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venerdì 16 dicembre 2011

Mal...Edizione


Molti sono coloro che, giovani e meno giovani, coltivano la passione per la scrittura e sognano di pubblicare un libro. Alcuni lo fanno, non per esprimere le proprie idee e trasmettere un messaggio, ma più per una sorta di narcisismo, altri per vera passione. La fretta e la frenesia di pubblicare un libro spinge il piccolo autore esordiente, scettico e disilluso di poter essere pubblicato dalle grandi case editrici, a commettere un grave errore: cadere nella trappola dell'editoria a pagamento, credendo che questa sia l'unica soluzione. Sbagliato. Sbagliatissimo. Perché? Perché la maggior parte dell'editoria a pagamento, nemmeno si dovrebbe definire editoria, dal momento che non seleziona nemmeno i testi e pubblica qualsiasi cosa al costo di migliaia di euro ingannando l'autore con false promesse o comunque promesse futili con le quali, ingenuamente, s'illude di poter diventare famoso. È matematico e ovvio, s'intende, che se pubblicano di tutto, pubblicano anche autori validi. Il problema però è che questi bravi autori si confondono con gli autori mediocri e gli autori scarsi, perdendo così la credibilità, non essendo state le loro opere selezionate, ma semplicemente stampate. Insomma, l'autore non si guadagna la pubblicazione con il merito, bensì pagando e non saprà mai il valore della sua opera. Più che un'editoria, questa, sarebbe da definire una sorta di tipografia mascherata da casa editrice. A questo punto, quindi, meglio autoprodursi il libro rivolgendosi a una tipografia appunto oppure a un servizio online spendendo più o meno la stessa cifra. Chi sogna però di pubblicare un libro con un editore dovrebbe provare lo stesso, nonostante la scarsa probabilità, di rivolgersi alle grandi case editrici e attendere con pazienza. Se da queste non si è ricevuta alcuna risposta, dopo un lungo periodo di attesa, allora occorre rivolgersi alle piccole case editrici, quelle che non chiedono soldi. Non si deve credere a chi dice che non esistono o che sono poche: su internet se ne trovano a centinaia. Bisogna pazientare e non avere fretta, rifiutare qualsiasi proposta di pubblicazione da parte di chi chiede contributi e stare attenti anche a quei furbi che, dichiarando di combattere l'editoria a pagamento, chiederanno di acquistare un cospicuo numero di copie (del vostro stesso libro!) con uno sconto al prezzo di copertina che è comunque altissimo. L'autore spenderà sempre sugli 800 euro circa e la gente non potrebbe certo acquistare il libro di un esordiente sconosciuto al prezzo di 20 euro sul quale voi ci guadagnereste tra l'altro una scarsissima percentuale di per sé già bassa, calcolando che, a causa del prezzo troppo alto, le vendite sarebbero molto basse, l'autore avrebbe speso tanti soldi e ci avrebbe guadagnato poco o nulla. Esistono anche case editrici che chiedono contributi, ma selezionano le opere e s'impegnano nella promozione, ma perché spendere soldi quando c'è chi potrebbe pubblicarvi gratis e farvi capire se siete meritevoli o meno? Da non temere, invece, chi potrebbe chiedere una piccola tassa di lettura, soprattutto se in cambio, mentre valutano la vostra opera, spediscono un libro del loro catalogo. Detto questo, il problema dell'editoria a pagamento fa sì che gli autori restino ignoti e non valorizzati ed è dunque un problema che impedisce all'autore esordiente di emergere e fa sì che resti per sempre un esordiente. Queste cosiddette case editrici spiegano, nei loro siti e nei contratti che inviano agli autori, le motivazioni per cui ritengono necessario chiedere contributi. Sciocchezze. Sono solo giustificazioni. Se davvero fosse necessario rubare soldi agli autori, non esisterebbero le case editrici non a pagamento (è infatti è quello che cercano di farci credere) che hanno già da tempo iniziato la lotta all'editoria a pagamento: un problema che va combattuto con l'informazione, invitando gli aspiranti scrittori a diffidare di questi truffatori mascherati da editori e a diffondere a loro volta l'informazione.

Domenico Esposito

fonte: IlCaudino

N.B. nell'articolo pubblicato sul giornale non ho fatto i nomi di quelle case editrici che, in particolare, pubblicano qualsiasi cosa pur di rubare soldi. Le più note sono
IL FILO - GRUPPO ALBATROS
ALTRO MONDO EDITORE
ALETTI EDITORE
Per sicurezza voi comunque rifiutate qualsiasi proposta a pagamento.

giovedì 7 aprile 2011

Intervista a Dacre Stoker (Undead, Gli Immortali)

Dacre Calder Stoker (Montreal, 23 agosto 1958) è uno scrittore e sportivo canadese.Di origine canadese, ma residente da alcuni anni negli Stati Uniti, è il pronipote del celebre scrittore Bram Stoker. Campione mondiale di pentathlon e allenatore del team canadese al pentathlon alle Olimpiadi di Seul del 1988, vive nel South Carolina con la moglie e i due figli. Ha esordito come scrittore nel 2009 con il romanzo Undead - Gli immortali, primo sequel ufficiale di Dracula. Nella stesura del romanzo ha collaborato con lo scrittore e studioso Ian Holt.

Cliccate qui per leggere la mia recensione del libro

Salve, Signor Stoker. La prima domanda che volevo porle è questa: come mai lei e Ian Holt avete cambiato la trama del "Dracula" originale nel sequel che avete scritto? Per esempio, nel romanzo del suo antenato non esisteva alcuna storia d'amore di Mina con Dracula, anzi, al contrario, Jonathan Harker e Mina erano descritti come una coppia fedele e fiduciosa.


Sentivamo il bisogno di effettuare qualche cambiamento ai personaggi così da poter modernizzare la storia. Dracula fu scritto in stile epistolare, che non dava al lettore più di una semplice idea delle relazioni tra i personaggi centrali. Abbiamo pensato che dopo venticinque anni la "banda di eroi" abbia subito una serie di eventi traumatici durante la caccia al conte Dracula in Transilvania, e che ne abbiano subito gli effetto e quindi siano cambiati.
È come essere tornati da una guerra quando un tuo amico è stato ucciso, tu stesso potresti cambiare. Abbiamo anche pensato che che sarebbe stato interessante per i lettori se avessimo sviluppato la storia della relazione tra Mina e il Conte Dracula. Sappiamo che i due ebbero un "incontro" nel Dracula di Bram, ma niente fu detto riguardo gli effetti che esso ebbe su Mina.


Dichiaraste che il vostro intento era, con questo romanzo, di restituire alla figura di Dracula il suo spirito autentico e originale: poiché la trama differisce molto dal romanzo originale di Bram Stoker, che cosa intendevate dire allora?


La trama non cambia veramente, continua venticinque anni dopo. Offriamo dei cambiamenti all'interno dei personaggi originali di Bram per mantenere l'interesse nel lettore e gli offriamo nuove cose per poter sfidare le loro menti. Le locazioni a Parigi e in Inghiterra sono simili a quelle della storia originale, danno al lettore la possibilità di sentirle familiari e sentirsi sfidato da ciò che non si aspetta allo stesso tempo. Allo stesso tempo, diamo al Conte Dracula la possibilità di avere molto di più di una voce rispetto a come avveniva nel romanzo di Bram

Il finale del vostro romanzo è molto, per così dire, “aperto”: pensate quindi di scrivere un sequel? O comunque, in futuro, scriverete qualche altro libro?

Ian e Io abbiamo un abbozzo per un sequel di "Dracula the Un-dead". Se c'è abbastanza interesse da parte del lettore troveremo un editore, allora potremmo decidere di lavorare di nuovo insieme. Attualmente sto lavorando ad un libro di non fiction, con la dottoressa Elizabeth Miller. Si tratta di uno sguardo molto speciale a Bram quando era più giovane, prima di scrivere la maggior parte dei suoi libri. Abbiamo trovato un articolo di Bram in un attico di uno dei suoi figli , ci permette di penetrare nei suoi pensieri interiori che riteniamo che i lettori ameranno esplorare.

Qual è il suo film preferito su Dracula e quale attore lo ha interpretato meglio, secondo Lei?

Mi piaciacciono molto due film di Dracula : la versione originale di Todd Browning del 1931 e la versione di Coppola del 1992.
Penso che ci siano stati molti attori che hanno fatto un ottimo lavoro nell'interpretazione di Dracula, tutti sono un pò diversi, il Signor Christopher Lee, Bela Lugosi, Frank Langella e Gary Oldman sono al top della mia lista.


Cosa ne pensa della figura moderna del vampiro che è molto differente da quella originale di Dracula?

I vampiri sono stati in continua evoluzione sin da quando sono stati introdotti nei primi anni del 1800 nella letteratura. Le prime versioni hanno cambiato il vampiro in un ardito aristocratico dell'Europa Orientale. I Film invece hanno dovuto offrire sempre qualcosa di nuovo e diverso ad ogni nuova produzione altrimenti i fans si sarebbero stancati della "solita vecchia roba". Poiché si tratta di personaggi inventati, mi stanno abbastanza bene tutte le diverse versioni.

Chi è il suo autore preferito odierno di romanzi sui vampiri?

Mi piacciono Stephen King e Anne Rice, ho proprio sentito che hanno aggiunto del dramma molto realistico e horror al genere vampiresco.

La ringrazio, signor Stoker, in bocca al lupo per tutto. Un saluto.

Domenico Esposito, scrittore e giornalista

Grazie a Carlo Esposito per la traduzione

Clicca qui per leggere la versione originale



mercoledì 30 marzo 2011

Interview with Dacre Stoker (Dracula, The Undead)

Dacre Stoker is the author of Dracula the Un-dead (with Ian Holt) and the great-grand nephew of Bram Stoker

Hi there Mr. Stoker. The first question i would like to ask is the following: how come you and Ian Holt had decided to change the plot of the original “Dracula” in the sequel that you wrote? For example, in the novel of your ancestor there was no story about the love between Mina and Dracula, rather, on the contrary, Jonathan Harker and Mina were described as a faithful and confident couple.

We felt we needed to make some changes to the characters in order to modernize the story. Dracula was written in the epistolary style which did not give the reader much of an idea of the relationships between the central characters. We realized that after twenty five years and the fact that the “band of heros” underwent a series of very traumatic events in chasing Count Dracula back to Transylvania, that they would have been personally affected and changed. It is like coming back from a war when some of your friends had been killed, you would change yourself. We also thought it would be interesting for the readers if we developed the story of the relationship between Mina and Count Dracula. We know Mina and Count Dracula had an “encounter” in Bram’s Dracula, but nothing was mentioned about the effect it had on Mina.

You declared that your intention with this novel was to re-give Dracula’s figure his authentic and original spirit: since the plot is kind of different from the original one by Bram Stoker, what did you mean?

The plot does not really change, it continues 25 years later. We offer changes in Bram’s original characters to keep readers interested and offer them new things to challenge their mind. The locations in Paris and England are similar to the original story, giving the reader a chance to feel familiar yet challenged with the unexpected at the same time. At the same time we give Count Dracula and opportunity to have much more of a voice then in Bram’s novel.

The ending of your novel is, so to speak, "open", so then do you mean to write a sequel or maybe write another novel in the future?

Ian and I do have an outline for a sequel to Dracula the Un-Dead, if there is enough interest from readers and a publisher then we may decide to work together again.
I am currently working on a non fiction book with Dr. Elizabeth Miller. It is a very special look at Bram when he was a younger man, before he wrote most of his books. We have found a journal of Bram’s in an attic of one of his great grand sons, it gives us plenty of insight into his inner thoughts which we think readers will love to explore.


What’s your favourite Dracula movie? And Who’s the actor who played it the best way?

I really like two Dracula movies, the original 1931 Todd Browning version, and the 1992 Coppola version. I think that many actors have done a great job playing Dracula, all are a bit different, Sir Christopher Lee, Bela Lugosi, Frank Langella and Gary Oldman are at the top of my list.

What do you think about the modern figure of the vampire wich is more different from the original that appears in Dracula?

Vampires have been constantly changing since they were introduced in the early 1800’s to literature. Stage versions first changed the vampire into a dashing eastern european aristocrat. Movies have had to constantly offer something new and different with each new production otherwise the fans would grow tired of the “ same old thing”. Sine they are fictional characters, I am quite happy with all the different versions.

Who’s your current favourite vampire novelist?

I like Stephen King and Anne Rice, I felt they added some very realistic drama and horror to the vampire genre.

Thank you really much Mr. Stolker, good luck for everything. Regards.


clicca qui per leggere l''intervista tradotta in
italiano.


Domenico Esposito Mito, writer and Journalist

Presentazione"La Città dei Matti" a Roma, aperitivo con l'autore

Aperi...Libro
Presentazione del romanzo "La Città dei Matti" di Domenico Esposito Mito
alla Libreria Rinascita Caffè.
30 aprile, ore 18,30
Interverranno:
Luana Troncanetti (relatrice), scrittrice
Matteo Mantovani (editore Mond&editori)
Domenico Esposito Mito (autore)

Conferma la tua partecipazione all'evento su facebook

venerdì 4 febbraio 2011

Intervista a Davide Falossi (scrittore e fotograto naturalista)

Davide Falossi è nato nel 1966 a Torino ed è un fotografo naturalista. Le indimenticabili passeggiate nei boschi con il padre e la figura del nonno, guardiacaccia proprio nei boschi intorno a Torino, sicuramente hanno contribuito a far nascere la sua grande passione nei confronti della natura e degli animali che ha catturato nelle sue splendide foto.
"Urla ancestrali" è il suo primo romanzo.

Potrete leggere l’anteprima seguendo questo link

Ciao, Davide, innanzitutto ti do il benvenuto a questa nostra intervista



Ciao Domenico grazie per l’interessamento al mio romanzo. Come sai Martedì 22-Febbraio ci sarà la presentazione ufficiale a Milano e questa può essere sicuramente un’anticipazione per i lettori.

La prima domanda che voglio farti è poco originale, ma per chi ha scritto il primo libro, penso sia opportuno spiegarlo: da dove è nata l’idea di questo romanzo?


L’idea di scrivere è stata, più che un’idea, una necessità. La necessità di esprimere qualcosa che dentro di me urla e che credo faccia parte di ogni essere vivente; la vita, la forza indomabile che in ognuno di noi è presente e fa si che lottiamo per essa in ogni momento. Ho cercato quindi di rappresentare tutto questo per mezzo di una storia avvincente che ovviamente doveva essere legata alla natura. In realtà non avevo idea di quanto avrei scritto, essendo la prima volta che mi cimentavo in una simile impresa. Poi però, ho iniziato a rendermi conto e a sperimentare un fenomeno imprevisto. Man mano che scrivevo e gli eventi si formavano, questi si materializzavano nella mia mente e, come se stessi sognando, mi trovavo calato in essi. A questo punto la storia andava avanti da sola ed io stesso non sapevo dove e come sarebbero finite le varie vicende. Le uniche certezze erano i punti cardine che mi ero prefissato e il messaggio che volevo dare.

Nel tuo romanzo racconti di un forte legame tra uomo e lupo. Secondo te, dunque, è possibile stabilire un rapporto tra uomo e animali come il lupo che tutti gli umani hanno sempre temuto e ritenuto pericoloso?


Il rapporto tra il protagonista umano e quello animale che racconto nel libro è in realtà qualcosa di anomalo e abbastanza innaturale. Non è impossibile, infatti non sono poche le persone che per vari motivi sono venute a contatto con quest’animale ed hanno stabilito un rapporto di amicizia. Non dimentichiamoci che il “miglior amico dell’uomo” il cane, deriva dal lupo. Tuttavia non è la miglior cosa che possa succedere al lupo, perché ogni animale selvatico viene sempre snaturato dall’addomesticamento o dal contatto troppo ravvicinato con l’uomo. È proprio qui che entra in causa la natura; la natura del lupo, che pur essendo costretta dall’uomo, prima o poi deve esplodere e palesarsi proprio all’uomo che aveva imparato a conoscere. Quanto alla pericolosità del lupo, questo è uno dei tanti pregiudizi che l’uomo ha nei confronti di questo meraviglioso animale. Ma qui entra in ballo l’altro messaggio che intendevo dare con questo romanzo. Il lupo in quasi tutte le società è sempre stato considerato in maniera negativa, simbolo del male, protagonista di favole in cui innocenti bambini o nonnine venivano divorati, infido, bugiardo, stupido, cattivo, vigliacco. Perché? Te lo sei mai chiesto? Io sì, me lo sono chiesto e sono arrivato a una conclusione che in parte faccio raccontare da Philipp ai figli e in parte faccio intuire, spero in maniera chiara. Una cosa però voglio dirti, tutti gli aggettivi di cui ho parlato prima, sono epiteti riconducibili alla specie umana. Ma chi lo sa quanto un lupo possa essere stupido, certamente non è intelligente quanto un uomo, o cattivo o vigliacco? Bene io dico questo, nel cervello di un lupo non può esserci vigliaccheria o bugiarderia o cattiveria, questo perché il suo encefalo per quanto evoluto non è sufficientemente sviluppato per consentirgli di attuare comportamenti che sono invece esclusività del genere umano. Allora perché proprio al lupo attribuiamo queste caratteristiche negative? E perché invece gli indiani d’America lo vedevano come un animale eccezionale e degno del massimo rispetto e cercavano sempre di imitarlo nella caccia e nella vita? La mia spiegazione di questo io la do nel romanzo e credo che chi vorrà la troverà



Il rapporto tra Clara e Philipp è analogo o differente a quello tra te e tua moglie? Quanto?

Io ho un rapporto bellissimo con mia moglie, così come il protagonista del romanzo. Certo, alcune cose sono puramente inventate ma, come in loro due, credo che il segreto di ogni buon rapporto sia di evitare di prevaricare l’uno sull’altro e decidere sempre insieme tutto.

Leggendo il tuo libro, si percepisce il tuo forte desiderio di imbatterti in un lupo europeo, per fotografarlo e quello ancora più forte ma, suppongo difficile, addirittura di stabilire un rapporto con esso: come mai questo desiderio e perché, tra tanti animali, proprio il lupo?

Il lupo, e questo te lo potrà confermare la maggior parte dei fotografi naturalisti, è un animale mitico per noi perché incarna in se tante doti di bellezza,fierezza, imprendibilità e difficoltà. Poi credo che il fotografo naturalista, proprio perché amante della natura e sensibilizzato verso di essa, percepisca nel lupo una certa vicinanza di emozioni. Ma questo riguarda quello di cui parlavo prima e preferirei che i lettori lo scoprissero da soli, anche perché si tratta di un mio pensiero, ma non è qualcosa di scientificamente provato.

Una cosa che non è stata precisata nel romanzo: in quale nazione ci troviamo e come mai non hai voluto menzionare il nome?

Non era importante per me specificare dove si svolgessero i fatti, questo per ribadire il concetto che è una storia che potrebbe succedere ovunque vivano dei lupi ovviamente e non conta tanto sapere in quale città o quale foresta, quello che conta è la foresta e la natura. Comunque dai nomi e da alcuni altri particolari si evince che in linea di massima siamo in Europa e probabilmente in Germania o Austria.

Hai mai fotografato un'altra specie di lupo?

Non ho mai avuto la fortuna di incontrarne uno in libertà, ma non si sa mai e credo che se un giorno avverrà, quello sarà un momento magico e indimenticabile anche se non l’unico tra quelli che ho vissuto nella natura.

Perché è così difficile fotografare un lupo europeo, oltre al fatto che è una specie rara?

Beh, la maggior difficoltà sta proprio nel fatto che da noi in Italia è un animale così raro che fino a qualche anno fa poteva essere considerato estinto. Poi c’è da dire che il lupo è un animale molto mobile, percorre centinaia di chilometri al giorno e non è così facile come con altre specie , appostarsi e aspettare che arrivi. Oltretutto, proprio a causa dei nostri pregiudizi, viene cacciato e ucciso indiscriminatamente e quindi la sua diffidenza nei nostri confronti è massima.

Immagino, dunque, che occorra molta prudenza per fotografare animali del genere: quali sono le difficoltà di un fotografo naturalista e quali consigli daresti ai tuoi colleghi, magari non ancora esperti, per fotografare questi tipi di animali, per non correre rischi?

Per quanto riguarda il lupo, non vi è alcun problema, infatti quest’animale non attacca l’uomo se non in casi veramente eccezionali. Nel nostro Paese non succede. Io per ora mi sono dedicato unicamente alla fauna del nostro paese o comunque in Europa, quindi non ho esperienza per quanto riguarda le specie pericolose. Credo comunque che in quei casi il modo migliore di fotografare sia da una jeep o un osservatorio protetto, però ripeto non ho esperienza e non voglio dire cose inesatte.

Ti faccio un’ultima domanda: hai intenzione di scrivere altri libri in futuro?

Sì, questa esperienza mi ha galvanizzato, perché il vivere storie così fantastiche, in maniera così intensa, non è cosa da poco e quindi sto scrivendo un nuovo romanzo che sarà però completamente diverso dal primo. Si tratta di una storia molto movimentata e intricata che sarà caratterizzata da un forte alone di mistero. Da come sta andando credo anche che sarà parecchio più lungo del primo, ma spero che i lettori lo troveranno altrettanto avvincente.

Io come lettore, mi sono affezionato al lupo Banshee, come penso che accadrà a tutti gli altri tuoi lettori, quindi non mi sembra il caso di dire “in bocca al lupo”, nessuno vuole che Banshee crepi, allora mi limiterò a dire: Buona fortuna per tutto e grazie per aver accettato il mio invito!

Sono io che ringrazio te per avermi dato quest’opportunità che per noi scrittori esordienti un po’ nascosti nell’underground, anzi nel “sottobosco” della letteratura, è molto importante.


Domenico Esposito Mito

Leggi la mia recensione su Sololibri.net

lunedì 10 gennaio 2011

Intervista a Serena Stanzani (scrittrice e cantante di Agrigento)

Serena Stanzani nasce nel 1993 ad Agrigento ed è un'artista poliedrica. Si dice ispirata da tutte le multiformi espressioni dell'arte, con una particolare predilezione per la scrittura e per il canto. In questo campo dobbiamo segnalare la vittoria di Serena al Cantagiro e la finale raggiunta, grazie sempre alla sua voce, al premio Mia Martini.
“I am in Wonderland” è il suo debutto letterario, pubblicato da poco dalla Casa Editrice “Edizioni La Gru” di Padova.

Seguite questo link, per leggere le prime pagine:


Ciao, Serena, innanzitutto benvenuta a questa nostra piccola intervista.


Ciao Domenico, grazie mille, è un piacere per me.

Serena, tu a soli diciassette anni, hai scritto il tuo primo libro. Raccontaci com’è nata l’idea di scriverlo.

L’idea è nata dalla volontà di raccogliere tutte le mie note per far si che queste non fossero perse o dimenticate. Di conseguenza è subentrata l’idea di scrivere un libro. A tal proposito, il mio perpetuo ringraziamento va alla Casa Editrice “Edizioni la Gru” di Padova, per aver creduto nel mio lavoro e per l’impegno, la professionalità e la passione che ha dedicato e continua a dedicare al percorso del libro.

Come mai hai scelto un titolo in inglese anziché in italiano? Spiegaci perché lo hai intitolato così e parlaci, per sommi capi, di questo libro e gli argomenti trattati.

“I am in Wonderland – pensieri e parole” è un libro agevole che si rivolge tanto al mondo adolescenziale quanto a quello adulto. È una raccolta di riflessioni e di aforismi che presenta i caratteri fisionomici di un diario universale. Ho intitolato il libro “I am in Wonderland” perché rappresenta una finestra sullo stato emotivo di un’adolescente. Quasi uno specchio sul subconscio di una ragazza che vive la vita perdendosi in essa e analizzandone i significati più essenziali e soprattutto sostanziali. La traduzione di “I am in Wonderland” è “Io sono nel Paese delle Meraviglie”. La scelta dell’utilizzo della lingua inglese è motivata: nelle mie intenzioni “Wonderland” non ha espliciti collegamenti con il “Paese delle Meraviglie” della nota Alice, bensì è un mondo buffo, confuso e colmo di contraddizioni. Un mondo super colorato, un mondo a testa in giù, un mondo dominato dal caos. Rappresenta un buco nero e al contempo è il motore e generatore dei pensieri e delle cose. Il confine tra ciò che esiste e ciò che rendiamo esistente.

Tu sei anche una cantante. Vuoi raccontarci com’è nata la tua passione per la musica e come hai esordito in questo campo?

Quando parlo della musica, non parlo mai di una passione ma di un mio modo di essere. La musica, secondo me, non può essere considerata "un accessorio di convenienza" a cui spetta il ruolo di completare la vita di una persona. È qualcosa di intimamente compenetrato all'essenza di un individuo: qualcosa che non si può negare o ripudiare per scelta. Canto da sempre ma la mia prima vera esibizione è avvenuta in occasione di una recita scolastica all’età di otto anni. Per gioco ho provato ad abbracciare questa nuova esperienza, gettata sul palco dall’entusiasmo delle mie persone care. Non sono ancora scesa!

È nata prima la passione per la musica o prima quella per la scrittura?

Scrivo da sempre. Ricordo bene, quando, negli anni della mia primissima infanzia, ancora incapace di leggere e scrivere, dettavo tutto quello che mi passava per la testa a mia sorella. Da piccola mi ha tenuto compagnia anche un vecchio registratore.

Chi sono i tuoi modelli nella musica?

Penso di non avere dei modelli definiti: amo tutto ciò che è musica e nella scelta dei brani da interpretare non tengo in considerazione gli interpreti originali bensì lo stile musicale del pezzo, prediligendo il pop-melodico moderno, italiano e straniero.

E nella scrittura?

Mi piacciono molto Alessandro Baricco, Alda Merini e Paulo Coelho e sono, inoltre, innamorata della letteratura inglese.

Per adesso fai cover, ma hai mai scritto qualche testo da poter cantare in futuro?

Già da un anno gira in rete il mio videoclip del brano inedito “Dire Sempre o Dire Mai” scritto per me da Stefania e Carmelo Labate (attuale chitarrista e arrangiatore di Ivana Spagna), già finalista al Festival “Premio Mia Martini” nell’anno 2009 e vincitore a “Il Cantagiro” nell’anno 2010 (sezione videoclip). Sono stata, inoltre, tra i papabili di “Sanremo giovani” 2011 con il brano “Il Tempo” del M° Vincenzo Capasso e G. Bonasia. Recentemente ho scritto un testo che verrà al più presto musicato.

A proposito del futuro: che progetti hai sia nell’ambito della scrittura sia in quello della musica?

Diciamo “work in progress”. Per il momento studio e mi limito a godere di “queste giornate di sole”. Ho molti progetti, tutti da costruire e spero da realizzare presto! Incrociamo le dita!

Infine, come si può acquistare il tuo libro?

"I am in Wonderland, pensieri e parole" (Edizioni La Gru, € 9,50 - Codice ISBN 9788897092025) è disponibile ad Agrigento presso la Libreria “Deleo” (Via XXV Aprile,210 - Tel. 0922.20708 - Email: libreriadeleo@alice.it ) e a Favara presso la libreria “Il Papiro” (V.le Pietro Nenni 130 – Email: papiroeditore@libero.it ). Il libro può essere ordinato anche sul sito www.edizionilagru.com e vi verrà spedito senza spese aggiuntive.

Grazie mille per aver accettato il mio invito, Serena. In bocca al lupo per tutto!

Grazie a te! Crepi il lupo!



Domenico Esposito Mito

mercoledì 22 dicembre 2010

Intervista di Domenico Esposito Mito a Giuseppe Vitale (scrittore)

Giuseppe Vitale nasce a Siracusa e ha trascorso gran parte della sua vita in Ortigia.
A diciassette anni scrive il suo primo libro, una raccolta di racconti, intitolata "Divoriidee", autopubblicata con ilmiolibro.it.
Si diploma al liceo classico e attualmente studia Giurisprudenza al Consorzio universitario Megara Ibleo di Messina.
"Se ciò che cerchi è la storia dell'amore e dei problemi di due adolescenti sedicenni o un lacrimoso epillio su una quarantenne divorziata che si riscopre pittrice, posa subito questo libro. Potrebbe farti del male. Queste sono solo storie di ordinaria follia. Voli pindarici e pazzi sogni, forse incubi. Potrebbero cambiarti la vita. Vuoi rischiare?"così, Giuseppe Vitale, presenta la sua raccolta.
Seguite questo link, per leggere le prime pagine:



Ciao, Giuseppe, innanzitutto ti do il benvenuto a questa piccola intervista.

Ciao a te e saluti anche a chi legge.

Parliamo innanzitutto del titolo: cos'è "Divoriidee"? Perché hai intitolato proprio così la tua raccolta di racconti?

Perché era un periodo della mia vita, quello in cui pubblicai Divoridee, in cui amavo analizzare ogni ideale, ogni modo di vedere o di essere delle cose, per scoprirne i motivi e le cause. Quello che all’inizio era solo uno sfogo disperato, la rabbia nell’accorgermi di molti siparietti e bugie, diventò un hobby: rompere e divorare idee, aprirle come certi bambini fanno con i giocattoli meccanici, per scoprire come funzionano, come ripararli, magari, migliorarli, da necessità era diventato hobby, motivo di vita.

Come mai hai deciso di scrivere racconti anziché un romanzo?

Scrivere un romanzo che parli della mia società? Che riesca, intorno ad un solo protagonista, o a un gruppo ristretto di persone, a mostrare la poliedrica sfaccettatura del mondo? Le centinaia di tinte di grigio che esistono?
Non credo che ne sarei stato in grado, non mi sento né Bulgakov, né Gogol.


Quando hai scritto Divoriidee, avevi soltanto diciassette anni e già parlavi, in forma molto ironica, di politica e d’ideologie. Questo tuo interesse è nato da sé oppure dipende da una certa educazione, una cultura acquisita nell’ambiente in cui sei cresciuto?

Credo che praticamente nulla nasca da sé. Sono il risultato dell’educazione impartitami dai miei genitori e delle esperienze, belle brutte, che mi sono capitate. Il mio è un interesse generale per la vita, non solo per la politica, o le ideologie. In loro vedo solo qualcosa di tragicomico, un siparietto interessante per coprire le parti intime della nostra anima, per vestirci con qualcosa che ci riempie la bocca e ci fa sentire meno stupidi, meno inutili, più partecipi del mondo intorno a noi. Ma che non si pensi, neanche lontanamente, che io sia un attivista di qualche tipo. Mi occupo delle persone e del loro modo di rapportarsi con le idee, non delle idee in sé.

Cosa ne pensi, dunque, di chi dice spesso che noi giovani non c'impegniamo né c'interessiamo della politica e del sociale? E il tuo interesse fino a che punto arriva?

Cresciamo liberali e moriamo conservatori, questa è una massima che vale praticamente per chiunque, in qualunque epoca. Tutti noi ci impegniamo, a modo nostro, per cambiare il mondo, e finiamo con il cambiare i canali della televisione, fieri del nostro nuovo digitale terrestre.

Credo che i giovani s’impegnino nella politica, percentualmente, tanto quanto si impegnavano in passato, se non di più.

Spesso non ci rendiamo conto del fatto che non abbiamo realmente un peso, o un potere contrattuale e siamo convinti di poter davvero essere l’ago della bilancia in qualche occasione, anche se non sappiamo mai bene quale. Manifestiamo contro ogni riforma dell’istruzione fin dai tempi di Gentile e del regio decreto del 31 dicembre 1922, troviamo sempre il nuovo peggiore del vecchio, con l’occhio di chi non ha mai davvero capito cos’era il vecchio e non sa cos’è con precisione cos’è il nuovo, ma vuole comunque dire la sua.

Credo che i giovani si interessino, dunque, al mondo politico e sociale, mi riferisco a una certa categoria di ragazzi, diciamo gli stessi che leggono blog come questo e che hanno un minimo di cultura, quindi una netta minoranza tra i tanti. Credo anche che questi giovani si interessino con sincerità e voglia di fare ma che comunque anche la stragrande maggioranza di questo ristretto gruppo non abbia e non avrà nulla da dire. Esattamente come la loro controparte adulta.


In che modo si può acquistare "Divoridee"?

Esclusivamente online, tramite un qualunque paypal, dal link che è stato dato nella prefazione. È un libro auto-pubblicato, chiunque ne voglia una copia se la vedrà stampata personalmente e inviata a casa in un periodo pari a 2-3 giorni al più.

Per il futuro, pensi che continuerai a scrivere? Quali sono i tuoi progetti?

Ho scritto un romanzo, basato su un gioco di ruolo, Sine Requie, mi ha appassionato profondamente e penso sia uno dei miei migliori lavori. Ma i problemi riguardanti i diritti sono molti, forse troppi, quindi penso che lo utilizzerò per sostenere il tavolo del pc.

Decine di racconti sono stati accumulati in giro per il mio desktop, o in cartelle polverose. E quando sei una cartella del pc non è mica facile diventare polverosa. Magari cercherò un editore prima o poi, ma lo studio universitario incalza e il tempo per scrivere è sempre meno.

Scrivo più che altro per me e pubblico i miei nuovi racconti sul mio facebook, disponibili per chiunque voglia leggerli, ovviamente gratis.


Grazie per aver accettato l'invito, Giuseppe. Non mi resta che farti tanti in bocca al lupo per tutto!

Grazie a te, rispondere a delle domande su ciò che sono fatte da qualcun altro mi aiuta molto a riflettere e a pensare.

E ovviamente voglio salutare Chiara, la mia ragazza e Claudia, l’amica che mi ha presentato al buon blogger che mi ha fatto queste domande.
Sì, sono uno di quelli che di fronte alla telecamera alza la mano, fa ciao e dice “Mamma, guardami, sono in tv!”

Ciao a tutti!



Domenico Esposito Mito

mercoledì 17 febbraio 2010

Presentazione Romanzo "La Città Dei Matti" a Cervinara (aula consiliare)


Pro Loco "Angelo Renna" di Cervinara
Assessorato Cultura e Spettacolo
Città di Cervinara
DOMENICA 28 febbraio 2010
Ore 18.00
Sala Consiliare Cervinara – Avellino
PRESENTAZIONE del LIBRO "La città dei Matti "di Domenico Esposito (detto Mito)

La città Dei Matti è la storia di Romolo e della sua incessante ricerca di se stesso, sullo scenario di un paesino del Sud, dove convivono criminalità e romantici rivoluzionari.


Presiede:
Dott.ssa Giusy Iachetta, giornalista

intervengono: Avv. Franco Cioffi, sindaco Città di Cervinara
Dott. Orazio Perrotta, vicesindaco Città di Cervinara
Preside Franco Martino, socio Pro Loco di Cervinara
Dott. Matteo Mantovani, Mond&editori
Conclude l'autore Domenico Esposito Mito

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