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lunedì 11 febbraio 2019

Alcune foto della presentazione del libro "Il Romanziere" a Rotondi con l'Associazione O' Cardill


Alcune foto della presentazione del libro "Il Romanziere" a Rotondi con l'Associazione O' Cardill.

Relatrice: professoressa Enza Crisci.





lunedì 29 ottobre 2018

Recensioni al libro "Il Romanziere".


“Sono sincera: non mi era mai capitato di leggere qualcosa del genere ad opera di uno scrittore emergente. E devo ammettere che in più di un momento mi è venuto spontaneo fare un parallelo con alcuni scritti di Dostoevskij, che allo stesso modo lasciava al centro della scena l’idea, il pensiero, il manifesto intellettuale e la filosofia.
Spero di poter leggere altri lavori di questo giovane scrittore dal quale, ne sono convinta, riceveremo belle sorprese”.
(Recensione di Letizia Rossi su Sogni di carta)
“Il protagonista del romanzo è Donato Bratti, alter ego dell’ autore, un romanziere appunto, il quale compie un serio esame introspettivo su se stesso. Esposito racconta la fatica dello scrivere e le ansie di un giovane scrittore che spesso rischia di non essere capito e, per questo respinto, dal mondo circostante. Al centro della vicenda anche le immense difficoltà che si incontrano nel mondo editoriale per vedere pubblicati i propri lavori”.
(Recensione su Retesei)
“E non è vero che il suo sia un libro triste e pessimistico. È invece un romanzo in cui si racconta un sogno. Un sogno che non va spezzato ma favorito e alimentato affinché diventi realtà.
Domenico Esposito scrive pagine forti sulla voglia di farcela come “romanziere”, sulla sua motivazione, sul desiderio di «non gettare la spugna»”.
(Recensione di Enza Crisci su Il Caudino)
“Si assiste all’apnea dei sentimenti: silenzi invalicabili, rabbia, incredulità, emozioni ribaltate e sconvolte, pianti, respiri affannosi, nostalgie, rimpianti, strette al cuore e tanti sospiri … anche nel sonno che diviene una realtà parallela.
Non vi è dubbio della genialità intuitiva dell’autore, nel descrivere le ambientazioni e gli argomenti trattati, la vostra mente sarà aperta a ogni possibilità”.

Scritto in modo molto scorrevole e semplice, leggerlo ci ha lasciato, più che un contributo contenutistico, uno spunto riflessivo per guardarci dentro. “molti mi hanno detto << al posto tuo mi fermerei >>, perché non sono diventato famoso e perché devo sorbirmi spesso i rifiuti degli editori. Ho risposto <> […] dicono che vivo di sogni ma almeno vivo”. Questa citazione invita il lettore a non abbattersi, a credere nei propri obiettivi, perché solo così si può vivere con la V maiuscola, lottando in ciò che si crede. O ancora “quella che voi chiamate aggregazione non è altro che omologazione, è paura di restare da soli, di non essere accettati, paura di essere diversi “: qui tende ad incoraggiare le persone ad essere se stessi in ogni caso senza somigliare a qualcuno o lasciarti trasportare dal gruppo. Infine con la citazione “se non vi piace il calcio non giocateci e non guardate le partite solo per farvi accettare.
Che siano loro ad accettare voi […] se qualcuno vuole farvi credere che se non fate ciò che fanno gli altri non siete normali rispondete che lo sapete e che ne siete fieri.”
ci dimostra che è meglio essere liberi di fare e mostrarci per come siamo, e forse normali non saremmo se facessimo tutto ciò che ci viene imposto.
Con ciò il libro, nonostante ci abbia anche fatto divertire con le strane coincidenze che si vanno a creare, ci ha dato la possibilità di riflettere e scavare dentro di noi per capire
se qualche volta anche noi sbagliamo in qualche nostra decisione, di riflettere sulle dinamiche interpersonali, come sui conflitti più intimi del nostro vissuto, sia come individui che come cittadini di un mondo che sembra non riconoscere o peggio, conoscere la bellezza dell’arte!"

(Recensione di Vito Ditaranto per Les Fleurs Du Mal-blog letterario)

“Un libro avvincente che va letto tutto d’un fiato, non sarete voi a sceglierlo ma sarà l’autore che vi accompagnerà con le sue parole nel suo libro impedendovi di uscirne fino alla fine. Sarete li ancorati al testo perché dovrete sapere come finisce la storia!”
(Serena Reale su Ad Maiora Semper)
“Un genere psicologico che ho letto con molto piacere perché ha davvero colto il punto, non solo scrivendo questo romanzo, ma parlando della cruda realtà di ciò che debba affrontare uno scrittore, per inseguire i suoi sogni”.

Titolo: Il Romanziere
Autore: Domenico J. Esposito
Editore: Eretica Edizioni
Anno di pubblicazione: 2018
ISBN: 9788833440286

martedì 2 ottobre 2018

"Il Romanziere" (riflessione dell'autore)

Volevo scrivere qualcosa sul modello di Dostoevskij che s'intrecciasse con quello di Palahniuk, parlando di follia e di allucinazioni; che invitasse alla razionalità come alcuni romanzi di Eco, che parlasse dei sogni di uno scrittore, come faceva John Fante e con una spruzzatina del Don Chisciotte di Cervantes (non a caso menzionato due volte). Purtroppo, però, forse la descrizione sulla quarta di copertina può far credere che il mio sia un romanzo sul paranormale o sul genere fantasy, quando in realtà è l'esatto contrario. Avrei voluto che i lettori restassero con il dubbio, che si facessero delle domande, non che avessero la certezza che il presunto potere di Bratti fosse reale. Del resto, sulla stessa quarta di copertina ci sono espressioni come "presunto potere", "risultati non sempre tangibili", "scetticismo e credulità" tra i quali "oscilla" Donato Bratti, conducendolo inevitabilmente alla follia; ma soprattutto è specificato che si tratta di un "romanzo psicologico" e, ripeto, non  un fantasy o paranormale. Eppure la scritta sul fronte della copertina recita "Se fosse tutto vero (cioè il presunto potere), non ci sarebbe comunque da impazzire (considerando che è qualcosa al di fuori della razionalità)?"
Alcuni, invece, - come dicevo - danno per scontato che il potere di Bratti sia reale.
Quando io lessi "Il Sosia" di Dostoevskij (tra l'altro scritto, a sua volta, sul modello di Gogol'), durante la lettura, mi chiedevo se il "Goljadkin minore" fosse un'allucinazione del Signor "Goljadkin maggiore" o fosse tutto vero o se fosse addirittura tutto un complotto. Mi ponevo mille domande. Proseguendo con la lettura, essendo assurda l'esistenza di un uomo uguale a un altro e che ha il suo stesso nome, cognome e patronimico (ma anche conoscendo genere e pensiero dell'autore), Dostoevskij lasciava intendere che il cosiddetto "sosia" fosse appunto soltanto un'allucinazione. Ma proseguendo ancora e riflettendo, mi chiedevo "se il Goljadkin minore non è reale, perché quando il Goljadkin maggiore chiede informazioni al riguardo agli altri, sembra che lo vedano anche loro? Lo stanno prendendo in giro? Oppure è un'allucinazione anche il fatto stesso che gli altri lo vedano?"
Ecco, anche io avrei voluto lettori simili, suscitare in loro domande di questo tipo.
C'è chi invece risponde che "no, questo genere non fa per me", senza nemmeno sapere di che genere si tratta in realtà. Se quindi credi che "questo genere" sia un genere paranormale/fantasy e non ti piacciono questi generi, allora questo romanzo fa proprio per te.