Amo la poesia forse addirittura più della narrativa e sarà, forse, proprio per questo che prima di ritornare a cimentarmi a scriverla, ho esitato persino a “toccarla”: oggi fare poesia è difficile, ci vuole coraggio, anche perché agli altri risulta difficile persino comprenderla. Rimango, infatti, sempre più deluso da alcune poesie adolescenziali, troppo semplici, quasi banali e, nonostante ciò, sopravvalutate e premiate. Rimango, quindi, deluso soprattutto dalle giurie che, invece, non riconoscono quei rarissimi adolescenti che veramente valgono e meritano (poiché la poesia è un'arte e l'arte non appartiene a tutti).
L'artista che intervisterò oggi, però, non è un adolescente, ma un giovane di ventisette anni: Pietro De Bonis, nato a Roma, che ha pubblicato il suo primo libro di poesie intitolato “Tempeste Puniche”, edizioni Il Filo. Pietro De Bonis ha frequentato la Facoltà di Lettere dell’Università di Tor Vergata, poi ha intrapreso la strada della recitazione e della fotografia. Conosciamolo e vediamo cosa ne pensa.
Ciao, Pietro, ti do il benvenuto.
A proposito di ciò che dicevo nell'introduzione: perché, secondo te, molti giovani che scrivono poesie sono sopravvalutati, mentre altri più validi sono sottovalutati, soprattutto nei Premi Letterari?
Ciao! A questa domanda non saprei risponderti in modo approfondito, in quanto non ho mai avuto modo di venire a conoscenza di persone e poesie premiate con una valutazione eccessiva. Al contrario, posso dirti che riscontro nella gente, soprattutto i giovani di oggi, una sottovalutazione del genere letterario poetico. Quasi venga, non voglio dire evitato, ma sicuramente scansato, come se le poesie appartenessero ancora a una reminiscenza scolastica, per questo fastidiosa, orticante, riconducibile solo a un discorso legato a parole messe lì a fare rima. La poesia non è rap. Questo per me è un pensiero inqualificabile, in quanto riduce di molto, di troppo, il significato e la bellezza della poesia e conseguentemente la bravura del poeta. La poesia non è affatto scontata, sono scontati gli occhi che non sanno leggerla. Poi, riagganciandomi al discorso iniziale, sta sempre all'individuo cercare di farsi valutare più che può, di farsi conoscere più che può, così da estendere la propria cerchia di lettori e aumentare i consensi o, come anche logico, i dissensi.
Una domanda, forse, poco originale, ma che sorge spontanea: quando e come ti sei accorto di essere un poeta e di amare la poesia?
Tutto ciò che sorge spontaneo non è affatto poco originale. Vedi, la mia poesia è sorta spontanea. Ho iniziato a buttare giù qualche riga senza mai aver letto prima un libro, le parole sono venute da se, innate e insite in me. Il primo a esserne sorpreso è stato proprio il sottoscritto, a volte mi svegliavo nel cuore della notte con dei versi in mente e li scrivevo su un pezzo di carta e poi li riprendevo l’indomani, li aggiustavo e concludevo il senso, uscivano suoni dalla mia bocca, fantastici. Amo la poesia perché credo di amare la vita e le persone che ne fanno parte, e amo me, la mia arte, la mia persona. Anche se sinceramente essere definito "poeta" un po' mi appesantisce, io debbo crescere ancora tanto per giungere a quel titolo.
C'è un poeta o una corrente letteraria che ami particolarmente?
Amo Alda Merini. Ti do un'anticipazione, vi sarà una poesia dedicata a lei nella mia prossima (si spera) pubblicazione. Non coltivo passioni per le correnti letterarie, mi piace scoprire gli individui singolarmente, li estrapolo da qualsiasi periodo mondiale.
Spiegaci un po' il titolo della raccolta, perché proprio “Tempeste Puniche”?
Il titolo intero è Tempeste Puniche, Il Profumo della Quiete. Rappresenta un passaggio di testimone, ossia dalle tempeste interiori che si hanno nel corso della propria vita, soprattutto adolescenziale, sino al profumo della quiete, ossia a quella sensazione che forse il peggio sia passato e che il bello, sempre più bello, è dietro l'angolo, basta solo avere il coraggio di arrivarci e fargli... tana!
Scrivi solo poesie o ti cimenti anche nella prosa?
Scrivo poesie e prose, ma mi sto cimentando anche nel romanzo, confido molto anche in quello, e in me che lo scrivo. Se avrete la pazienza e io la fortuna di pubblicare, mi leggerete anche a pie' pagine.
Qual è la poesia che, in questa tua raccolta, ti è più cara? E perché?
La più cara è "Lettera aperta al cielo", la poesia conclusiva del libro, perché è dedicata a mia madre, come l'intera raccolta, del resto.
Quali altri progetti nell'ambito letterario e, visto che vedo che sei anche attore, nel campo della recitazione?
Anche qui andiamo calmi a definirmi attore, mi diverto solo a recitare sul palco con i fantastici amici della mia compagnia teatrale dei "folliattori", nulla più di questo. Come progetti, ti ripeto, ho il romanzo e una nuova raccolta di poesie.
Pietro, non mi rimane che ringraziarti e farti tanti in bocca al lupo per tutto! Un saluto!
Grazie infinite a te! Alla prossima! Ciao!
Domenico Esposito Mito, scrittore e giornalista
Rinascimento - Pietro De Bonis
Il profumo della quiete.
Delle foglie d’abete.
Il respiro interno.
L’odore del vento.
La libertà sulla pelle.
Rinascimento.
martedì 31 maggio 2011
domenica 29 maggio 2011
Intervista a Francesco Ferrazzo (cantante)
È da poco uscito l'album del cantante Francesco Ferrazzo "Goccia dopo goccia."
Francesco Ferrazzo nasce a Verbania nel 1976. Inizia a studiare organo all’età di 8 anni per poi proseguire con il pianoforte. La prima esibizione dal vivo è stata a 13 anni. Per anni è stato tastierista in diverse formazioni di covers pop-rock. Collabora negli arrangiamenti per alcuni artisti, come Luisa Parrelli, con la quale produce il singolo Temporale da un motel, inserito in una compilation dei migliori artisti Varesini. Verso i 20 anni inizia a scrivere canzoni, oltre a collaborare ad arrangiamenti di colonne sonore per il teatro. Realizzato un demo-CD intitolato A testa in giù. Si classifica semifinalista per due edizioni consecutive del Premio Recanati (2001-2002), e vince la targa per il secondo classificato, al Premio Lunezia 2002. Si è esibito dal vivo in formazioni acustiche. Ha aperto uno spettacolo milanese di Luigi Grechi nel giugno 2003 per la rassegna Acrobatici Anfibi in collaborazione con La Brigata Lolli. Parallelamente all’attività di cantautore, era il tastierista della cover band Cantesia di supporto al cantante Carmine Cirillo, e nel 2007 ha partecipato come musicista al progetto Allez Coppi della compagnia teatrale Sipario. Nello stesso anno incide il singolo Di cosa ha bisogno la gente, incluso in una compilation intitolata Make Up, Not War, prodotta in collaborazione con il Comune di Verbania.
Ciao, Francesco, ti do il benvenuto
Ciao! Grazie mille.
Tu hai iniziato a studiare musica alla tenera età di otto anni: cosa ha spinto un bambino di soli otto anni a studiare l'organo? È stato qualcosa che è nato esclusivamente dal tuo cuore oppure c'è stata un po' d'influenza da parte di qualcuno?
Mi ricordo che i miei genitori mi regalarono una melodica a bocca (di quelle per bambini, con i tasti colorati) e fui folgorato dai suoni che emetteva. Forse l'educazione che mi diedero all'ascolto della musica, che allora girava solo su 45-33giri o su cassetta, fu determinante. Mi ricordo che sul giradischi di casa si suonavano spesso album di Jaques Brel, Bob Dylan, Dire Straits, ma anche di classica, la Moldava di Smetana, Le opere di Verdi, il Concerto d'Aranjuez. Vista questa mia passione nell'ascolto e nel suonare la melodica, i miei mi iscrissero ad un corso di organo elettronico, e da li iniziò tutto.
Quali sono le difficoltà che s'incontrano durante il cammino nell'ambito musicale? E come si fa a superarle?
Quella più grossa è l'attenzione da parte dei media e da parte delle case discografiche. Non è un caso se questo cd è autoprodotto. Ho dovuto aspettare di avere la disponibilità economica e la maturità tecnica per farlo autonomamente, certamente con la collaborazione di professionisti che comunque hanno preso parte al progetto con grande passione. Spiace dover constatare che al momento le case discografiche non investono più quasi per niente (qualcuno mi direbbe "togli pure il quasi") sulle "nuove proposte". L'altro grosso scoglio è la promozione... e vedremo anche li se saremo fortunati. In generale posso dire che l'attenzione per i giovani è sempre più legata ad ambiti puramente usa e getta come i "Talent show", oppure a particolari "club di giornalisti" difficili da avvicinare...
Ci sono molti musicisti, giovani e meno giovani, che pur essendo molto validi e talentuosi, rimangono emergenti e non riescono ad arrivare nemmeno dove sei arrivato tu, cioè alla pubblicazione del primo album: è perché non s'impegnano abbastanza o perché anche nella musica esiste una sorta di corruzione che talvolta impedisce di avere successo a chi ha talento?
Mah, forse ti ho risposto involontariamente nella risposta precedente. In realtà bisogna avere grande costanza e passione... molti artisti, per tanti motivi, tra cui anche le continue delusioni (perché ce ne sono tante lungo la strada) dopo un po' di tentativi perdono la convinzione. Io non mi sono perso d'animo, e sono soddisfatto del percorso che mi ha portato qui, e del risultato. Sono sicuro che chi lo ascolterà, per quanto sarà difficile la promozione, potrà apprezzarne quantomeno la passione (di tutti quelli che vi hanno preso parte) con cui è stato realizzato questo cd. E ancora di più, spero, le mie stesse canzoni!
Che consigli daresti a questi artisti meno fortunati?
Quello che tutti gli artisti famosi (quelli già "arrivati") consigliano, alla fine penso sia vero. Non mollare... se senti di avere veramente qualcosa da dire, devi continuare a provare, e migliorarti sempre di più, mettendoti alla prova e imparando.
Hai uno o più cantanti che ammiri in particolare e ai quali magari t'ispiri
Sono cresciuto con la musica di Van Morrison, dei Dire Straits, di Sting, Peter Gabriel, Fossati, e tanti altri. Penso che molti di questi abbiano lasciato segni molto riconoscibili nella mia musica.
Durante tutta la tua carriera da cantautore, ti sei affezionato a qualche tua canzone in particolare che ti è più cara delle altre?
Beh più o meno a tutte, per ragioni diverse e in tempi diversi, molte non sono neanche state inserite nel cd per questioni logistiche e di scaletta, ma devo dire che Goccia dopo goccia (che ha dato il titolo al CD), è una delle mie più riuscite e ispirate, a cui più sono legato. E Tranne che a te, per l'intensità emotiva che mi trasmette ogni volta da quando l'ho scritta. La stessa intensità che i musicisti hanno saputo ben ricevere e restituire suonandola in una versione bellissima.
Altri progetti per il futuro?
Al momento mi occupo della promozione che si basa sui concerti che stiamo allestendo e che inizieranno da quest'estate, e su un forte passaparola di cui abbiamo tanto bisogno. Ne approfitto per segnalare il sito dove è possibile acquistare il disco con Paypal o iTunes e collegarsi a tutti i social networks (Facebook, Myspace, YouTube, ecc...) per il preascolto e tutte le news.
Grazie, Francesco, ti faccio le mie congratulazioni e tanti in bocca al lupo.
Grazie mille, e buon ascolto a chiunque abbia la curiosità di provare!
di: Domenico Esposito Mito, scrittore e giornalista
Francesco Ferrazzo nasce a Verbania nel 1976. Inizia a studiare organo all’età di 8 anni per poi proseguire con il pianoforte. La prima esibizione dal vivo è stata a 13 anni. Per anni è stato tastierista in diverse formazioni di covers pop-rock. Collabora negli arrangiamenti per alcuni artisti, come Luisa Parrelli, con la quale produce il singolo Temporale da un motel, inserito in una compilation dei migliori artisti Varesini. Verso i 20 anni inizia a scrivere canzoni, oltre a collaborare ad arrangiamenti di colonne sonore per il teatro. Realizzato un demo-CD intitolato A testa in giù. Si classifica semifinalista per due edizioni consecutive del Premio Recanati (2001-2002), e vince la targa per il secondo classificato, al Premio Lunezia 2002. Si è esibito dal vivo in formazioni acustiche. Ha aperto uno spettacolo milanese di Luigi Grechi nel giugno 2003 per la rassegna Acrobatici Anfibi in collaborazione con La Brigata Lolli. Parallelamente all’attività di cantautore, era il tastierista della cover band Cantesia di supporto al cantante Carmine Cirillo, e nel 2007 ha partecipato come musicista al progetto Allez Coppi della compagnia teatrale Sipario. Nello stesso anno incide il singolo Di cosa ha bisogno la gente, incluso in una compilation intitolata Make Up, Not War, prodotta in collaborazione con il Comune di Verbania.
Ciao, Francesco, ti do il benvenuto
Ciao! Grazie mille.
Tu hai iniziato a studiare musica alla tenera età di otto anni: cosa ha spinto un bambino di soli otto anni a studiare l'organo? È stato qualcosa che è nato esclusivamente dal tuo cuore oppure c'è stata un po' d'influenza da parte di qualcuno?
Mi ricordo che i miei genitori mi regalarono una melodica a bocca (di quelle per bambini, con i tasti colorati) e fui folgorato dai suoni che emetteva. Forse l'educazione che mi diedero all'ascolto della musica, che allora girava solo su 45-33giri o su cassetta, fu determinante. Mi ricordo che sul giradischi di casa si suonavano spesso album di Jaques Brel, Bob Dylan, Dire Straits, ma anche di classica, la Moldava di Smetana, Le opere di Verdi, il Concerto d'Aranjuez. Vista questa mia passione nell'ascolto e nel suonare la melodica, i miei mi iscrissero ad un corso di organo elettronico, e da li iniziò tutto.
Quali sono le difficoltà che s'incontrano durante il cammino nell'ambito musicale? E come si fa a superarle?
Quella più grossa è l'attenzione da parte dei media e da parte delle case discografiche. Non è un caso se questo cd è autoprodotto. Ho dovuto aspettare di avere la disponibilità economica e la maturità tecnica per farlo autonomamente, certamente con la collaborazione di professionisti che comunque hanno preso parte al progetto con grande passione. Spiace dover constatare che al momento le case discografiche non investono più quasi per niente (qualcuno mi direbbe "togli pure il quasi") sulle "nuove proposte". L'altro grosso scoglio è la promozione... e vedremo anche li se saremo fortunati. In generale posso dire che l'attenzione per i giovani è sempre più legata ad ambiti puramente usa e getta come i "Talent show", oppure a particolari "club di giornalisti" difficili da avvicinare...
Ci sono molti musicisti, giovani e meno giovani, che pur essendo molto validi e talentuosi, rimangono emergenti e non riescono ad arrivare nemmeno dove sei arrivato tu, cioè alla pubblicazione del primo album: è perché non s'impegnano abbastanza o perché anche nella musica esiste una sorta di corruzione che talvolta impedisce di avere successo a chi ha talento?
Mah, forse ti ho risposto involontariamente nella risposta precedente. In realtà bisogna avere grande costanza e passione... molti artisti, per tanti motivi, tra cui anche le continue delusioni (perché ce ne sono tante lungo la strada) dopo un po' di tentativi perdono la convinzione. Io non mi sono perso d'animo, e sono soddisfatto del percorso che mi ha portato qui, e del risultato. Sono sicuro che chi lo ascolterà, per quanto sarà difficile la promozione, potrà apprezzarne quantomeno la passione (di tutti quelli che vi hanno preso parte) con cui è stato realizzato questo cd. E ancora di più, spero, le mie stesse canzoni!
Che consigli daresti a questi artisti meno fortunati?
Quello che tutti gli artisti famosi (quelli già "arrivati") consigliano, alla fine penso sia vero. Non mollare... se senti di avere veramente qualcosa da dire, devi continuare a provare, e migliorarti sempre di più, mettendoti alla prova e imparando.
Hai uno o più cantanti che ammiri in particolare e ai quali magari t'ispiri
Sono cresciuto con la musica di Van Morrison, dei Dire Straits, di Sting, Peter Gabriel, Fossati, e tanti altri. Penso che molti di questi abbiano lasciato segni molto riconoscibili nella mia musica.
Durante tutta la tua carriera da cantautore, ti sei affezionato a qualche tua canzone in particolare che ti è più cara delle altre?
Beh più o meno a tutte, per ragioni diverse e in tempi diversi, molte non sono neanche state inserite nel cd per questioni logistiche e di scaletta, ma devo dire che Goccia dopo goccia (che ha dato il titolo al CD), è una delle mie più riuscite e ispirate, a cui più sono legato. E Tranne che a te, per l'intensità emotiva che mi trasmette ogni volta da quando l'ho scritta. La stessa intensità che i musicisti hanno saputo ben ricevere e restituire suonandola in una versione bellissima.
Altri progetti per il futuro?
Al momento mi occupo della promozione che si basa sui concerti che stiamo allestendo e che inizieranno da quest'estate, e su un forte passaparola di cui abbiamo tanto bisogno. Ne approfitto per segnalare il sito dove è possibile acquistare il disco con Paypal o iTunes e collegarsi a tutti i social networks (Facebook, Myspace, YouTube, ecc...) per il preascolto e tutte le news.
Grazie, Francesco, ti faccio le mie congratulazioni e tanti in bocca al lupo.
Grazie mille, e buon ascolto a chiunque abbia la curiosità di provare!
di: Domenico Esposito Mito, scrittore e giornalista
giovedì 26 maggio 2011
Intervista ad Antifeminist (giornale antifemminista italiano)
Nella seguente intervista non parleremo di arte o di letteratura, ma di un fenomeno sociale. Sicuramente tutti abbiamo sentito parlare di femminismo, almeno una volta nella vita, ma non tutti si sono chiesti che cosa sia: c'è chi dà per scontato che sia sessismo al femminile, quindi il maschilismo all'inverso (ma non lo ritiene un fenomeno diffuso, bensì solo un'ideologia, magari poco considerata) e chi dà per scontato che sia nato per la lotta per la parità dei sessi. Se esso, dunque, si batte per la parità, che bisogno c'è di creare movimenti maschili che combattono il femminismo? Sono movimenti misogini e maschilisti? A queste domande ci risponderà il responsabile del giornale virtuale antifemminista italiano "Antifeminist".
La prima domanda è questa: se il femminismo nasce come lotta per la parità dei sessi, perché lo combattete? Cosa avete contro la parità dei sessi?
Antifeminist: Il femminismo non è nato come lotta per la parità dei sessi, già le femministe di fine 1800 parlavano di "futuro mondo delle donne", di "partenogenesi", di "distruzione della famiglia", e quindi di Suprematismo Femminile. Ho affrontato la questione nel mio articolo "Il Femminismo Buono, la Prima Ondata". L'espressione "parità dei sessi" è stato un furbo espediente propagandistico, usato a mo' di cavallo di troia per introdurre subdolamente nella società il Suprematismo Femminile. Ora che le femministe si sentono abbastanza sicure della loro presa di potere in questa società, lo stanno annunciando in modo sempre più esplicito e sfacciato. La femminista ebrea-americana Hanna Rosin, autrice di un articolo che ha fatto molto discutere nei media inglesi qualche mese fa ("La fine degli uomini"), è una di queste femministe che finalmente si son tolte la maschera e stanno dicendo apertamente quello che hanno sempre pensato. I "maschi" vanno declassati a cittadini di serie B, e il mondo del futuro dovrà essere il "mondo delle donne".
Gli antifemministi sconsigliano di sposarsi, ma non solo: anche di fare figli e persino di convivere: potreste spiegarci perché? Non sono mica tutte uguali le donne!
Antifeminist: Le donne non sono tutte uguali, ma il sistema non tutela gli uomini. Un uomo che si sposa è un imbecille, perché sta firmando un contratto che dice che esiste una possibilità su due di perdere casa, soldi e figli. Quale persona firmerebbe mai un contratto simile, solo per una questione "simbolica", come è appunto il matrimonio? Per i figli la questione è un'altra: fare figli fuori dal matrimonio non è consigliabile, perché sarebbe un atto di egoismo puro privare il bambino della figura materna o paterna. Per quanto riguarda la convivenza: pochi giorni alla settimana vanno bene, ma convivenza fissa è da evitare, non si sa mai che facciano leggi retroattive per equiparare le convivenze al matrimonio.
Se siete contro il matrimonio, i figli e anche la convivenza: qual è l'alternativa? Come fare nel caso in cui ci s'innamora? Che vita dovrebbe condurre l'uomo contemporaneo?
Antifeminist: Ognuno a casa propria. Tanto le femmine non ne soffrirebbero: "una donna ha bisogno di un uomo tanto quanto un pesce di una bicicletta", dicevano le femministe. E anche se ne dovessero soffrire, non sono problemi nostri: loro, dicono sempre, sono "forti emancipate e indipendenti". Se è così, si emancipino una volta per tutte dall'odiato maschio, e iniziassero a lesbicare fra di loro.
Esistono delle discriminazioni di genere? Quali leggi discriminano veramente le donne e quali discriminano gli uomini?
Antifeminist: Leggi che discriminano le donne, esistono: sono le discriminazioni "positive", quelle leggi cioè che avvantaggiano le donne a discapito degli uomini. Quote rosa, agevolazioni per l'imprenditoria femminile, test fisici a standard ribassato per entrare nelle Forze Armate, etc.etc. Ognuna di queste discriminazioni "positive", rappresenta una discriminazione "negativa" per gli uomini. La discriminazione più grave, comunque, che colpisce gli uomini, è quella che ha dato vita al fenomeno dei padri separati, cioè uomini che per un capriccio di una femmina finiscono per perdere casa, soldi e figli.
La legge sull'aborto, la disoccupazione femminile, il fatto che vi siano pochissime manager femmine e che le donne guadagnino meno degli uomini, non vi sembrano discriminazioni?
Antifeminist: L'attuale legge sull'aborto è femminista, la disoccupazione femminile è colpa delle femmine stesse, le manager femmine non ci sono in gran numero perché evidentemente meno capaci e competitive dei colleghi uomini, e per finire le donne guadagnano meno degli uomini perché scelgono lavori peggio retribuiti. Ma per lo stesso lavoro e con pari esperienza uomini e donne vengono pagati uguale. È una menzogna femminista quella secondo cui le femmine a parità di mansione ricevono stipendi più bassi: se le femmine davvero guadagnassero di meno a parità di mansione, quale imbecille assumerebbe maschi, sapendo che potrebbe assumere dipendenti femmine pagandole di meno?
Parliamo, invece, della violenza sulle donne: Yara Gambirasi, Sarah Scazzi, Melania Rea ecc., non sono chiari esempi di odio contro il genere femminile?
Antifeminist: Yara non si sa ancora chi l'ha uccisa, Sarah Scazzi probabilmente è stata uccisa da femmine, e stessa cosa forse anche per Melania Rea. Non esiste alcun odio contro il genere femminile. Le persone che uccidono, uomini o donne, rappresentano una percentuale microscopica rispetto alla popolazione totale. Prendere casi isolati di persone mentalmente labili, per demonizzare un intero genere, è un metodo disonesto che le femministe usano contro gli uomini per sfogare un po' della loro misandria e per preparare il terreno a leggi liberticide anti-maschili.
Vi sono delle teorie scientifiche, secondo le quali, le donne sarebbero superiori agli uomini e anche delle indagini secondo le quali le donne sono più brave a lavoro e/o a scuola: non credete nemmeno in questo? Soprattutto se a dirlo è la scienza?
Antifeminist: La scienza ha detto tante cose nel corso della storia, anche immense stupidaggini. La scienza generalmente si piega ai dogmi dominanti dell'epoca, e l'epoca nella quale stiamo vivendo ora è femminista. Quindi la scienza si adegua(ed è falsa scienza).
Pedofilia: siete contrari anche alla castrazione chimica? Quale può essere, dunque la soluzione, per quanto riguarda pedofili e stupratori? E soprattutto, quali possono essere le cause?
Antifeminist: Le cause sono da ricercarsi in disturbi mentali dell'individuo, possibilmente da curare in cliniche apposite.
Qual è il rapporto dell'antifemminismo con la politica e la religione? Fate riferimento a un'ideologia o una religione in particolare?
Antifeminist: No, non facciamo riferimento a nessuna area politica o religiosa. Ogni antifemminista poi è un mondo a sé, ci sono quelli di destra, di sinistra, apartitici, cristiani, atei, buddisti, agnostici ecc. Insomma, l'antifemminismo non è inquadrabile in una categoria politica, e tanto meno religiosa, ben definita.
A proposito di politica, alcuni leghisti e fascisti dicono di essere antifemministi, ma per pedofili e stupratori propongono le stesse soluzioni delle femministe: cosa ne pensano i movimenti antifemministi di questo?
Antifemnist: Non ho mai sentito leghisti o fascisti definirsi antifemministi. I fascisti istituirono un "Servizio Ausiliario Femminile", cioè il "femminismo fascista", e Edda Mussolini disse che "la patria è donna". Per quanto riguarda le pene che propongono per pedofili e stupratori, che abbiano una certa affinità con le femministe non mi sorprende.
Di: Domenico Esposito Mito, scrittore e giornalista
La prima domanda è questa: se il femminismo nasce come lotta per la parità dei sessi, perché lo combattete? Cosa avete contro la parità dei sessi?
Antifeminist: Il femminismo non è nato come lotta per la parità dei sessi, già le femministe di fine 1800 parlavano di "futuro mondo delle donne", di "partenogenesi", di "distruzione della famiglia", e quindi di Suprematismo Femminile. Ho affrontato la questione nel mio articolo "Il Femminismo Buono, la Prima Ondata". L'espressione "parità dei sessi" è stato un furbo espediente propagandistico, usato a mo' di cavallo di troia per introdurre subdolamente nella società il Suprematismo Femminile. Ora che le femministe si sentono abbastanza sicure della loro presa di potere in questa società, lo stanno annunciando in modo sempre più esplicito e sfacciato. La femminista ebrea-americana Hanna Rosin, autrice di un articolo che ha fatto molto discutere nei media inglesi qualche mese fa ("La fine degli uomini"), è una di queste femministe che finalmente si son tolte la maschera e stanno dicendo apertamente quello che hanno sempre pensato. I "maschi" vanno declassati a cittadini di serie B, e il mondo del futuro dovrà essere il "mondo delle donne".
Gli antifemministi sconsigliano di sposarsi, ma non solo: anche di fare figli e persino di convivere: potreste spiegarci perché? Non sono mica tutte uguali le donne!
Antifeminist: Le donne non sono tutte uguali, ma il sistema non tutela gli uomini. Un uomo che si sposa è un imbecille, perché sta firmando un contratto che dice che esiste una possibilità su due di perdere casa, soldi e figli. Quale persona firmerebbe mai un contratto simile, solo per una questione "simbolica", come è appunto il matrimonio? Per i figli la questione è un'altra: fare figli fuori dal matrimonio non è consigliabile, perché sarebbe un atto di egoismo puro privare il bambino della figura materna o paterna. Per quanto riguarda la convivenza: pochi giorni alla settimana vanno bene, ma convivenza fissa è da evitare, non si sa mai che facciano leggi retroattive per equiparare le convivenze al matrimonio.
Se siete contro il matrimonio, i figli e anche la convivenza: qual è l'alternativa? Come fare nel caso in cui ci s'innamora? Che vita dovrebbe condurre l'uomo contemporaneo?
Antifeminist: Ognuno a casa propria. Tanto le femmine non ne soffrirebbero: "una donna ha bisogno di un uomo tanto quanto un pesce di una bicicletta", dicevano le femministe. E anche se ne dovessero soffrire, non sono problemi nostri: loro, dicono sempre, sono "forti emancipate e indipendenti". Se è così, si emancipino una volta per tutte dall'odiato maschio, e iniziassero a lesbicare fra di loro.
Esistono delle discriminazioni di genere? Quali leggi discriminano veramente le donne e quali discriminano gli uomini?
Antifeminist: Leggi che discriminano le donne, esistono: sono le discriminazioni "positive", quelle leggi cioè che avvantaggiano le donne a discapito degli uomini. Quote rosa, agevolazioni per l'imprenditoria femminile, test fisici a standard ribassato per entrare nelle Forze Armate, etc.etc. Ognuna di queste discriminazioni "positive", rappresenta una discriminazione "negativa" per gli uomini. La discriminazione più grave, comunque, che colpisce gli uomini, è quella che ha dato vita al fenomeno dei padri separati, cioè uomini che per un capriccio di una femmina finiscono per perdere casa, soldi e figli.
La legge sull'aborto, la disoccupazione femminile, il fatto che vi siano pochissime manager femmine e che le donne guadagnino meno degli uomini, non vi sembrano discriminazioni?
Antifeminist: L'attuale legge sull'aborto è femminista, la disoccupazione femminile è colpa delle femmine stesse, le manager femmine non ci sono in gran numero perché evidentemente meno capaci e competitive dei colleghi uomini, e per finire le donne guadagnano meno degli uomini perché scelgono lavori peggio retribuiti. Ma per lo stesso lavoro e con pari esperienza uomini e donne vengono pagati uguale. È una menzogna femminista quella secondo cui le femmine a parità di mansione ricevono stipendi più bassi: se le femmine davvero guadagnassero di meno a parità di mansione, quale imbecille assumerebbe maschi, sapendo che potrebbe assumere dipendenti femmine pagandole di meno?
Parliamo, invece, della violenza sulle donne: Yara Gambirasi, Sarah Scazzi, Melania Rea ecc., non sono chiari esempi di odio contro il genere femminile?
Antifeminist: Yara non si sa ancora chi l'ha uccisa, Sarah Scazzi probabilmente è stata uccisa da femmine, e stessa cosa forse anche per Melania Rea. Non esiste alcun odio contro il genere femminile. Le persone che uccidono, uomini o donne, rappresentano una percentuale microscopica rispetto alla popolazione totale. Prendere casi isolati di persone mentalmente labili, per demonizzare un intero genere, è un metodo disonesto che le femministe usano contro gli uomini per sfogare un po' della loro misandria e per preparare il terreno a leggi liberticide anti-maschili.
Vi sono delle teorie scientifiche, secondo le quali, le donne sarebbero superiori agli uomini e anche delle indagini secondo le quali le donne sono più brave a lavoro e/o a scuola: non credete nemmeno in questo? Soprattutto se a dirlo è la scienza?
Antifeminist: La scienza ha detto tante cose nel corso della storia, anche immense stupidaggini. La scienza generalmente si piega ai dogmi dominanti dell'epoca, e l'epoca nella quale stiamo vivendo ora è femminista. Quindi la scienza si adegua(ed è falsa scienza).
Pedofilia: siete contrari anche alla castrazione chimica? Quale può essere, dunque la soluzione, per quanto riguarda pedofili e stupratori? E soprattutto, quali possono essere le cause?
Antifeminist: Le cause sono da ricercarsi in disturbi mentali dell'individuo, possibilmente da curare in cliniche apposite.
Qual è il rapporto dell'antifemminismo con la politica e la religione? Fate riferimento a un'ideologia o una religione in particolare?
Antifeminist: No, non facciamo riferimento a nessuna area politica o religiosa. Ogni antifemminista poi è un mondo a sé, ci sono quelli di destra, di sinistra, apartitici, cristiani, atei, buddisti, agnostici ecc. Insomma, l'antifemminismo non è inquadrabile in una categoria politica, e tanto meno religiosa, ben definita.
A proposito di politica, alcuni leghisti e fascisti dicono di essere antifemministi, ma per pedofili e stupratori propongono le stesse soluzioni delle femministe: cosa ne pensano i movimenti antifemministi di questo?
Antifemnist: Non ho mai sentito leghisti o fascisti definirsi antifemministi. I fascisti istituirono un "Servizio Ausiliario Femminile", cioè il "femminismo fascista", e Edda Mussolini disse che "la patria è donna". Per quanto riguarda le pene che propongono per pedofili e stupratori, che abbiano una certa affinità con le femministe non mi sorprende.
Di: Domenico Esposito Mito, scrittore e giornalista
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mercoledì 4 maggio 2011
Intervista a Vittoria Coppola, autrice del romanzo “Fino all'altra fermata – Chi ama sa”.
Vittoria Coppola è nata a Casarano e vive a Taviano. È laureata in Lingue e Letterature Straniere. Fino all'altra fermata (Edizioni Il Filo, Gruppo Albatros) è la sua prima pubblicazione.
clicca qui per leggere l'incipit
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Ciao, Vittoria, ti do il benvenuto
Buongiorno e grazie a te!
Vuoi spiegarci un po' la questione delle omonimie dei personaggi della prima e della seconda parte del romanzo? Che cosa hai voluto rappresentare con questo? Oppure preferisci che sia il lettore, con un po' di riflessione e attenzione, a capirlo?
L'omonimia dei personaggi è un particolare del romanzo che lascerei intendere al lettore... Rafforza il legame tra le due protagoniste femminili, ma... è tutto da scoprire!
Speranza, una madre quarantenne di tre figli, si può dire che ella rappresenta, metaforicamente, appunto la Speranza che stava per morire nel cuore di ognuno e che invece è sopravvissuta?
Beh... la scelta di un nome così evocativo non è certo casuale. Si, questa donna rappresenta a tutti gli effetti la bellezza e la necessità di sperare, di credere nella forza del percorso che conduce ad una fermata successiva...
È dunque, la storia di Speranza, anche un messaggio che vuoi trasmettere ai lettori? Ovvero un messaggio di speranza appunto?
Il romanzo è sorretto dai sentimenti (i più vari) e dalla necessità di sperare in qualcosa.
C'è una parte del romanzo in cui Anita, la protagonista, s'iscrive a un corso di scrittura, per cui vorrei chiederti: ritieni importante frequentare corsi di scrittura creativa, al contrario di come altri autori affermano?
Ritengo i corsi di scrittura molto importanti. È vero che per scrivere un libro debba esserci un'indiscussa predisposizione. Io però credo che, se dovessi scrivere oggi “Fino all'altra fermata”, non commetterei gli errori (grammaticali e non) che ho commesso. Non ho ancora avuto la possibilità di frequentare un corso, perché qui nella provincia di Lecce è difficile che ci sia. Però ho letto molto, a differenza di quanto accadeva a vent'anni.
Il tuo romanzo s'intitola “Fino all'altra fermata (chi ama sa)”. Vogliamo spiegare ai nostri lettori a cosa ti riferisci precisamente? Qual è “l'altra fermata?”
L'altra fermata è prospettiva e speranza, allo stesso modo in cui può rappresentare un blocco, però utile, mai distruttivo. Potrei fare dei precisi riferimenti al testo... ma rischierei di svelare troppo. Lascio libera interpretazione al lettore.
Spiegaci invece l'espressione metaforica “a piedi nudi”, affiancata spesso all'altra espressione che, come abbiamo detto, dà il titolo al libro “fino all'altra fermata”.
“A piedi nudi” ovvero con assoluta umiltà e verità. Non è necessario avere delle “scarpe alate” ai piedi per prendere quota. Così come non occorrono fronzoli all'anima per accogliere la bellezza dell'esistenza.
Quali altri progetti per il futuro nell'ambito letterario?
Ho scritto il secondo romanzo. Attendo le risposte da parte degli editori. Spero presto possa essere pubblicato, incrocio le dita! Il terzo è appena nato... avrà tempo e modo di crescere...
Grazie, Vittoria, ti faccio tanti in bocca al lupo per tutto!
Grazie a te per tutto, crepi il lupo!
Domenico Esposito Mito, scrittore e giornalista
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Ciao, Vittoria, ti do il benvenuto
Buongiorno e grazie a te!
Vuoi spiegarci un po' la questione delle omonimie dei personaggi della prima e della seconda parte del romanzo? Che cosa hai voluto rappresentare con questo? Oppure preferisci che sia il lettore, con un po' di riflessione e attenzione, a capirlo?
L'omonimia dei personaggi è un particolare del romanzo che lascerei intendere al lettore... Rafforza il legame tra le due protagoniste femminili, ma... è tutto da scoprire!
Speranza, una madre quarantenne di tre figli, si può dire che ella rappresenta, metaforicamente, appunto la Speranza che stava per morire nel cuore di ognuno e che invece è sopravvissuta?
Beh... la scelta di un nome così evocativo non è certo casuale. Si, questa donna rappresenta a tutti gli effetti la bellezza e la necessità di sperare, di credere nella forza del percorso che conduce ad una fermata successiva...
È dunque, la storia di Speranza, anche un messaggio che vuoi trasmettere ai lettori? Ovvero un messaggio di speranza appunto?
Il romanzo è sorretto dai sentimenti (i più vari) e dalla necessità di sperare in qualcosa.
C'è una parte del romanzo in cui Anita, la protagonista, s'iscrive a un corso di scrittura, per cui vorrei chiederti: ritieni importante frequentare corsi di scrittura creativa, al contrario di come altri autori affermano?
Ritengo i corsi di scrittura molto importanti. È vero che per scrivere un libro debba esserci un'indiscussa predisposizione. Io però credo che, se dovessi scrivere oggi “Fino all'altra fermata”, non commetterei gli errori (grammaticali e non) che ho commesso. Non ho ancora avuto la possibilità di frequentare un corso, perché qui nella provincia di Lecce è difficile che ci sia. Però ho letto molto, a differenza di quanto accadeva a vent'anni.
Il tuo romanzo s'intitola “Fino all'altra fermata (chi ama sa)”. Vogliamo spiegare ai nostri lettori a cosa ti riferisci precisamente? Qual è “l'altra fermata?”
L'altra fermata è prospettiva e speranza, allo stesso modo in cui può rappresentare un blocco, però utile, mai distruttivo. Potrei fare dei precisi riferimenti al testo... ma rischierei di svelare troppo. Lascio libera interpretazione al lettore.
Spiegaci invece l'espressione metaforica “a piedi nudi”, affiancata spesso all'altra espressione che, come abbiamo detto, dà il titolo al libro “fino all'altra fermata”.
“A piedi nudi” ovvero con assoluta umiltà e verità. Non è necessario avere delle “scarpe alate” ai piedi per prendere quota. Così come non occorrono fronzoli all'anima per accogliere la bellezza dell'esistenza.
Quali altri progetti per il futuro nell'ambito letterario?
Ho scritto il secondo romanzo. Attendo le risposte da parte degli editori. Spero presto possa essere pubblicato, incrocio le dita! Il terzo è appena nato... avrà tempo e modo di crescere...
Grazie, Vittoria, ti faccio tanti in bocca al lupo per tutto!
Grazie a te per tutto, crepi il lupo!
Domenico Esposito Mito, scrittore e giornalista
giovedì 21 aprile 2011
Convegno: La Gioventù Assurda
Il convegno su “La Gioventù Assurda”, organizzato dal Centro Studi e dall'Associazione La Valle, è stato introdotto da Roberta Martone, la quale ha espresso la sua indignazione nei confronti della società che ha illuso i giovani che speravano che avere successo significasse far valere i propri pregi, i propri impegni e che la costanza e il sacrificio sarebbero stati premiati, almeno per chi se lo merita. La Meritocrazia però, come ha osservato Martone, spesso non si rivela altro che un termine utilizzato dai politici per rendere ancora più credibile un discorso retorico preparato a tavolino, quando in realtà nella nostra società l'unico merito che bisogna avere per rivestire un ruolo importante o, semplicemente per trovare un lavoro, è di avere qualche conoscenza. “E allora” si è domandata Martone “che posto si dà alla competenza, alla preparazione e all'impegno, in una società in cui prevalgono soltanto la corruzione, intrighi politici e favoritismi?
Non è però la gioventù a essere assurda, ha osservato Talamo, giornalista e ricercatore della Formez, è assurdo, invece, che in un Paese che ha condannato se stesso al declino, la vera crisi del nostro tempo non è il crack periodico delle borse, ma la distruzione professionale delle giovani generazioni. Per un giovane del Sud, il discorso è ancora più paradossale perché non solo è inchiodato al nulla, ma è anche descritto sui giornali come un fannullone privilegiato che vive alle spalle degli altri, come se questo giovane non volesse lavorare ma volesse, per decisione, vivere sulle spalle degli altri. “Essere giovani " ha osservato Talamo "dovrebbe significare avere la spensieratezza anziché doversi preoccupare ogni giorno di non essere indipendente, di non essere autonomo e di non potersi costruire il futuro. La crisi addirittura ha ridotto la disoccupazione al sud poiché è aumentato il lavoro nero e inoltre la rinuncia al lavoro”. Poi difendendo i giovani ha affermato che essi devono concorrere “a cambiare lo spirito di questo tempo , ricominciando a credere in se stessi." È stata poi la volta del sindacalista della Cgil Mimmo Giugliano che ha portato dei dati oggettivi dai quali è risultato che il tasso di disoccupazione aumenta sempre di più affermando che “la politica nazionale è impegnata su altri fronti e continua ad essere indifferente al problema: ci vuole una seria e concreta politica per l'occupazione quale primaria esigenza ed emergenza dell’Italia. La crisi” – ha proseguito il sindacalista –“ ha prodotto effetti catastrofici con la perdita di migliaia di posti di lavoro e i primi a pagare l'immobilismo dei nostri paesi sono stati i giovani precari senza alcuna fonte di tutela”.
A concludere i lavori è stato il giovanissimo Stefano Pietrosanti, membro della Gioventù Federalista Europea, il quale ha dichiarato "che “ non esistono oggettivamente questioni 'giovanili', qui si tratta di un problema sociale che al massimo può essere definito generazionale, perché riguarda questa nuova generazione”. Poi, confutando la precedente dichiarazione di Talamo, ha precisato: "non è vero che i giovani non protestano: forti onde di proteste si sono viste dall'inizio della crisi. Alla fine, però, ha concluso Pietrosanti, “ ci si accorge anche che protestare, spesso, si rivela totalmente inutile”. A fine convegno, il confronto con il pubblico.
Domenico Esposito Mito
Non è però la gioventù a essere assurda, ha osservato Talamo, giornalista e ricercatore della Formez, è assurdo, invece, che in un Paese che ha condannato se stesso al declino, la vera crisi del nostro tempo non è il crack periodico delle borse, ma la distruzione professionale delle giovani generazioni. Per un giovane del Sud, il discorso è ancora più paradossale perché non solo è inchiodato al nulla, ma è anche descritto sui giornali come un fannullone privilegiato che vive alle spalle degli altri, come se questo giovane non volesse lavorare ma volesse, per decisione, vivere sulle spalle degli altri. “Essere giovani " ha osservato Talamo "dovrebbe significare avere la spensieratezza anziché doversi preoccupare ogni giorno di non essere indipendente, di non essere autonomo e di non potersi costruire il futuro. La crisi addirittura ha ridotto la disoccupazione al sud poiché è aumentato il lavoro nero e inoltre la rinuncia al lavoro”. Poi difendendo i giovani ha affermato che essi devono concorrere “a cambiare lo spirito di questo tempo , ricominciando a credere in se stessi." È stata poi la volta del sindacalista della Cgil Mimmo Giugliano che ha portato dei dati oggettivi dai quali è risultato che il tasso di disoccupazione aumenta sempre di più affermando che “la politica nazionale è impegnata su altri fronti e continua ad essere indifferente al problema: ci vuole una seria e concreta politica per l'occupazione quale primaria esigenza ed emergenza dell’Italia. La crisi” – ha proseguito il sindacalista –“ ha prodotto effetti catastrofici con la perdita di migliaia di posti di lavoro e i primi a pagare l'immobilismo dei nostri paesi sono stati i giovani precari senza alcuna fonte di tutela”.
A concludere i lavori è stato il giovanissimo Stefano Pietrosanti, membro della Gioventù Federalista Europea, il quale ha dichiarato "che “ non esistono oggettivamente questioni 'giovanili', qui si tratta di un problema sociale che al massimo può essere definito generazionale, perché riguarda questa nuova generazione”. Poi, confutando la precedente dichiarazione di Talamo, ha precisato: "non è vero che i giovani non protestano: forti onde di proteste si sono viste dall'inizio della crisi. Alla fine, però, ha concluso Pietrosanti, “ ci si accorge anche che protestare, spesso, si rivela totalmente inutile”. A fine convegno, il confronto con il pubblico.
Domenico Esposito Mito
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martedì 19 aprile 2011
Frasi e aforismi di Domenico Esposito Mito
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L'unico e vero maestro di vita è la vita stessa.
(Domenico Esposito Mito)
La differenza tra il maschilismo e il femminismo è che il maschilismo non ha indossato la maschera della parità dei sessi.
(Domenico Esposito Mito)
Io credo che le persone bisogna conoscerle più da vicino
prima di descriverle in un certo modo. Bisogna conoscerle in
ogni ambiente, in ogni situazione, perché ognuno di noi cambia
atteggiamento in base al luogo, alla situazione o la gente in
mezzo a cui si trova o anche in base all'età e soprattutto in
base all'umore, così come i camaleonti cambiano colore in
base all'oggetto su cui si trovano. Non possiamo dire che una
persona è chiusa di carattere solo perché con noi non si apre, e
di conseguenza, proprio per il fatto che non si apre con noi,
mai potremo dire di conoscerla bene.
D'altronde, nessuno di noi conosce fino in fondo il suo
prossimo, neanche i migliori amici si conoscono bene tra di
loro. Neanche un genitore conosce bene il proprio figlio, e non
sa mai cosa esattamente gli frulla per la testa. Perché in fondo
nessuno di noi conosce bene neanche se stesso. Quindi se non
conosciamo bene noi stessi come pretendiamo di conoscere
bene gli altri?
(Domenico Esposito Mito)
Si dice che il pazzo sia il prodotto della società, che noi cosiddetti "sani", noi che emarginando le persone, deridendole e abbandonandole provochiamo in loro degli squilibri mentali, noi, con la nostra cattiveria, con il nostro menefreghismo, con il nostro egoismo.
(Domenico Esposito Mito)
Eh! Vedi mio caro, la differenza tra me e te è questa: tu studi, io rifletto, io ragiono. Io sono un amante della cultura. Sebbene io non sia mai stato un bravo studente, ho sempre amato la cultura, tu invece sei un bravo studente, ma non sei amante della cultura quanto me.
(Domenico Esposito Mito)
L'antifemminismo non è maschilismo, non è nemmeno l'odio nei confronti delle donne, bensì nei confronti di un'ideologia subdola: lo scopo dell'antifemminismo è di difendere il genere maschile da chi crede che offendendolo si difenda il genere femminile.
(Domenico Esposito Mito)
Se non hai problemi, non hai bisogno di nulla, e quando non hai bisogno di nulla... perdi tutto... e... forse anche tutti.
(Domenico Esposito Mito)
Finché gli storici e i giornalisti saranno attaccati a un'ideologia o a un partito e, in alcuni casi, anche a una religione, che siano dalla parte dei vinti o dei vincitori, non potremo mai credere che essi affermino il vero.
(Domenico Esposito Mito)
Io, nel momento in cui ho perso, ho capito che in realtà avevo vinto
(Domenico Esposito Mito)
Secondo Berlusconi, tutto il male deriva dai comunisti; secondo i "comunisti", tutto il male deriva da Berlusconi: ecco, questa è l'odierna politica italiana.
(Domenico Esposito Mito)
A volte temo di sembrare alla gente uno dei tanti
pazzi del paese, altre volte temo di esserlo, altre volte ancora
invece, temo di diventarlo.
(Domenico Esposito Mito)
George Orwell pensava che nel 1984 il Grande Fratello avrebbe guardato il popolo: chissà cosa penserebbe, se sapesse che oggi è il popolo che guarda il Grande Fratello.
(Domenico Esposito Mito)
Non sarei un po' presuntuoso, se dicessi di non aver mai peccato, almeno un volta nella mia vita, di presunzione?
(Domenico Esposito Mito)
La timidezza sarà anche una forma di paura, ma è pure una forma di orgoglio. Essa è soprattutto l'accortezza di non dire idiozie e di non rendersi ridicoli, a differenza di chi, pur di non tacere, preferisce dire sciocchezze
(Domenico Esposito Mito)
L'unico e vero maestro di vita è la vita stessa.
(Domenico Esposito Mito)
La differenza tra il maschilismo e il femminismo è che il maschilismo non ha indossato la maschera della parità dei sessi.
(Domenico Esposito Mito)
Io credo che le persone bisogna conoscerle più da vicino
prima di descriverle in un certo modo. Bisogna conoscerle in
ogni ambiente, in ogni situazione, perché ognuno di noi cambia
atteggiamento in base al luogo, alla situazione o la gente in
mezzo a cui si trova o anche in base all'età e soprattutto in
base all'umore, così come i camaleonti cambiano colore in
base all'oggetto su cui si trovano. Non possiamo dire che una
persona è chiusa di carattere solo perché con noi non si apre, e
di conseguenza, proprio per il fatto che non si apre con noi,
mai potremo dire di conoscerla bene.
D'altronde, nessuno di noi conosce fino in fondo il suo
prossimo, neanche i migliori amici si conoscono bene tra di
loro. Neanche un genitore conosce bene il proprio figlio, e non
sa mai cosa esattamente gli frulla per la testa. Perché in fondo
nessuno di noi conosce bene neanche se stesso. Quindi se non
conosciamo bene noi stessi come pretendiamo di conoscere
bene gli altri?
(Domenico Esposito Mito)
Si dice che il pazzo sia il prodotto della società, che noi cosiddetti "sani", noi che emarginando le persone, deridendole e abbandonandole provochiamo in loro degli squilibri mentali, noi, con la nostra cattiveria, con il nostro menefreghismo, con il nostro egoismo.
(Domenico Esposito Mito)
Eh! Vedi mio caro, la differenza tra me e te è questa: tu studi, io rifletto, io ragiono. Io sono un amante della cultura. Sebbene io non sia mai stato un bravo studente, ho sempre amato la cultura, tu invece sei un bravo studente, ma non sei amante della cultura quanto me.
(Domenico Esposito Mito)
L'antifemminismo non è maschilismo, non è nemmeno l'odio nei confronti delle donne, bensì nei confronti di un'ideologia subdola: lo scopo dell'antifemminismo è di difendere il genere maschile da chi crede che offendendolo si difenda il genere femminile.
(Domenico Esposito Mito)
Se non hai problemi, non hai bisogno di nulla, e quando non hai bisogno di nulla... perdi tutto... e... forse anche tutti.
(Domenico Esposito Mito)
Finché gli storici e i giornalisti saranno attaccati a un'ideologia o a un partito e, in alcuni casi, anche a una religione, che siano dalla parte dei vinti o dei vincitori, non potremo mai credere che essi affermino il vero.
(Domenico Esposito Mito)
Io, nel momento in cui ho perso, ho capito che in realtà avevo vinto
(Domenico Esposito Mito)
Secondo Berlusconi, tutto il male deriva dai comunisti; secondo i "comunisti", tutto il male deriva da Berlusconi: ecco, questa è l'odierna politica italiana.
(Domenico Esposito Mito)
A volte temo di sembrare alla gente uno dei tanti
pazzi del paese, altre volte temo di esserlo, altre volte ancora
invece, temo di diventarlo.
(Domenico Esposito Mito)
George Orwell pensava che nel 1984 il Grande Fratello avrebbe guardato il popolo: chissà cosa penserebbe, se sapesse che oggi è il popolo che guarda il Grande Fratello.
(Domenico Esposito Mito)
Non sarei un po' presuntuoso, se dicessi di non aver mai peccato, almeno un volta nella mia vita, di presunzione?
(Domenico Esposito Mito)
La timidezza sarà anche una forma di paura, ma è pure una forma di orgoglio. Essa è soprattutto l'accortezza di non dire idiozie e di non rendersi ridicoli, a differenza di chi, pur di non tacere, preferisce dire sciocchezze
(Domenico Esposito Mito)
"La delusione è il castigo degli illusi, la giusta punizione per chi sogna troppo".
Domenico J. Esposito
Mad World - Il Mondo Malato
"Per quanto la neve sia fredda, è l'unica cosa che ti riscalda il cuore quando hai il gelo dentro".
Mad World - Il Mondo Malato
Domenico J. Esposito
"L'anticonformismo intenzionale è solo l'altra faccia del conformismo, che è la paura di essere diversi, mentre la diversità altro non è che la libertà e il coraggio di essere se stessi in una società che non rispecchia i tuoi valori e le tue idee".
dal libro "Mad world. Il mondo malato".
Noi artisti siamo malati che hanno una cura a portata di mano: l’arte!"
Dal romanzo "Il Mondo Malato"
Eretica Edizioni
Eretica Edizioni
“I moralisti si dividono in due categorie: quelli che puntano il dito contro chi sbaglia e quelli che assolvono e addirittura elogiano chi persevera. Non c’è una via di mezzo”.
(Il Mondo Malato)
"Succede che a volte di notte non puoi dormire perché l’ispirazione ti chiama. Se non vuoi impazzire, devi alzarti dal letto, prendere il quaderno e metterti a scrivere. Poco importa se arriverai all'alba. Devi farlo".
Dal romanzo "Il Mondo Malato"
Eretica Edizioni
"A volte le cose alle quali ci aggrappiamo per sopravvivere sono quelle che più ci uccidono".
Dal romanzo "Il Mondo Malato".
Domenico J. Esposito.
Eretica Edizioni
"L'ispirazione è la malattia dell'artista, l'arte è la sua cura".
Domenico J. Esposito
Dal Romanzo "Il Mondo Malato"
Eretica Edizioni
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giovedì 7 aprile 2011
Intervista a Dacre Stoker (Undead, Gli Immortali)
Dacre Calder Stoker (Montreal, 23 agosto 1958) è uno scrittore e sportivo canadese.Di origine canadese, ma residente da alcuni anni negli Stati Uniti, è il pronipote del celebre scrittore Bram Stoker. Campione mondiale di pentathlon e allenatore del team canadese al pentathlon alle Olimpiadi di Seul del 1988, vive nel South Carolina con la moglie e i due figli. Ha esordito come scrittore nel 2009 con il romanzo Undead - Gli immortali, primo sequel ufficiale di Dracula. Nella stesura del romanzo ha collaborato con lo scrittore e studioso Ian Holt.
Cliccate qui per leggere la mia recensione del libro
Salve, Signor Stoker. La prima domanda che volevo porle è questa: come mai lei e Ian Holt avete cambiato la trama del "Dracula" originale nel sequel che avete scritto? Per esempio, nel romanzo del suo antenato non esisteva alcuna storia d'amore di Mina con Dracula, anzi, al contrario, Jonathan Harker e Mina erano descritti come una coppia fedele e fiduciosa.
Sentivamo il bisogno di effettuare qualche cambiamento ai personaggi così da poter modernizzare la storia. Dracula fu scritto in stile epistolare, che non dava al lettore più di una semplice idea delle relazioni tra i personaggi centrali. Abbiamo pensato che dopo venticinque anni la "banda di eroi" abbia subito una serie di eventi traumatici durante la caccia al conte Dracula in Transilvania, e che ne abbiano subito gli effetto e quindi siano cambiati.
È come essere tornati da una guerra quando un tuo amico è stato ucciso, tu stesso potresti cambiare. Abbiamo anche pensato che che sarebbe stato interessante per i lettori se avessimo sviluppato la storia della relazione tra Mina e il Conte Dracula. Sappiamo che i due ebbero un "incontro" nel Dracula di Bram, ma niente fu detto riguardo gli effetti che esso ebbe su Mina.
Dichiaraste che il vostro intento era, con questo romanzo, di restituire alla figura di Dracula il suo spirito autentico e originale: poiché la trama differisce molto dal romanzo originale di Bram Stoker, che cosa intendevate dire allora?
La trama non cambia veramente, continua venticinque anni dopo. Offriamo dei cambiamenti all'interno dei personaggi originali di Bram per mantenere l'interesse nel lettore e gli offriamo nuove cose per poter sfidare le loro menti. Le locazioni a Parigi e in Inghiterra sono simili a quelle della storia originale, danno al lettore la possibilità di sentirle familiari e sentirsi sfidato da ciò che non si aspetta allo stesso tempo. Allo stesso tempo, diamo al Conte Dracula la possibilità di avere molto di più di una voce rispetto a come avveniva nel romanzo di Bram
Il finale del vostro romanzo è molto, per così dire, “aperto”: pensate quindi di scrivere un sequel? O comunque, in futuro, scriverete qualche altro libro?
Ian e Io abbiamo un abbozzo per un sequel di "Dracula the Un-dead". Se c'è abbastanza interesse da parte del lettore troveremo un editore, allora potremmo decidere di lavorare di nuovo insieme. Attualmente sto lavorando ad un libro di non fiction, con la dottoressa Elizabeth Miller. Si tratta di uno sguardo molto speciale a Bram quando era più giovane, prima di scrivere la maggior parte dei suoi libri. Abbiamo trovato un articolo di Bram in un attico di uno dei suoi figli , ci permette di penetrare nei suoi pensieri interiori che riteniamo che i lettori ameranno esplorare.
Qual è il suo film preferito su Dracula e quale attore lo ha interpretato meglio, secondo Lei?
Mi piaciacciono molto due film di Dracula : la versione originale di Todd Browning del 1931 e la versione di Coppola del 1992.
Penso che ci siano stati molti attori che hanno fatto un ottimo lavoro nell'interpretazione di Dracula, tutti sono un pò diversi, il Signor Christopher Lee, Bela Lugosi, Frank Langella e Gary Oldman sono al top della mia lista.
Cosa ne pensa della figura moderna del vampiro che è molto differente da quella originale di Dracula?
I vampiri sono stati in continua evoluzione sin da quando sono stati introdotti nei primi anni del 1800 nella letteratura. Le prime versioni hanno cambiato il vampiro in un ardito aristocratico dell'Europa Orientale. I Film invece hanno dovuto offrire sempre qualcosa di nuovo e diverso ad ogni nuova produzione altrimenti i fans si sarebbero stancati della "solita vecchia roba". Poiché si tratta di personaggi inventati, mi stanno abbastanza bene tutte le diverse versioni.
Chi è il suo autore preferito odierno di romanzi sui vampiri?
Mi piacciono Stephen King e Anne Rice, ho proprio sentito che hanno aggiunto del dramma molto realistico e horror al genere vampiresco.
La ringrazio, signor Stoker, in bocca al lupo per tutto. Un saluto.
Domenico Esposito, scrittore e giornalista
Grazie a Carlo Esposito per la traduzione
Clicca qui per leggere la versione originale
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Salve, Signor Stoker. La prima domanda che volevo porle è questa: come mai lei e Ian Holt avete cambiato la trama del "Dracula" originale nel sequel che avete scritto? Per esempio, nel romanzo del suo antenato non esisteva alcuna storia d'amore di Mina con Dracula, anzi, al contrario, Jonathan Harker e Mina erano descritti come una coppia fedele e fiduciosa.
Sentivamo il bisogno di effettuare qualche cambiamento ai personaggi così da poter modernizzare la storia. Dracula fu scritto in stile epistolare, che non dava al lettore più di una semplice idea delle relazioni tra i personaggi centrali. Abbiamo pensato che dopo venticinque anni la "banda di eroi" abbia subito una serie di eventi traumatici durante la caccia al conte Dracula in Transilvania, e che ne abbiano subito gli effetto e quindi siano cambiati.
È come essere tornati da una guerra quando un tuo amico è stato ucciso, tu stesso potresti cambiare. Abbiamo anche pensato che che sarebbe stato interessante per i lettori se avessimo sviluppato la storia della relazione tra Mina e il Conte Dracula. Sappiamo che i due ebbero un "incontro" nel Dracula di Bram, ma niente fu detto riguardo gli effetti che esso ebbe su Mina.
Dichiaraste che il vostro intento era, con questo romanzo, di restituire alla figura di Dracula il suo spirito autentico e originale: poiché la trama differisce molto dal romanzo originale di Bram Stoker, che cosa intendevate dire allora?
La trama non cambia veramente, continua venticinque anni dopo. Offriamo dei cambiamenti all'interno dei personaggi originali di Bram per mantenere l'interesse nel lettore e gli offriamo nuove cose per poter sfidare le loro menti. Le locazioni a Parigi e in Inghiterra sono simili a quelle della storia originale, danno al lettore la possibilità di sentirle familiari e sentirsi sfidato da ciò che non si aspetta allo stesso tempo. Allo stesso tempo, diamo al Conte Dracula la possibilità di avere molto di più di una voce rispetto a come avveniva nel romanzo di Bram
Il finale del vostro romanzo è molto, per così dire, “aperto”: pensate quindi di scrivere un sequel? O comunque, in futuro, scriverete qualche altro libro?
Ian e Io abbiamo un abbozzo per un sequel di "Dracula the Un-dead". Se c'è abbastanza interesse da parte del lettore troveremo un editore, allora potremmo decidere di lavorare di nuovo insieme. Attualmente sto lavorando ad un libro di non fiction, con la dottoressa Elizabeth Miller. Si tratta di uno sguardo molto speciale a Bram quando era più giovane, prima di scrivere la maggior parte dei suoi libri. Abbiamo trovato un articolo di Bram in un attico di uno dei suoi figli , ci permette di penetrare nei suoi pensieri interiori che riteniamo che i lettori ameranno esplorare.
Qual è il suo film preferito su Dracula e quale attore lo ha interpretato meglio, secondo Lei?
Mi piaciacciono molto due film di Dracula : la versione originale di Todd Browning del 1931 e la versione di Coppola del 1992.
Penso che ci siano stati molti attori che hanno fatto un ottimo lavoro nell'interpretazione di Dracula, tutti sono un pò diversi, il Signor Christopher Lee, Bela Lugosi, Frank Langella e Gary Oldman sono al top della mia lista.
Cosa ne pensa della figura moderna del vampiro che è molto differente da quella originale di Dracula?
I vampiri sono stati in continua evoluzione sin da quando sono stati introdotti nei primi anni del 1800 nella letteratura. Le prime versioni hanno cambiato il vampiro in un ardito aristocratico dell'Europa Orientale. I Film invece hanno dovuto offrire sempre qualcosa di nuovo e diverso ad ogni nuova produzione altrimenti i fans si sarebbero stancati della "solita vecchia roba". Poiché si tratta di personaggi inventati, mi stanno abbastanza bene tutte le diverse versioni.
Chi è il suo autore preferito odierno di romanzi sui vampiri?
Mi piacciono Stephen King e Anne Rice, ho proprio sentito che hanno aggiunto del dramma molto realistico e horror al genere vampiresco.
La ringrazio, signor Stoker, in bocca al lupo per tutto. Un saluto.
Domenico Esposito, scrittore e giornalista
Grazie a Carlo Esposito per la traduzione
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