Amo la poesia forse addirittura più della narrativa e sarà, forse, proprio per questo che prima di ritornare a cimentarmi a scriverla, ho esitato persino a “toccarla”: oggi fare poesia è difficile, ci vuole coraggio, anche perché agli altri risulta difficile persino comprenderla. Rimango, infatti, sempre più deluso da alcune poesie adolescenziali, troppo semplici, quasi banali e, nonostante ciò, sopravvalutate e premiate. Rimango, quindi, deluso soprattutto dalle giurie che, invece, non riconoscono quei rarissimi adolescenti che veramente valgono e meritano (poiché la poesia è un'arte e l'arte non appartiene a tutti).
L'artista che intervisterò oggi, però, non è un adolescente, ma un giovane di ventisette anni: Pietro De Bonis, nato a Roma, che ha pubblicato il suo primo libro di poesie intitolato “Tempeste Puniche”, edizioni Il Filo. Pietro De Bonis ha frequentato la Facoltà di Lettere dell’Università di Tor Vergata, poi ha intrapreso la strada della recitazione e della fotografia. Conosciamolo e vediamo cosa ne pensa.
Ciao, Pietro, ti do il benvenuto.
A proposito di ciò che dicevo nell'introduzione: perché, secondo te, molti giovani che scrivono poesie sono sopravvalutati, mentre altri più validi sono sottovalutati, soprattutto nei Premi Letterari?
Ciao! A questa domanda non saprei risponderti in modo approfondito, in quanto non ho mai avuto modo di venire a conoscenza di persone e poesie premiate con una valutazione eccessiva. Al contrario, posso dirti che riscontro nella gente, soprattutto i giovani di oggi, una sottovalutazione del genere letterario poetico. Quasi venga, non voglio dire evitato, ma sicuramente scansato, come se le poesie appartenessero ancora a una reminiscenza scolastica, per questo fastidiosa, orticante, riconducibile solo a un discorso legato a parole messe lì a fare rima. La poesia non è rap. Questo per me è un pensiero inqualificabile, in quanto riduce di molto, di troppo, il significato e la bellezza della poesia e conseguentemente la bravura del poeta. La poesia non è affatto scontata, sono scontati gli occhi che non sanno leggerla. Poi, riagganciandomi al discorso iniziale, sta sempre all'individuo cercare di farsi valutare più che può, di farsi conoscere più che può, così da estendere la propria cerchia di lettori e aumentare i consensi o, come anche logico, i dissensi.
Una domanda, forse, poco originale, ma che sorge spontanea: quando e come ti sei accorto di essere un poeta e di amare la poesia?
Tutto ciò che sorge spontaneo non è affatto poco originale. Vedi, la mia poesia è sorta spontanea. Ho iniziato a buttare giù qualche riga senza mai aver letto prima un libro, le parole sono venute da se, innate e insite in me. Il primo a esserne sorpreso è stato proprio il sottoscritto, a volte mi svegliavo nel cuore della notte con dei versi in mente e li scrivevo su un pezzo di carta e poi li riprendevo l’indomani, li aggiustavo e concludevo il senso, uscivano suoni dalla mia bocca, fantastici. Amo la poesia perché credo di amare la vita e le persone che ne fanno parte, e amo me, la mia arte, la mia persona. Anche se sinceramente essere definito "poeta" un po' mi appesantisce, io debbo crescere ancora tanto per giungere a quel titolo.
C'è un poeta o una corrente letteraria che ami particolarmente?
Amo Alda Merini. Ti do un'anticipazione, vi sarà una poesia dedicata a lei nella mia prossima (si spera) pubblicazione. Non coltivo passioni per le correnti letterarie, mi piace scoprire gli individui singolarmente, li estrapolo da qualsiasi periodo mondiale.
Spiegaci un po' il titolo della raccolta, perché proprio “Tempeste Puniche”?
Il titolo intero è Tempeste Puniche, Il Profumo della Quiete. Rappresenta un passaggio di testimone, ossia dalle tempeste interiori che si hanno nel corso della propria vita, soprattutto adolescenziale, sino al profumo della quiete, ossia a quella sensazione che forse il peggio sia passato e che il bello, sempre più bello, è dietro l'angolo, basta solo avere il coraggio di arrivarci e fargli... tana!
Scrivi solo poesie o ti cimenti anche nella prosa?
Scrivo poesie e prose, ma mi sto cimentando anche nel romanzo, confido molto anche in quello, e in me che lo scrivo. Se avrete la pazienza e io la fortuna di pubblicare, mi leggerete anche a pie' pagine.
Qual è la poesia che, in questa tua raccolta, ti è più cara? E perché?
La più cara è "Lettera aperta al cielo", la poesia conclusiva del libro, perché è dedicata a mia madre, come l'intera raccolta, del resto.
Quali altri progetti nell'ambito letterario e, visto che vedo che sei anche attore, nel campo della recitazione?
Anche qui andiamo calmi a definirmi attore, mi diverto solo a recitare sul palco con i fantastici amici della mia compagnia teatrale dei "folliattori", nulla più di questo. Come progetti, ti ripeto, ho il romanzo e una nuova raccolta di poesie.
Pietro, non mi rimane che ringraziarti e farti tanti in bocca al lupo per tutto! Un saluto!
Grazie infinite a te! Alla prossima! Ciao!
Domenico Esposito Mito, scrittore e giornalista
Rinascimento - Pietro De Bonis
Il profumo della quiete.
Delle foglie d’abete.
Il respiro interno.
L’odore del vento.
La libertà sulla pelle.
Rinascimento.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento