sembra strano, folle, ma succede esattamente così.
E poi come hai imparato a suonare? Hai fatto lezioni di canto, hai studiato musica?
Ho imparato tutto da solo. A scuola, alle medie, in educazione musicale avevo una sufficienza concessa per compassione dalla professoressa, era una tipa antipatica, che mi odiava. Se avesse potuto, mi avrebbe bocciato soltanto per quello. Eravamo come nemici. Diceva che avevo una falsa faccia da santerello. Non sopportavo il suono della diamonica a fiato, quella scolastica. Dovrebbero proibirla per legge. Si sentiva solo un enorme chiasso quando suonavano i miei compagni a lezione. Io mi sono sempre rifiutato. La musica è arte, non è una cazzo di materia scolastica, non la possono fare tutti. Il mio era un atto di ribellione. Sarebbe stato giusto proporla come attività extrascolastica per gli appassionati. Ma neanche lo avrei fatto. Io preferisco essere autodidatta.
Tu per un breve periodo avevi deciso di smettere di suonare. Hai detto spesso che “le cose alle quali ci aggrappiamo per sopravvivere a volte sono quelle che più ci uccidono”. Perché la musica ti avrebbe ucciso? E come ha fatto, invece, a mantenerti in vita?
Sai com’è, il lato negativo dell’arte è che è come l’alcol e la droga: non puoi farne a meno perché ti sembra che ti lasci in vita anche se sei morto dentro. L’arte è più benefica e positiva rispetto alle droghe, ma a volte fa male allo stesso modo: puoi trovare una sala o una piazza vuota, una scarsa quantità di pubblico, magari anche distratto, nessun applauso, niente. A volte, quando perdi tutto e credi che soltanto l’arte possa darti soddisfazione e anche questa ti delude, allora veramente ti sembra di dover mollare tutto. Ma credi che sia riuscito a mollare? Ho continuato sempre a scrivere testi. Non c’è niente da fare, non puoi farne a meno. Artisti si nasce. A volte sembra una maledizione.
Spesso nelle tue canzoni, parli del degrado della società, del male del mondo e tra questo menzioni anche l’uso di alcol e di droga da parte degli adolescenti. Non pensi, però, che quelle cose sarebbe meglio farle a quell’età piuttosto che da adulti?
Ho visto dei ragazzini che sono diventati dipendenti e sono finiti in comunità, si sono dovuti curare, oppure che non si sono mai curati e sono diventati tossici e alcolizzati. È vero che altri invece hanno iniziato da adolescenti e ora al massimo si concedono una birra alla spina, ma altri, a più di trent’anni li vedo ancora a nascondersi in gruppetti a fumare canne, quindi non è detto che se lo fai da ragazzo poi non lo fai più da adulto.
Tu stesso hai dichiarato di aver, per così dire, un passato oscuro, tra droghe, alcol e una vita piuttosto turbolenta. A questo proposito, sei stato accusato di essere contraddittorio e ipocrita, cosa risponderesti a tali accuse?
Che sono delle mezze seghe che non hanno capito niente. Avrebbero preferito che glielo dicesse un prete dall’altare? O uno che non ha mai toccato un goccio d’alcol? Uno che è nato salutista e ha condotto una vita sana? Non credo, penso che sarebbe stato molto peggio e che avrebbe suscitato risolini di scherno ancora più sprezzanti. Se io trasmetto quel tipo di messaggio, è perché so cosa significa trovare il giorno dopo le tasche vuote, benché tu sia uscito con dei soldi in mano la sera prima, ma che sono stati spesi tutti per alcol e droga, so cosa significa svegliarsi depressi dopo una notte di euforia, della quale spesso non ti rimane nulla. Quando vado a un concerto, o vado a fare una passeggiata ad osservare la bellezza del mondo, o magari trascorro una giornata in buona compagnia, mi sento molto meglio. Ci si ubriaca e ci si droga per noia, per insoddisfazione. Se trovo qualcosa che mi soddisfa, io lascio perdere quella merda. Ho visto gente invece che anche quando non è sopraffatta dalla noia e dalla monotonia, si ubriaca e si droga, come se non se ne potesse fare a meno. Io so che si può fare a meno, ma purtroppo, come ho detto nella mia canzone “sono come imprigionato, come incatenato, in questo mondo corrotto, in questo mondo malato”. Ci casco, ci casco sempre anch’io, perché non trovo nessuno che mi faccia compagnia e che mi dica ‘chi se ne frega, dell’alcol, andiamo a farci una bella passeggiata sotto le stelle, lontano dal caos del centro’. Questa non è ipocrisia, perché io ammetto e sono consapevole di fare qualcosa che mi fa male e vorrei qualcuno accanto che mi sproni a non farlo anziché accusarmi di moralismo o ipocrisia. Sono loro gli ipocriti, che non ammettono di essere perennemente insoddisfatti, di essere dipendenti e di volere, in fondo, anche loro smettere di farsi del male. È più facile accusare gli altri di essere moralisti, piuttosto che cercare una strada che ci faccia stare veramente bene e sani.
Sei uno dei pochi artisti che non utilizzano Facebook per promuovere la propria arte, hai pensato però che potrebbe servirti per farti maggiore pubblicità?
Finora se ne sono occupati i miei amici di creare eventi su Facebook e fare attività promozionali. Mi hanno spesso parlato di come funziona quel social e sinceramente voglio starne fuori. Sono un tipo solitario, e tu questo dovresti capirlo, non posso sopportare di conoscere tutti i banali pensieri delle persone, soprattutto quelli che si fingono degli intellettuali. Del resto, non me ne frega molto della visibilità, soprattutto sul web: io faccio musica perché non posso farne a meno, la musica è la spina che mi tiene in vita, la musica è una terapia, mi fa stare bene e dà un senso alla mia vita. Non sono più un ragazzino che sogna di sfondare, non voglio il successo, mi basta continuare a fare musica. Ho accettato quest’intervista, non per pubblicità, ma per chiarire le mie posizioni, le mie idee che non a tutti sono chiare. Non che m’illuda che ora le capiranno tutti, ma almeno ho detto la mia, qualcuno forse capirà meglio, qualcun altro fingerà di non capire perché è quello che preferisce e farà qualche sorriso sarcastico, accusandomi ancora di moralismo.
Grazie ancora per aver accettato, Efrem, e in bocca al lupo per tutto.
Grazie a te!
Di Domenico J. Esposito
Clicca qui per ascoltare la canzone di Efrem Lettieri “Il Mondo Malato”
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N.B. il personaggio intervistato è solo frutta di fantasia dell’autore (intervista immaginaria).



giovedì 11 maggio 2017

L'importanza (o il problema) di chiamarsi Domenico Esposito

Mi chiamo Domenico Esposito. Faccio lo scrittore. No, non sono mai stato assessore (e non troverete mai scritto L'ass.re Domenico Esposito riferito a me) né sono mai stato candidato sindaco a Napoli., non ho mai partecipato a elezioni comunali. Da nessuna parte, nemmeno nel mio paese a Cervinara. Non vedrete mai il mio nome in nessuna lista. Non ho intenzione di scrivere una delle pagine più belle della storia della politica. Non ho intenzione di scrivere né di storia, né di politica. Non sono mai finito su Fanpage e sinceramente non so se vorrei finirci, dato che i loro servizi non sono di ottima qualità. Li trovo faziosi e politicamente corretti, spesso disonesti. Ma non voglio parlare di loro, voglio parlare di me. Non sono mai stato a Schriesheim, anzi, finora non sapevo nemmeno che esistesse un luogo con un nome del genere.Non ho mai scippato una  collana d'oro a un anziano, e nemmeno a un giovane.Insomma, non sono un criminale, non appartengo a nessun clan e non sono morto in un agguato camorristico. Sì, perché chiamarsi Domenico Esposito e fare lo scrittore ti rende la vita difficile, essendo un nome così comune. Per questo ho dovuto aggiungere la J. che non significa assolutamente nulla e quindi si pronuncia J. come quella di Homer Jay Simpson. Spero solo che nessuno scriverà mai D.J. Esposito o mi scambieranno per un D.J. Sarebbe terribile.  In ogni caso, voi sappiate soltanto che se cercate un Domenico Esposito romanziere, quello sono io. Scrittore è una parola troppo generica, io sono un romanziere. Mi diletto anche in poesia, ma non mi ritengo un poeta. C'è chi mi chiama artista, chi potenziale paroliere perché ho scritto qualche canzone. Infatti nel 2016 ho pubblicato il mio terzo romanzo "Mad World - Il Mondo Malato", dal quale è stata tratta una canzone, che potete ascoltare su youtube.  So che questo articolo potrebbe risultare inutile, ma vi assicuro che non lo è.  A proposito, questo sono io:



domenica 30 aprile 2017

Mad World - Il Mondo Malato presentazione a Roma (29 aprile)

Ed ecco la quarta presentazione del mio terzo romanzo "Mad World - Il Mondo Malato", questa volta nella Capitale, alla particolare e bellissima gelateria Splash. L'evento è stato organizzato dagli scrittori Agnese Monaco e Alessio Masciulli. Vari autori hanno presentato le loro opere, oltre a me.
Ho parlato brevemente del mio romanzo e ho fatto ascoltare la canzone "Il Mondo Malato", brano tratto dal libro, che è piaciuta molto al pubblico. Qui il video
Ecco tutte le foto dell'evento.






































Le dediche ai lettori
Con lo scrittore Alessio Masiculli
Con la scrittrice Agnese Monaco.